Dal Risorgimento
alla Grande Guerra
così siamo cambiati

Al museo d’arte di Ravenna

Un’ampia mostra documenta la rappresentazione del paesaggio italiano dalle premesse dell’unità del Paese fino alla partecipazione al primo conflitto mondiale di cui quest’anno si celebra il centenario. Straordinari documenti pittorici dei maggiori artisti italiani e insieme spaccati di vita quotidiana come specchio di diverse condizioni sociali in un tempo di grandi trasformazioni politiche, economiche e culturali.

RAVENNA – Il museo d’arte della città di Ravenna si presenta all’ormai tradizionale appuntamento espositivo di primavera, con una mostra, aperta fino al 14 giugno, finalizzata a documentare il nostro Paese e le sue bellezze, in quel tratto di tempo, davvero cruciale, che va dall’epopea risorgimentale alla grande guerra .

Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi, questo il titolo dell’esposizione che intende restituire, attraverso diverse sezioni tematiche, la rappresentazione del paesaggio italiano inteso in tutti i suoi aspetti, offrendo anche un palinsesto della società e della cultura dalle premesse dell’unità alla partecipazione al primo conflitto mondiale, di cui cade il centenario quest’anno.

Il tessuto straordinario della realtà geografica e storica italiana, fatto di intrecci e sedimentazioni di testimonianze culturali, rimane sostanzialmente inalterato fino all’avvio della modernizzazione del Paese con il passaggio da un’economia rurale all’industrializzazione e ai suoi nuovi processi produttivi.

La mostra offre dunque una sequenza di documenti pittorici delle straordinarie bellezze paesaggistiche italiane, e insieme spaccati di vita quotidiana come specchio di diverse condizioni sociali, in un tempo di grandi trasformazioni – politiche, economiche, culturali – rappresentate dai maggiori artisti italiani, ma anche nella prospettiva eccentrica degli artisti stranieri calati nel nostro Paese per ammirarne e dipingerne le bellezze.

Una storia, anche, di interpretazioni diverse, in taluni casi a carattere ancora marcatamente regionalistico, in altri, di trasformazioni linguistiche di respiro europeo per un arco di tempo che va dalla pittura dei macchiaioli all’insorgere dell’avanguardia futurista.

La mostra, curata da Claudio Spadoni, apre con un’ampia sezione introduttiva con la presenza di alcuni dei più noti dipinti di Induno, Fattori, Lega, Guaccimanni, dedicati all’epopea risorgimentale. Si succedono poi diversi altri capitoli di questo viaggio nel tempo lungo la nostra penisola, ma anche in sequenza di modelli espressivi, con dipinti dei maggiori artisti del tempo, come Caffi, Fontanesi, Induno, Lega, Bianchi, Palizzi, Previati, Segantini, Costa,: vette alpine, vedute lacustri, i più ammirati paesaggi marini, e scorci tra i più pittoreschi delle città mete celebrate del Grand Tour, come Venezia, Firenze, Roma, Napoli, nelle diverse declinazioni degli interpreti di punta del secondo Ottocento italiano, nonché di diversi artisti stranieri.

Il bel Paese è poi raccontato, oltre che per l’intrinseco fascino degli scorci naturali, nella straordinaria, inconfondibile compenetrazione di natura e sedimento culturale, memorie storiche, anche attraverso immagini suggestive di tradizioni e costumi, grazie ad opere di figure come Signorini, Lega, Michetti, Morbelli, con rappresentazioni della vita quotidiana di una società ancora rurale ma che lentamente si avvia ad una modernizzazione, con artisti quali Fattori, Cammarano, Cannicci, Boccioni.

A dar lustro ai molteplici aspetti del nostro Paese non manca la caratterizzazione di personaggi di diversa condizione sociale offerta da Lega, Cremona, Boldini, De Nittis. Quasi un album di famiglia di oltre un secolo fa, a memoria di come eravamo. In questo anche la ricca sezione dedicata alla fotografia, praticamente dagli esordi alla sua progressiva affermazione, ha una parte molto importante, con alcuni dei suoi storici pionieri.

La parte conclusiva con opere realizzate tra il primo e il secondo decennio del Novecento che documentano le premesse divisioniste chiaramente innestate in un clima europeo, e l’avvento del Futurismo, l’avanguardia guidata da Filippo Tommaso Marinetti, con artisti quali Balla, Carrà, Boccioni, Russolo decisi a spazzare via ogni residuo della cultura e della sensibilità ottocentesche, prima che la grande guerra, vero spartiacque tra i due secoli, segni profondamente anche la continuità e le avveniristiche utopie del movimento.

Il Bel Paese
Dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi
Museo d’Arte della città di Ravenna
Fino al 14 giugno

Il Bel Paese L'Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra,…

Dal Risorgimento alla Grande Guerra così siamo cambiati