Cento giorni

A settantasei anni la tigre rugge ancora!

Stavolta è tornato sul serio. Sollievo gioia orgasmo totale tra i suoi sostenitori, i loro chirurghi plastici e gli spacciatori di botulino. Sconcerto profondo dei grillini che stavano votando a battaglia navale su internet. Paresi facciale per i tre strafighi dell’agone elettorale di centro. Fibrillazione frenetica di tutti i governi del mondo.

Anche no. Come che diceva Gheri Ol’mann nella parte del tanto tanto cattivo Zorg nel Quinto Elemento di Gliuc Sbesson: «Se vuoi una cosa fatta bene: devi fartela da solo!». Ecco! Anche il Mauri Vianello, che è a Londra a comprare i regali di Natale, è d’accordo. Lui e Andrea Silvestri, che è rimasto a Venezia, si sono spesi — come dicono — «una vagonata di spritz di roaring di telefonino» solo per ridere.

Pompaggio dei bicipiti tra i democratici: flessioni a terra per tutti. I professori se la godono tantissimo: tra poco si torna tra i banchi a tormentare le matricole, volano i gessetti e i cancellini. Anche Alfy, il Ciaz Palminteri delle baracche, ha tirato un sospiro di sollievo: non c’è pomata per il tormento del popolo delle libertà. Persino Tonino l’aratore parlamentare vede uno spiraglio di luce perché la notte è sempre più buia prima dell’alba e adesso l’alba sta per arrivare.

I camorristi esperti di pacchetti di voti appuntiscono le matite copiative; i ragionieri degli appalti contabilizzano i fondi neri; agenti segreti deviati, parrucchieri in libera uscita, aggregatori di grandi opere, gonfiatori di sondaggi sperano in un futuro migliore; tutti gli altri sognano l’abrogazione dell’imu.

Uao! Quando che dicevo (in osteria alla Bragora, al Mauri e all’Andrea) che Berlusconi avrebbe fatto come Napoleone, tutti gli astanti mi guardavano con tanto d’occhi. «Vuole invadere la Russia? Non lo sapevo!» «Ma no, ostrega: i cento giorni. È tipico degli ultimi di bassa statura». Però poi i cento giorni non li sapeva nessuno, e così offrivo un altro giro. Al bitter.

L’uomo che non si affida alla fortuna ma se la crea di brutto è pronto un’altra volta a ribaltare i pronostici dell’inizio. D’altronde è facile: campagna politica alla ics factor, slogan in scatola, patonza a nastro, qualche offerta che non potranno rifiutare, e magari un’idea irresistibile come la vittoria sul cancro o la cancellazione in perpetuo delle tasse per le partite iva.

Ce la farà? Ce l’ha già fatta altre volte. Auguri! Cento — di questi — giorni! ★

Cento giorni