Dimenticare Dublino

Ha solo venticinque anni. Ma è già vecchia, tremendamente vecchia. Cambiamola subito. Perché fa solo danni. È la convenzione di Dublino, o almeno è chiamata così. È quella che determina lo Stato europeo competente a esaminare le domande di asilo dei migranti, partendo dal principio che tale compito spetta a chi permette l’ingresso dei profughi nel territorio dell’Unione Europea. Quello dell’Italia è il caso più eclatante.

L’Italia è ormai il più importante punto di ingresso di migranti in Europa: nel 2014 sono arrivati via mare 170.000 migranti, e gli arrivi nel 2015 si sono intensificati. La situazione in Libia fa presagire un flusso sempre maggiore: nessun altro Stato membro ha mai affrontato un tale numero di persone che attraversano in modo irregolare le frontiere esterne dell’Unione.

Molte di queste persone sono rifugiati: lo scorso anno l’Italia ha ricevuto ben 64.000 domande di asilo, e il sessanta per cento di persone ha ricevuto una forma di protezione. La posizione geografica e geopolitica dell’Italia pone il nostro Paese di fronte a sfide sempre più ardue, ed è perciò necessario che l’Unione Europea dimostri solidarietà nel portare soccorso in mare e nel dare accoglienza ai rifugiati.

Basti pensare che nel 2013 il settanta per cento dei richiedenti asilo si è concentrata in appena cinque Stati: Germania, Svezia, Italia, Francia e Regno Unito. E questo nonostante che l’articolo ottanta del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea stabilisca il principio di solidarietà tra gli Stati membri dell’Unione in materia di controllo delle frontiere, asilo e immigrazione: un principio che deve governare le azioni dell’Unione Europea e dei singoli Stati.

Il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), che è un’organizzazione umanitaria indipendente, nata nel 1990 sotto il patrocinio dell’alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, in tutte le sue azioni parte dai diritti e dagli interessi dei rifugiati e dei richiedenti asilo. «Abbiamo ampiamente dimostrato il carattere inumano del Sistema Dublino – spiegano – che non prende assolutamente in considerazione le situazioni individuali di chi è costretto alla fuga e alla ricerca di protezione effettiva in altri Paesi». Allo stesso tempo, il Cir ha criticato le gravissime lacune delle condizioni di accoglienza e di integrazione in Italia.

È per questo che a distanza di venticinque anni dall’entrata in vigore della convenzione di Dublino, il Cir ha avviato un importante dibattito per il superamento del sistema di Dublino. In particolare, ha valutato le prospettive per azioni giurisdizionali che, sulla falsariga delle sentenze già pronunciate dalla corte di giustizia dell’Unione Europea e dalla corte europea dei diritti umani, chiariscano se la convenzione sia conforme ai principi generali dell’ordinamento dell’Unione europea e se sia dunque necessaria una sua profonda revisione.

Per questo è iniziata la discussione sulle possibili modalità per superare il sistema Dublino, o almeno per ridurne gli effetti più nocivi sui richiedenti protezione internazionale e beneficiari dello status, seguendo anche le linee tracciate, purtroppo senza grande successo, dalla presidenza italiana del consiglio dell’Unione Europea nel secondo semestre del 2014.

Non sarà una battaglia facile, date le resistenze che si incontrano su questo tema da parte di numerosi Paesi europei, praticamente la maggioranza, ai quali va benissimo scaricare sulle spalle italiane la patata bollente dell’alluvione di profughi. Ma è una battaglia doverosa. Per i profughi innanzitutto. Dublino va cancellata.

Niall Harbison's Edible Map of Dublin (illustrazione di…

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