Conciliare l’inconciliabile
la scommessa per salvare
il tesoro di Venezia
Un manifesto per la città nuova
Lancia un vigoroso appello in difesa di Venezia l’ex Sindaco Mario Rigo, che fu primo cittadino per dieci anni, dal 1975 al 1985, ed è considerato uno dei migliori Sindaci che la città lagunare abbia mai avuto. Esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, Senatore della Repubblica, rappresenta ancora oggi una delle voci più limpide e più libere di un panorama politico cittadino piuttosto degradato. Al punto che molti, a dispetto dei suoi ottantotto anni (portati peraltro magnificamente) lo rivorrebbero in pista.
Patrimonio storico, vita dell’uomo, ambiente sono i tre elementi costitutivi e inscindibili di Venezia. E la domanda torna e ritorna inevitabilmente a porsi: come rappresentare questo unicum e far capire all’umanità che la perdita di un tale tesoro sarebbe irreparabile? Come conservare un luogo così straordinario per la vita di oggi e di domani?
Come trasmettere alle generazioni che verranno un millennio e mezzo di accumulazione di valori storici e culturali? Come garantire la vitalità di questo bene nelle condizioni economiche, sociali e culturali completamente mutate rispetto al passato? Come affrontare la grande questione del rapporto tra conservazione e innovazione che in tutta la storia di Venezia sta alla base della battaglia di idee e dello scontro di interessi?
La risposta è una: conciliare l’inconciliabile. Riflettiamo.
Venezia non è una città. Neppure una città d’arte. È un artifizio. Per dirla con Diego Valeri: ”Quei nostri santi padri, che mille e più anni fa, posero mano alla costruzione di questa macchina straordinaria dovevano pur avere, insieme con una enorme provvista di testarda volontà, un grano di generosa pazzia”.
È una piattaforma: un impasto di pantano, sabbia, sale, conchiglie, legno, pietre sostenuta da palafitte. È semplicemente una invenzione. “Lei mi domanda un consiglio” scrive Le Corbusier al Sindaco del tempo. “Eccolo: l’Autorità deve dichiarare Venezia “città sacra”. Sacra, vale a dire “altra”, non confrontabile; “altra” anche a Firenze e a tutte le città d’arte. Ma l’artista che l’ha inventata, che l’ha realizzata, il castoro di Goethe, non c’è più mentre la sua opera, tormentata, è tra noi.
Si può immaginare una Venezia adagiata sulle barene ed una adagiata sulla volta celeste? “C’è il Paradiso in cielo e Venezia in terra” è il saluto di commiato di Hua Guofeng. Altri tempi. Molti li hanno dimenticati. Invece bisogna battere e ribattere: Venezia è sacra, è iperuranica, una sujuz che illumina non un sito ma l’umanità.
Se Venezia è un miracolo, Porto Marghera è un bene; può, deve crescere ma salvaguardando Venezia e la laguna. Se la via della seta è storia e vita di Venezia, macro passeggeri e macro container devono rispettare l’ambiente. Ma per restituire a Venezia i due terzi dei suoi abitanti non basta la portualità, meno che mai il turismo.
È impossibile? Proviamo a pensare chi opera nell’impossibile: Cupertino e dintorni.
Si spendono migliaia, ripeto migliaia di miliardi là dove si sta costruendo l’uomo dell’intelligenza artificiale. Artificiale lui stesso che sarà tra noi tra cento anni non cinquecento. Quest’uomo non si domanderà com’è fatto quel suo nipote uscito dall’umanesimo, nutrito della coltura greco-romana-cristiana?
Quel nipote che ha forgiato la civiltà occidentale che lui si appresta a distruggere? Non si domanderà se esiste un posto dove lo può vedere? Non un museo ma là dove quel suo nipote continua a vivere di vita umana. E non sarebbe un investimento utile per l’umanità salvare quell’icona dove quel suo nipote vive?
Perché non mettere i protagonisti dell’innovazione radicale nelle condizioni di affrontare il dramma di Venezia? Loro, del lavoro a domicilio, non sarebbero in grado di sostituire merletti e tomboli, perle e conterie con il computer? In Venezia non in Terraferma. In prodotti e manufatti non in turismo.
Pensare, inventare, creare. Conciliare l’inconciliabile si può.
Non si sfugge: è di fronte a tutti, non solo ai veneziani, il compito di affrontare il destino della più compatta e stupefacente piattaforma realizzata dall’uomo esistente al mondo; di sottrarre questo valore incalcolabile allo stato di degrado che lo sta travolgendo.
° Sindaco di Venezia dal 1975 al 1985