Cleptocrazia alla veneziana

Alcune meste considerazioni sulle tangenti del Mose

Ebbene sì. Un arresto non è una condanna. Però non è neanche una bella cosa. Anzi, di questi tempi è proprio bruttissima. Soprattutto quando riguarda il sindaco di Venezia. Lasciamo stare gli altri trentaquattro arrestati, di cui senza voler essere irrispettosi, moltissimi parevano da decenni pencolanti e percolanti sulla soglia dei commissariati. Di alcuni si potrebbe anche dire: era ora. Ma non è questo il punto. Il punto è: la cleptocrazia italiana.

Non si può definirlo altrimenti, ormai, questo canceroso sistema di potere italico giunto alla metastasi. Dal greco: κλέπτω «kleptō» (rubare) e κράτος «kratos» (governo), ovvero governo del furto, il termine è stato spregiativamente e saltuariamente usato per definire regimi al limite della farsa e della tragedia: lo Zaire di Mobutu Sese Seko, l’Indonesia di Suharto, la Repubblica Federale di Jugoslavia di Slobodan Milošević, la Romania di Nicolae Ceauşescu; un poco tanto anche le Filippine di Ferdinand Marcos (e Imelda con le sue scarpe).

Sembra proprio che l’Italia del ventunesimo secolo, svezzata da quarant’anni di omogeneizzati ladreschi da balena bianca (con presidente della repubblica macchietta indimenticabile), disincantata da un decennio di rapinoso pentapartitismo craxiano (con tanto di finto esilio pseudo garibaldino), esaltata e addestrata dalla veemente vecchia giovinezza volpina berlusconiana (con maneggioni, cocainomani, insaputi), sia giunta al punto da poter essere considerata la prima cleptocrazia degli otto paesi più avanzati del mondo.

Alcune delle caratteristiche principali delle robuste cleptocrazie sono già in atto: populismo demagogia personalismo; bassissima crescita economica; intricatissima burocrazia; peso fiscale insostenibile; stabile instabilità politica; stratificazione sociale in caste penetrabili solo attraverso servilismo e prostituzione fisica e morale; economia basata sulle grandi opere o sullo sfruttamento di risorse primarie; trasformazione delle classi medie e piccole in una massa indifferenziata di nullafacenti sull’orlo della miseria.

Tutti tratti ben presenti nel nostro paese. Mancherebbe solo lo sfruttamento di risorse naturali (gas petrolio miniere) di cui l’Italia non è massicciamente dotata come altri paesi. Ci sono solo deboli segnali inquietanti: la notizia ricorrente l’intenzione dei nostri tecno-buro-cleptocrati di ricercare l’immenso mare di gas naturale o petrolio che secondo loro giacerebbe nel sottosuolo; il tentativo ciclico di ripristinare il nucleare, grande fonte di tangenti, corruzione e feudalesimo politico.

Inoltre, e occorre sottolinearlo: mentre nelle prime fasi della ruberia, prima democristiana e poi pentapartitica, il furto era finalizzato al potere; dai primi anni dell’era berlusconiana la rapina è principalmente a beneficio personale, dato che ricchezze e potere sono già acquisite di base dai nuovi cleptocrati. Che così non hanno nemmeno la scusa delle cause di forza maggiore.

L’arresto del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, persona peraltro mite, benestante, con una sua professione non di politico, e di centrosinistra (più centro che sinistra), lascia decisamente stupiti. Soprattutto perché legato alla grande macchina demichelisiana (anni ottanta, pentapartito) del dubbio faraonico sistema di difesa parziale dall’acqua alta. Grazie alla nostra ignoranza dei fatti possiamo ipotizzare due scenari che hanno portato a questo per noi clamoroso evento.

Primo scenario: la cleptocrazia italica è giunta a un tale livello di metastasi che ormai anche un sindaco come lui (un mite avvocato benestante amante delle barche a vela) ne è rimasto contagiato, impigliato, invischiato. Forse non lo ha fatto neanche di proposito, ma vi è stato costretto. Nel caso in cui lo avesse fatto di proposito saremmo di fronte al successo invincibile della cleptocrazia italica: che riesce a piegare e convincere al furto praticamente chiunque. Nel caso in cui vi fosse stato costretto, saremmo di fronte al successo invincibile della cleptocrazia italica: che riesce a piegare e costringere al furto praticamente chiunque.

Secondo scenario: la cleptocrazia italica è giunta a un tale livello di metastasi che ormai basta fare il nome di chiunque, anche a caso, per vendetta, per simulazione, per confondere le acque, per dare fastidio, che lo arrestano subito. È il dito dietro cui si nascondono oggi i quaranta per quaranta ladroni di Berlusconi (come prima quelli di Craxi). Ma è anche la tecnica feroce con cui, secoli fa, gli italiani fuori di Venezia (i concittadini di Dante Alighieri, per citare solo un esempio) regolavano i loro conti: accusandosi reciprocamente di baratteria, concussione e corruzione.

D’istinto, e soprattutto perché ci dispiacerebbe tantissimo se fosse vero (non tanto per il sindaco, quanto per la città) propendiamo per il secondo scenario. È risaputo a noi stessi medesimi e al nostro lettore che le nostre intuizioni si sono quasi sempre rivelate fallaci. Ma la speranza è l’ultima a morire.

Parata di Alcuni e più Spettacolari Cleptocrati del Secolo…

Cleptocrazia alla veneziana