Carpaccio padre e figlio
da Venezia fino all’Istria
In mostra a Palazzo Sarcinelli a Conegliano Veneto
L’autunno magico di un maestro della pittura insieme alla scoperta delle opere del figlio Benedetto (che ereditò la bottega paterna e continuò a lavorare in Istria, scelta come nuova patria al posto di Venezia). Un percorso articolato e complesso che parte dalla narrazione fiabesca per arrivare alla celebrazione della santità e alle storie della vita dei martiri. Il tutto in un secolo, come il Cinquecento, di grandi fermenti e tumulti.
CONEGLIANO VENETO – Gli ultimi dieci anni di attività di Vittore Carpaccio, dal 1515 al 1525, sono il tema di una grande mostra, Carpaccio da Venezia all’Istria, aperta nei bellissimi spazi di Palazzo Sarcinelli, e curata da Giandomenico Romanelli.
L’esposizione si apre con il dipinto di Vittore, che viene considerato il più grande narratore e teatralizzatore della pittura veneziana, dedicato al Leone Marciano del 1516, che proviene da Palazzo Ducale a Venezia. Questo dipinto è da sempre considerato il simbolo e l’immagine di Venezia, ed è raffigurato dal leone andante, in cammino con le zampe anteriori sulla terraferma e le posteriori nell’acqua, a significare l’allusione ai domini della Serenissima: per mare e per terra.
Dello stesso periodo anche l’opera San Giorgio e il drago, poco conosciuta al pubblico perché collocata in un ambiente riservato del monastero benedettino nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Quest’opera è stata spesso raffrontata con la medesima, realizzata invece da Vittore nel 1502-1504, eseguita dall’artista per la Scuola degli Schiavoni, sempre in laguna, e importante per la lettura del nuovo stile narrativo carpaccesco.
Il pittore infatti, creando questo dipinto, abbandona la classica narrazione fiabesca fatta di elementi di paesaggio, fiori, natura, per accedere a delle simbologie sulla celebrazione della santità, come quella di San Giorgio, e a nuovi soggetti come i martiri, che sottolineano questa via verso la salvezza.
Il San Paolo apostolo proviene invece dalla chiesa di San Domenico a Chiogga, mentre dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia arriva il grande telero Crocifissione e apoteosi dei dodicimila martiri del monte Ararat, un dipinto datato 1515. Oltre a lavorare per i committenti veneziani, Carpaccio è attivo anche in Cadore , Istria e Dalmazia. Il Cinquecento è un secolo di grandi evoluzioni pittoriche. Sulla scena appaiono nuovi artisti come Tiziano, Giorgione, il Pordenone, Sebastiano del Piombo, Lorenzo Lotto.
Oltre al confronto che si pone con la generazione più giovane, il periodo è anche denso di problematiche vicende politiche, culturali e religiose che forse spingono Carpaccio verso un nuovo percorso di svolta verista, che perfeziona in Istria. Il percorso continua con la Pala di Pirano, Il Polittico della Chiesa di Pozzale di Cadore, e l’Entrata del Podestà Contarini a Capodistria, un quadro che, nella prospettiva adottata da Carpaccio, consente una lettura davvero insolita, con lo studio della prospettiva sullo sfondo della città. Non manca il Trittico di Santa Fosca ricomposto – dopo cinquant’anni – in collaborazione con Permasteelisa Group, da Zagabria a Venezia e Bergamo in occasione della mostra, e inoltre l’inedita tela con il Padre eterno tra i cherubini.
La bellissima Madonna sul trono, proveniente dal Museo Sartorio di Trieste, assieme al corpus dei disegni, schizzi, documenti, libri, mappe e stampe, chiudono la sezione espositiva con un’interessante scoperta, quella del figlio di Carpaccio, anch’esso pittore: Benedetto, uno straordinario artista che ereditò la bottega del padre continuando a lavorare in Istria, scelta come nuova patria in luogo di Venezia.
La sezione espositiva che delinea la storia della pittura di Benedetto illustra la sua dimensione più semplice, sia di narrazione che di stile rispetto a quello del padre Vittore, pittoricamente più ricco e più denso di brillantezze coloristiche, dettato da preziose illuminazioni, come raffigurano il dipinto dell’Incoronazione della Vergine proveniente anch’esso dal Museo Sartorio di Trieste, e l’Adorazione del nome di Gesù del 1541, che arriva dal Santuario di Sant’Antonio di Gemona del Friuli. La mostra, che gode dell’alto patronato del Presidente della Repubblica, è promossa dal Comune di Conegliano Veneto e da Civita Tre Venezie, con la partecipazione della Regione Veneto e il patrocinio della Provincia di Treviso.
Vittore e Benedetto Carpaccio, da Venezia all’Istria
Palazzo Sarcinelli, Conegliano Veneto
Sino al 28 giugno