Alexis, un quadro
dell’Ottocento

Ballerine a cavallo nel cirque à l’ancienne di Alexis Gruss

Ellipse, l’ultimo spettacolo del famoso circo all’antica, brilla nei fantastici numeri a cavallo di Alexis, dei suoi figli e dei suoi nipoti. Ma delude le attese nel resto dello spettacolo, e soprattutto nel tema dominante del cinema a cui si voleva ispirare.

PARIGI (r.b.) — Alexis Gruss, nel mondo del circo, è sinonimo di cavalleria. Proprio nel senso dei cavalli. La cavalleria di Alexis, e del suo omonimo cirque à l’ancienne, premiata con il Clown d’oro al Festival di Montecarlo, che è il massimo riconoscimento del settore, è tra le migliori del mondo. Ed è l’unico motivo per cui da molti anni vale la pena di incamminarsi nel fango, fino al Bois de Boulogne, per andare ad assistere agli spettacoli del Cirque National à l’ancienne Alexis Gruss, che quest’anno festeggia i suoi quaranta anni di attività, insieme ai settanta del suo fondatore e ai cento e sessanta della famiglia Gruss.

Il suo è un circo povero, come quelli di una volta. Semplice, essenziale, senza lustrini né effetti speciali. Fatto in casa, con tutta la famiglia, moglie, figli e nipoti, pochissimi artisti esterni. Poco fumo (anzi niente), e molto arrosto. E qui l’arrosto sono i cavalli. Sublimi. Il vecchio Alexis, un maitre écuyer unico nel suo genere, è insuperabile, per bravura, classe ed eleganza, quando guida i suoi cavalli in libertà (e sono momenti di autentica poesia), nel dressage, nell’alta scuola, nei passaggi acrobatici con la figlia Maud nei panni della ballerinetta sul cavallo come nei quadri dell’Ottocento.

Ottime anche le performance soliste, sempre con i cavalli, della bella Maud, e l’inedita giocoleria acrobatica a cavallo di Stephan, il primogenito di Alexis, con i suoi figli Alexandre e Charles. Peccato che in questa edizione non venga rappresentato il numero della Posta di San Pietroburgo, che con i diciassette cavalli legati assieme dai nastri bianchi, aveva tanto contribuito al successo di Alexis e Maud.

Fatta eccezione per il velocissimo giocoliere Tony Flores (marito di Maud), e per l’elegante acrobata d’antan (bravo anche come moderno clown) Francesco Fratellini, figlio di Tino, che in coppia col portoghese Toni Ferreira diede vita a un fenomenale duo comico (Tino e Toni, poi divenuti Manducas dopo la scomparsa di Tino), il resto dello spettacolo è da dimenticare. E non solo perché la modestia delle proposte diverse dalla cavalleria stride vistosamente con le vette artistiche raggiunte da quest’ultima, ma perché il tema scelto per lo spettacolo di quest’anno, Ellipse, vale a dire il cinema, non risulta centrato né motivato né convincente. Rimane sullo sfondo come un pretesto vuoto, come un tema non svolto, e con un’introduzione inutilmente lunga, nonostante gli sforzi di una buona orchestra (undici elementi) diretta da Sylvan Rolland, le evoluzioni di quattro ballerini professionisti e la bella voce di France Maisonneuve.

Lo spettacolo che abbiamo visto è stato turbato anche da un inconveniente occorso all’elefantessa Syndha, che a un certo punto del suo numero non obbediva più ai comandi del suo addestratore, Firmin Gruss, un altro dei figli di Alexis. Non voleva più continuare il suo numero, ma non voleva nemmeno saperne di uscire di scena. Era nervosa, agitata, forse impaurita. Barriva e ha fatto due volte la pipì in pista. Ci sono voluti venti minuti, molta pazienza, e anche l’intervento di Alexis, per convincerla, con la persuasione, e con le buone maniere, a finire il suo numero e ad uscire. «Tutto quello che accade al circo, come vedete, è reale — ha spiegato Alexis al pubblico — qui non c’è nulla di virtuale». Quanto all’animale, ha detto: «Non sappiamo cosa le è successo. Quello che è sicuro è che ora dovremo lavorare per farle riprendere confidenza».

Voto: 6,5

Alexis, un quadro dell'Ottocento