Arlette, cose
dell’altro mondo

L’autre monde,
lo spettacolo del circo francese
di Arlette Gruss

È considerata la miglior produzione europea della stagione. L’esempio più riuscito di circo tradizionale in chiave moderna. Uno spettacolo fresco, innovativo, sofisticato e scintillante. Con molti nomi italiani. Nel paradiso dei circhi, alla Pelouse di Reuilly a Parigi, dove tre chapiteaux, uno accanto all’altro, attirano decine di migliaia di spettatori.

PARIGI — Se esiste un paradiso dei circhi (esiste, esiste…) dove gli appassionati possono sentirsi davvero felici, questo paradiso si trova a Parigi. Nell’immediata periferia, neanche troppo lontano dal centro, un quarto d’ora di metrò, in un largo spiazzo chiamato Pelouse de Reuilly, dove comincia il Bois de Vincenne, uno dei due grandi boschi della capitale francese, dove la gente va a passeggiare, a correre, a cavallo, e in giro in barca su un delizioso laghetto.

In questo spazio il miracolo si compie ogni anno fra ottobre e gennaio. Perché si innalzano, uno accanto all’altro, tre grandi tendoni (chapiteaux, si dovrebbe dire) di tre diversi circhi, che funzionano contemporaneamente, e tutti hanno la loro bella fetta di pubblico, non solo durante le feste. Sarà che, anche a causa della crisi, hanno ridotto le giornate di spettacolo (ormai soltanto il mercoledì, che in Francia è festivo per le scuole, il sabato e la domenica), fatto sta che nello spazio della Pelouse arrivano negli stessi orari la bellezza di tredicimila persone, anche con pullman di aziende e istituti scolastici, che si mettono tranquillamente in fila per entrare. Cinquemila al Fenix/, che è il più grande ed è stabile, cinquemila al Pinder, il più grande di Francia tra i complessi itineranti, tremila da Arlette Gruss, il più moderno tra i circhi tradizionali, quello che oggi presenta il miglior spettacolo in circolazione in Europa.

C’è qualcosa di magico nello spettacolo L’autre monde che Arlette manda in scena questa stagione. Qualcosa di fresco, di innovativo, di sofisticato e di scintillante, che fa del circo diretto da Gilbert Gruss, che ha preso in mano le redini dopo la scomparsa di Arlette, il miglior esempio moderno di circo tradizionale. Difatti lo spettacolo, che si ispira alle atmosfere del Cirque du Soleil senza scimmiottare il Soleil, deve molto alla verve di un presentatore giovane e brillante come Kevin Sagau, capace anche di recitare, suonare la chitarra e cantare, e al brio dell’orchestra moldava (dieci elementi, un lusso) diretta da Serghei Lurco.

Almeno quattro numeri del programma sono sopra la media, da spellarsi le mani, degni di un podio prestigioso come quello di Montecarlo: gli otto motociclisti colombiani della Troupe Globe Of Speed (otto moto insieme nel globo della morte è un record da Guinness dei primati), la ruota della morte del Duo Vanegas, anch’essi colombiani, il mano a mano ai tessuti, molto elegante, del duo bulgaro Varnas, e il sorprendente cavallo comico di Rosi Hochegger.

Completano il programma il valido duo comico ispano-americano Tom & Pepe, le spettacolari illusioni di Kevin Gruss, le acrobazie spericolate del giovanissimo tedesco Nicolai Kuntz al trapezio Washington, le eleganti performance delle acrobati tedesche Tatjana e Larissa Kastein, l’indiavolata scala libera di Roby Berousek, la frizzante giocoleria di Zdenen Supka.

Unica pecca, si sente la mancanza di un vero numero di trapezio. E, a voler essere pignoli, fatta eccezione per gli elefanti di John Vernuccio, non entusiasmano gli altri numeri con gli animali. Dignitosi, ma niente di più, i cavalli di Linda Biasini Gruss, e le tigri di Hans Ludwig Suppmeir.

Molti i nomi italiani — ed è una lieta sorpresa — in questa produzione, complessivamente di ottimo livello. Non solo Canobbio, che ha disegnato uno dei più eleganti chapiteau in circolazione, e non solo la padrona di casa Linda Biasini, moglie di Gilbert, che dirige il casting e manda i cavalli insieme alla figlia Laura Maria. Ma anche un’altra Biasini, Marisa, che si occupa delle coreografie e in scena è assistente di Berousek. E John e Flavio Vernuccio, domatore e responsabile degli animali il primo, che è nipote del grande addestratore Cesare Togni, responsabile delle installazioni il secondo. Infine, il maestro di danza Bruno Agati e il costumista Roberto Rosello, al cui talento il Festival di Montecarlo dedica quest’anno una mostra nel teatro che fu della Principessa Grace.

Voto: 7,5

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