Disegno e dinamite
quel sogno anarchico
fatto di carta
Due mostre originali a Lecco e a Mendrisio
Per il progetto Addio Lugano bella dedicato ai movimenti anarchici, due rassegne sui temi dell’illustrazione satirica delle maggiori riviste anarchiche europee fra Ottocento e Novecento. Molti artisti dai nomi famosi si impegnarono nell’operazione. Avevano maturato la convinzione che la pittura e la letteratura potessero venire messe al servizio di una causa rivoluzionaria. Un sogno presto svanito.
LECCO – Disegno e dinamite, un binomio esplosivo. Alle riviste illustrate di satira e denuncia è dedicata un’originale mostra organizzata nell’ambito del progetto Addio Lugano bella. Anarchia fra arte e storia. Promossa dalla fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia e dal Dicastero Museo e Cultura di Mendrisio, la rassegna viene allestita contemporaneamente fra Italia e Svizzera, in due spazi prestigiosi: il Museo d’arte Mendrisio e il Palazzo delle Paure di Lecco.
Il Comune di Lecco l’ha dedicata a Cabu, Charb, Tignous, Georges Wolinski, alle vittime di Charlie Hebdo e a tutti coloro che hanno perso la vita affermando e difendendo la libertà di pensiero.
Il percorso espositivo nella sede di Lecco, curato da Simone Soldini e Chiara Gatti, con la collaborazione dello studioso e collezionista francese Michel Dixmier e del direttore di Palazzo delle Paure Barbara Cattaneo, approfondisce il tema dell’illustrazione satirica legata alle maggiori riviste anarchiche europee, a cavallo fra Ottocento e Novecento.
In quel periodo in tutta Europa si conobbe infatti una grandiosa fioritura di giornali e riviste, mezzi di diffusione per eccellenza delle idee anarchiche. Il disegno di denuncia e l’illustrazione satirica furono una formidabile arma di lotta nelle mani di grandi artisti come Daumier, Manet, Vallotton, Luce, Signac, Steinlen, Kupka, Jossot, Galantara, Masereel, Schrimpf, Scalarini, Grosz e persino Man Ray, che pubblicarono i loro disegni su testate divenute leggendarie: Les Temps Nouveaux, l’Assiette au beurre, Le Père Peinard, La Feuille, L’Asino, Il Pasquino, Mother Earth, Aktion, Simplicissimus.
La mostra di Lecco, che affianca il capitolo allestito a Mendrisio, analizza il tema della rivista satirica e della storia dell’arte prestata alla critica sociale, allineando una settantina di esemplari d’epoca, fra testate e tavole originali di autori votati alla causa. Anticlericalismo, antimilitarismo e anticapitalismo sono i motori che animano immagini fortemente espressive, pagine cariche di ironia e disappunto, verso le istituzioni impietose e i soprusi esercitati a spese dei più deboli.
Un periodo turbolento, di grandi disparità e ingiustizie sociali, che la mostra indaga per temi approdando agli anni della prima guerra mondiale: giustizia, chiesa, esercito, formano, in questo quadro articolato, quella triade del male contro la quale si scagliò il pensiero di straordinari artisti.
Quelli coinvolti in questo laboratorio di grafica, officina del pensiero eletto a forma d’arte, maturarono l’idea che la letteratura e la pittura potessero essere poste al servizio di una causa rivoluzionaria. Ecco allora il talento dei maggiori autori del tempo offerto a testate leggendarie, per capolavori di impaginazione dove il rapporto parole-immagine piega sempre a favore delle immagini, ampie e colorate, intervallate da pochi testi sintetici a fronte di messaggi espliciti affidati a fumetti e scene caustiche che strappano un sorriso e, allo stesso tempo, strizzano lo stomaco per la durezza dell’accusa, più potente di un botto di dinamite.
Il percorso espositivo nella sede di Mendrisio prende avvio dal fitto intreccio di fatti e personaggi che diede vita nel Ticino di fine Ottocento e inizio Novecento a un importante capitolo della storia dell’anarchismo, e si articola in ben tredici sezioni: i simboli dell’anarchia, la Comune parigina, città e campagna, lavoro e miseria, la figura emblematica del vagabondo, sciopero rivolta e repressione, la lotta contro i poteri, satira e denuncia, il sogno di una nuova società, giusta e armoniosa.
La mostra è temporalmente racchiusa tra gli ultimi trent’anni dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, ovvero gli estremi cronologici della ricca vicenda ticinese: dal soggiorno di Bakunin a Locarno e Lugano, negli anni settanta dell’Ottocento, fino all’insediamento della comunità naturista del Monte Verità nei primi anni del secolo, non dimenticando la continua presenza nel Ticino di grandi personalità dell’anarchia, come Elisée Reclus, Carlo Cafiero, Andrea Costa, Errico Malatesta, Pietro Gori, Luigi Fabbri, Eric Mühsam, Raphael Friedeberg, Max Nettlau.
Una serie di capolavori dell’arte, fra verismo e avanguardie storiche, accompagna lo spettatore attraverso i temi scelti. Un centinaio le opere esposte, fra dipinti, sculture e grafiche, provenienti da istituti e collezionisti italiani, svizzeri e francesi. Fra queste: il Ritratto di Proudhon di Gustave Courbet del Musée d’Orsay di Parigi, Nocturne aux cyprès di Henri-Edmond Cross dal Petit Palais di Ginevra, i grandi studi preparatori di Giuseppe Pellizza da Volpedo per il Quarto Stato, il capolavoro di Angelo Morbelli, Per 80 centesimi!, dal Museo Borgogna di Vercelli, il celebre Bagno Penale a Portoferraio di Telemaco Signorini, dalle raccolte di Palazzo Pitti a Firenze.
Disegno e dinamite, le riviste illustrate fra satira e denuncia
Lecco, Palazzo delle Paure
fino al 31 maggio