Cos’hanno bevuto
Per motivi che sarebbe troppo lungo stare a dire qua, avevo molta simpatia per l’avvocato Gianni Agnelli. Per gli stessi, ma opposti, motivi, non ho alcuna simpatia per i giovani Agnelli.
Detto questo, leggevo e leggo con simpatia il giornale degli Agnelli, il quotidiano La Stampa (di Torino), che ora è guidato da un direttore simpatico e perbene come Mario Calabresi, e che ha ancora qualche firma degna di nota, di quelle (ormai poche) che fanno la differenza, come quella dell’inviato vecchio stampo Giovannino Cerruti.
È per questo, considerando La Stampa sostanzialmente un buon giornale, che è con un certo stupore che ho notato che il quotidiano torinese, forse in mancanza di meglio, forse in assenza di altri argomenti, forse in ossequio alla crisi rampante dell’editoria cartacea, o forse perché ha pensato che si tratta di un’idea geniale che farà impennare le vendite, dedica un’intera pagina alla fine del mondo.
Ma non solo una volta, che sarebbe normale. No, tutte le settimane. E continuerà a farlo fino a gennaio, dal momento che alcune profezie hanno fissato il lugubre appuntamento al 21 dicembre di quest’anno, giorno in cui (detto tra parentesi) l’art director di questa rivista celebrerà il suo cinquantesimo compleanno, alla faccia dei Maya, con una festa ad alto tasso alcolico.
Il vicedirettore addetto al cazzeggio del giornale torinese, Massimo Gramellini (sempre detto tra parentesi, ottimi i suoi «buongiorno» in prima), cui è stato — giustamente — affidato il compito di curare la bizzarra paginetta intitolata (sarcasticamente?) «Fino alla fine del mondo (e un po’ oltre)», spiega, senza arrossire troppo, che l’intento è quello di fare finta di prendere sul serio queste maligne profezie «per prepararci a un viaggio interiore» (!). Per questo motivo, invita i lettori a raccontagli «il giorno della vita che intendete portarvi appresso».
In attesa che i lettori, esauriti i debiti scongiuri, rispondano entusiasti e numerosi, il vicedirettore al cazzeggio ci mette del suo, infilando nella sua valigetta in partenza per il mondo che inizia, una buona parola. Questa settimana, la parola scelta è: libertà. Tanto per non andare troppo sul difficile. Ma che cos’è la libertà?, si chiede curioso. E si risponde: «Per me è mettersi a correre verso il proprio bisogno primario, che per l’elefantino affamato è il latte della mamma».
La paginetta sulla fine del mondo che arriva è completata da altri nobili pensierini. Un certo Luca spiega che non c’è giorno più bello del sabato in una bottega di salumiere, mentre un certo Federico spiega che non c’è giorno più bello che prepararsi a partire per l’ultimo viaggio.
Alcuni esseri umani, racconta, lo stanno già facendo, seguendo un progetto lanciato da un ristoratore di Massa, Luigi Costa, in missione per conto dei Maya: selezionare diecimila persone da far salire su un’astronave per una evacuazione last minute prima dell’apocalisse. Tutto ha avuto inizio, spiega Luigi, nel 1970, «quando ho raccolto un meteorite ancora caldo in un terreno non lontano da casa. La pietra piovuta dal cielo ha cambiato la mia vita».
Il Piemonte è terra di ottimi vini. Ma loro, cosa avranno bevuto? ★