Carlo Scarpa
architetto
d’acqua
e di vetri
Ultimi ottimi giorni per visitare Le Stanze del Vetro nell’Isola di San Giorgio. Curata da Marino Barovier, la mostra ricostruisce attraverso più di 300 opere il percorso creativo di Carlo Scarpa negli anni in cui operò come direttore artistico per la vetreria Venini (dal 1932 al 1947). È la prima iniziativa pubblica di un vasto progetto culturale pluriennale per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento, avviato dalla Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la fondazione svizzera Pentagram Stiftung.
VENEZIA — Carlo Scarpa da veneziano qual’era è sempre stato affascinato dalla mobile trasparenza dell’acqua, tanto da inserirla in tutti i suoi progetti architettonici. Venezia ha sempre dovuto fare i conti con questo elemento, che l’ha difesa e minacciata ad un tempo.
Per Scarpa l’acqua deve essere accolta all’interno degli edifici, che ne accarezzano la dinamicità e custodiscono il suo continuo scorrere ,quasi che non vi possa essere altra difesa che il saper convivere con questa inafferrabile e fluida realtà e lasciare che essa interferisca e sia parte dell’architettura.
L’acqua così ricca di simboli, che accompagnano tutta la nostra vita è fonte di sostentamento ,purificazione e rinascita, ci tiene a galla, ma ci può portare a fondo. Forse è questa sua ambiguità che Scarpa amava perché essa riflette sì l’esterno, ma deformato.
Numerose sono le opere, che egli ha realizzato a Venezia, prima fra tutte nel 1952 il Giardino delle Sculture ai Giardini della Biennale, il negozio Olivetti in Piazza San Marco, ma soprattutto la Fondazione Querini Stampalia a Santa Maria Formosa tra il 1961-63. Alla Biblioteca e Museo si accede attraverso un leggero arcuato ponte di legno di derivazione giapponese, l’acqua entra attraverso le grandi porte arcuate sul rio e diventa materia luminosa e riflettente sugli stucchi viola e gialli dei soffitti.
Scarpa gioca con i materiali, coi cromatismi creati dalla luce sull’acqua e crea dislivelli di terreno per interloquire meglio con questo elemento, dinamico, vivificante e rilucente. Piccole canalette di acqua corrente s’affacciano su vasche quadrate, e percorrono il silenzioso giardino sul retro.
La raffinatezza dei particolari, contraddistingue ogni suo lavoro dove il legno il marmo il ferro convivono insieme all’acqua che è sempre presente e scorre vivificata da leggeri movimenti con minimi sbalzi nel percorso e condutture non sempre visibili. Acqua che mai si muove violentemente come quella della laguna. E come sulle rive dei canali i gradini si immergono e si scoprono nei diversi livelli d’acqua, anche il monumento La Partigiana, sulla riva di fronte ai Giardini, giace su gradoni di pietra d’Istria lambita ed accarezzata dall’acqua della laguna. L’amore per Venezia portò quest’artista a creare ovunque architetture che partecipano armoniosamente con la luce e la mobilità dell’acqua.
La mostra a San Giorgio è così un’occasione per vedere i risultati vitrei di questo interessante rapporto. L’incontro con Giacomo Cappellin, straordinario amante del vetro, ricercatore originale costituì per Scarpa, all’inizio degli anni trenta, un proficuo apprendistato.
Scarpa indifferente ai problemi della produzione industriale, rifiutò ogni limitazione per privilegiare la novità e la qualità.
In questi primi anni di lavoro egli sviluppò le possibilità figurative del vetro sottile e trasparente e acquisì una grande conoscenza della materia vitrea grazie alla presenza in fornace di alcuni dei più grandi maestri vetrai famosi per la loro abilità e soprattutto per i colori che erano in grado di ottenere. Alla collaborazione con Cappellin risalgono alcuni cartoni per vetrate, che sono vere e proprie composizioni pittoriche e che risentono dell’influenza delle avanguardie artistiche del primo novecento con riferimento soprattutto a Matisse, Braque, Picasso e Klee.
Anche alla IV Triennale di Monza nel 1930 erano presenti vetrate eseguite su disegno di Scarpa.
La collaborazione con Paolo Venini iniziò nel 1932 dopo la chiusura della In questi anni il geniale architetto mise a punto le tipologie e le tecniche più varie: a mezza filigrana, sommersi, a bollicine, a puntini, a strisce, bicolori, a cerchi, a fasce, variegati, zigrinati, rigati, laccati, battuti, martellati, velati.
I primi anni di collaborazione con Venini videro la nascita dei vetri a mezza filigrana, i sommersi, a bollicine presentati alla Biennale di Venezia del 1934. Grande successo ebbero i sommersi vasi e coppe eseguiti con i vetri muranesi e poi sommersi in un limpido cristallo, che costruisce intorno al nucleo colorato un guscio trasparente, erano vetri massicci la cui trasparenza era mossa dallo strato di bollicine interno.
Dal 1938 Scarpa anticipò la ricerca di semplicità con una serie di oggetti sobri e raffinati. La decorazione di puntini o strisce di colore applicati in superficie o inglobati nella parete trasparente creavano vivaci contrasti.
I rigati anticiparono i vetri a tessuto del 1940, che vengono prodotti ancora oggi: La grande capacità di questo architetto fu quella di rinnovarsi continuamente e la sua inesauribile curiosità.
Il rapporto tra Venini e Scarpa cessò nel 1947 quando questi decise di dedicarsi a tempo pieno all’architettura. ★