Attenti all’orso

«Nonna, ma che orecchie grandi che hai!», disse la bambina col cappuccetto rosso a quella che credeva essere la nonna. «Per forza, sono il lupo!», rispose il lupo travestito da nonna. Riconoscere l’orso è più facile. Più difficile difendersi. Ne sanno qualcosa gli abitanti dell’altopiano di Asiago (Vicenza) che di questi tempi sono alle prese con un orso (o forse più di uno), che azzanna le loro vacche al pascolo.

Per questo motivo, gli esperti del Corpo Forestale dello Stato hanno redatto e diffuso un prezioso quanto esilarante decalogo di «consigli da seguire in caso di incontri ravvicinati col grande mammifero», nelle terre da loro battezzate, per la serie la geografia questa sconosciuta, dell’«Appennino di Asiago». E già questo basterebbe, da solo, per meritare la citazione.

Comunque, altopiano o appennino, il primo prezioso consiglio elargito dalle insuperabili guardie forestali, se t’imbatti in un orso, è quello di «trattarlo con rispetto». Non specificano cosa voglia dire esattamente. In ogni caso: a chi mai può passare per la testa di mancare di rispetto a un orso?

Quindi attenzione: non sei tu che devi aver paura. È lui. Perché «l’uomo è un incontro sgradito per l’orso», mica il contrario. E sapete perché? Perché l’uomo puzza. Mica l’orso. L’uomo «porta odori non graditi» per l’orso, come «saponi, dopobarba, deodoranti, detersivi e ammorbidenti». Per questo l’orso quando incontra l’uomo si alza sulle due zampe posteriori: mica per aggredirti. No. Per annusarti meglio. I forestali non precisano se convenga o meno lasciarsi annusare.

Di sicuro, spiegano, se si avvista un orso «è sempre meglio farsi sentire». Non chiariscono, anche qui, quale sia il modo migliore per farlo: se chiamarlo per nome (quello dell’altopiano-appennino di Asiago pare si chiami Gené), se tossire, gargarizzare, starnutire, bestemmiare, fischiettare, cantare a squarciagola, urlare o declamare poemi cavallereschi.

In un caso e nell’altro, però, «è fondamentale non avvicinarsi». Peccato. Quanti di noi tante volte abbiamo pensato come sarebbe bello, se incontriamo un orso, corrergli incontro ad abbracciarlo. Conviene invece «alzare le braccia e fare rumori — non meglio precisati — in modo da allontanare l’animale». E comunque «mai correre dietro allo stesso!». Anche qui, peccato. Pensa che bello che sarebbe correre dietro all’orso!

Qualora poi l’incontro con l’orso non si rivelasse così divertente come pensavamo, e nonostante tutte queste belle precauzioni ci trovassimo di fronte ad un «male augurato e insolito caso di attacco», niente paura. C’è un modo infallibile, al quale non avremmo mai pensato, per mettersi in salvo: «si può tentare di porre tra sé e il mammifero borse, zaini o altri oggetti per proteggersi».

E state bene accorti a non commettere errori. Come quello, ad esempio, di andare a disturbare l’orso mentre sta mangiando. Difatti, ammoniscono gli argutissimi forestali, «se si avvista un orso che si sta alimentando su una carcassa o altro materiale (arnie, alberi da frutto), è consigliabile permettere all’orso di finire il cibo». E chi mai si sognerebbe di interrompere il suo pranzo?

Infine, fate attenzione alle orse. Vale a dire alle femmine degli orsi. Perché sono più aggressive dei maschi (non solo le orse per la verità), e questo specie se hanno dei cuccioli da proteggere. Bene. Ma come si fa a distinguere un orso femmina da un orso maschio? Non si può. Sentite i forestali: «Non è possibile dire se un orso sia maschio o femmina dalla semplice osservazione». E allora? Bisogna aspettare il momento in cui si accoppiano.

Forse sarà meglio affidarsi alla fortuna. ★

Un orso degli appennini norvegesi (Ursus arctos, fonte…

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