Due o tre cose
che non capiamo

Ancora sul nuovo corso del partito democratico

È evidente che Matteo Renzi capisce delle cose che noi non capiamo. Non è una cosa tanto strana: ci sono tantissime cose che non capiamo, non abbiamo mai capito e non capiremo mai. Ce ne sono alcune che una volta capivamo, ma che adesso non capiamo più. Comunque…

Per cui non c’è da stupirsi, almeno per noi, che il segretario del partito democratico abbia capito delle cose e noi invece no. Così, per rimetterci in pari, leggiamo volonterosamente tutto quello che possiamo. Non solo gli articoli e le interviste sui giornali di politica, ma anche i servizi sui giornali di pettegolezzi.

Però tutto questo leggere non ci aiuta molto. Anzi, per niente. Prendiamo per esempio la proposta di riforma della legge elettorale su cui tanto si è impegnato. Secondo quanto abbiamo capito essa dovrebbe finalmente risolvere due grandi problemi insoluti della politica italiana. Il bipolarismo e la governabilità.

Già qui ci sono delle cose che non capiamo. Prima cosa: non capiamo come sia possibile applicare, in un paese profondamente particolare — in senso pregnante: diviso in particole ed eccentricamente singolare — come il nostro, la ricetta genuinamente generale del bipolarismo. Seconda cosa: non capiamo come la governabilità derivi direttamente e necessariamente dal bipolarismo. Si dice: perché i partiti piccoli ricattano i grandi. Si potrebbe anche dire però: perché i partiti grandi si fanno ricattare dai partiti piccoli. Messa così, è tanto diversa.

Ma in ogni caso e comunque — scivolando sull’opportunità umana e politica di riacciuffare ancora una volta il papi dalle sue disgrazie e riaccreditarlo come rappresentante di una parte politica culturale e sociale maggioritaria — resta il fatto che una legge elettorale siffatta non può altro che segnare la vittoria del centrodestra. O almeno la sconfitta del centrosinistra.

Ovviamente sempre che Matteo Renzi invece abbia capito delle cose che noi non abbiamo capito. Per esempio capiamo benissimo e siamo d’accordo con lui che non si può fare una legge elettorale per vincere le elezioni. Ma non si può neanche farla per far vincere gli avversari, però.

Per secondo esempio capiamo benissimo che i voti bisogna guadagnarseli. Ma non riusciamo né riusciremo mai a capire che cosa abbiano mai fatto gli avversari per meritarsi tutti i voti che hanno sempre preso e continueranno a prendersi. E soprattutto non riusciamo a capire cosa mai faranno i democratici per meritarsi i voti futuri che ancora gli mancano e che non sembrano meritarsi molto.

Visto l’andamento delle elezioni italiane, se lo sbarramento per vincere è al trentotto per cento dei voti, sarà molto difficile così come stanno oggi le cose che il centrosinistra possa superarlo al primo colpo. Se invece lo sbarramento fosse rimasto al trentacinque per cento sarebbe al contrario stato molto più facile vincere: ma per il centrodestra. In ogni caso pare veramente difficile, ma tanto, tanto tanto difficile, che il centrosinistra possa superare un eventuale ballottaggio.

Una semplice analisi da bar degli andamenti del voto italico (come quella condotta da i nostri esperti sul campo nel loro Sondaggio) dice molto sugli orientamenti politici dell’elettorato. Diciamo che, a occhio, la quasi totalità dei votanti del centrodestra, come la quasi totalità dei votanti di spreco, come la quasi totalità dei non votanti, e come la quasi totalità dei votanti (residuali) di sinistra non voterebbe mai per il partito democratico, e soprattutto non lo vorrebbe mai al governo da solo, o con attaccata un’appendice vestigiale di sinistra.

Questo non sulla base di ragionamenti politici, ideologici, pragmatici, edonistici, immaginifici o di fantasia: perché proprio non lo farebbe, non lo ha fatto prima e non lo farà dopo. Forse, chissà, in un futuro lontano, ma tanto lontano.

Cioè, a occhio: circa il settanta per cento, più o meno, dell’elettorato italiano già di suo non vota né voterebbe mai i democratici, figuriamoci se li voterebbe al ballottaggio.

Ma forse Matteo Renzi ha capito delle cose che non proprio non riusciamo a capire, e proprio non capiremo mai. Meglio così. ★

Thomas Hovenden, Un Elettore Confuso (fonte wikipedia).

Due o tre cose che non capiamo