Franco Bomprezzi
libero di volare
La vita ricomincia ogni volta e ti sorride, diceva
La carriera e le passioni di un personaggio fuori dagli schemi e dalla mediocrità imperante raccontate da un suo amico e compagno di lavoro. Giornalista e scrittore, Bomprezzi, una vita su una sedia a rotelle, scomparso a Milano il 20 dicembre scorso, fu in prima linea nelle battaglie in difesa dei disabili. Si impegnò anche nel sociale e sul terreno politico. Nelle sue ultime lettere raccontò la malattia e la sua voglia di vivere. Non abbiate paura, non vi mollo, scrisse pochi giorni prima della sua scomparsa.
PADOVA — «Sì, c’è anche il numero del letto: 15. Un piccolo progresso dal letto 14 dell’Unità Spinale di Niguarda, da dove vi ho scritto qualche anno fa piccole cronache di degenza e di umanità. Stavolta mi trovo al Centro Clinico Nemo, sempre al Niguarda di Milano. Ho scelto di ricoverarmi qui per capire bene cosa stesse succedendo al mio organismo, che non sta funzionando a dovere non solo per le conseguenze di un’embolia polmonare».
«Avevo ragione: c’era dell’altro, problemi per così dire di funzionamento nientemeno del pancreas e del fegato. Lo hanno capito in poche ore di day-hospital e quindi non mi hanno lasciato andare a casa, ma sono stato accolto subito in questo reparto luminoso, caldo, dai colori pastello della speranza e della solidarietà: i colori del pesciolino Nemo. Perché qui c’è una rete che spinge verso l’alto, con affiatamento e competenze elevatissime”.
«Dicevo del numero del letto. In realtà la camera nella quale mi trovo ha un nome: «Liberi di volare», e dentro è piena di fumetti a rappresentare aerei in volo e persino sul pavimento sono tracciati aeroplanini color arancio….»
È la lettera-verità spedita via e-mail dal giornalista e scrittore Franco Bomprezzi l’11 novembre 2014, ad appena un mese dalla sua morte avvenuta il 20 dicembre scorso.
Sentite con quale straziante lucidità descrive il suo calvario in una lettera precedente, datata 22 settembre 2014: «Ancora una volta sembra che il mio organismo, apparentemente fragile, stia superando i marosi di una bufera violenta e improvvisa. La paura assume l’aspetto del sudore freddo che ti invade in quegli istanti nei quali realizzi che stai effettivamente male come mai ti era capitato prima, e non per un dolore, ma per la mancanza di qualcosa di talmente immateriale da non essere quasi mai apprezzata come dovrebbe: il respiro».
Ne esce un’anamnesi implacabile: «Ero improvvisamente incapace di qualsiasi gesto senza dover avere il cuore in gola e il respiro strozzato, breve, sincopato e aritmico, incontrollabile al punto da temere di non averne più a disposizione. Di qui la decisione di affidarmi alle esperienze collaudate dei servizi d’urgenza. Prima l’ambulanza, poi il pronto soccorso, codice giallo, una prima visita, la maschera, l’ossigeno e la tac: embolia polmonare. Diagnosi secca, precisa. Una fucilata alle orecchie, perché la parola fa effetto, spaventa. Ma un secondo dopo realizzi che una spiegazione così chiara di quanto è accaduto apre subito le porte alla speranza: posso guarire e tornare come prima. La vita ricomincia
ogni volta e ti sorride».
Purtroppo la morte non guarda in faccia nessuno, nemmeno le anime più nobili, coraggiose e sensibili. Franco Bomprezzi nasce a Firenze il primo giorno d’agosto del 1952, affetto da osteoporosi imperfetta: patologia che lo costringerà ad una sedia a rotelle per tutta la vita. In compenso madre natura l’ha dotato di un’intelligenza brillante, intuitiva e nel contempo speculativa nel decifrare le leggi che regolano il mondo. Possiede la brillantezza espositiva del Leone ma anche la curiositas che di solito accompagna i nati sotto questo segno zodiacale.
Ne esce un tipo di sapere a 360 gradi, in virtù di un percorso cognitivo teso ad arrivare ad un unicum pur partendo da discipline diverse. Figlio di un finanziere, Franco segue i trasferimenti paterni spostandosi da Firenze a Chieti e poi a Rovigo, dove frequenta il liceo classico evidenziando un acume intellettivo rimarchevole.
La svolta professionale e culturale più importante di questo intellettuale con le rotelle avviene a Padova, dove è andato a vivere e a completare gli studi universitari, quando è assunto al Resto del Carlino evidenziando capacità analitica sorretta da un periodare scarno quanto efficace, così da enfatizzare al meglio le poche aggettivazioni usate con voluta parsimonia nei suoi articoli. In lui i concetti prevalgono sulle emozioni, tenute a bada da un tessuto analitico poco incline a lasciarsi ammaliare dalle apparenze. Proprio perché Bomprezzi possiede la capacità di inter ligere, di smascherare le bugie raccontate dagli amministratori di turno ai cronisti di bianca in cerca di notizie ghiotte, eccolo approdare alla politica allo scopo di sensibilizzarla nell’affrontare con decisione le irrisolte problematiche legate ai diversamente abili e ai drammi esistenziali che colpiscono questi soggetti e le loro rispettive famiglie.
Eletto consigliere comunale nella compagine socialista, si lancia in una campagna pervicace e implacabile contro le barriere architettoniche ed ogni forma di emarginazione, palese o occulta che sia, nei confronti dei portatori di handicap. Durante questa sua esperienza politica impara ad affinare ulteriormente la sua sottile ironia, assai più efficace di qualsiasi diatriba a muso duro. Se vuol dare dell’imbecille a qualcuno, non dice che è uno stupido ma che possiede «un’ideazione lenta».
Con la chiusura della redazione padovana del Resto del Carlino, Franco approda all’Eqv, Edizione quotidiani Veneti Mattino di Padova, Tribuna di Treviso e Nuova Venezia, assieme ad un manipolo di altri validi colleghi. Le sue acute osservazioni politiche, accompagnate da rigorosi riscontri, s’impongono all’attenzione dei lettori e della stessa direzione del giornale. Nel giro di qualche anno Bomprezzi diviene capo servizio al Mattino di Padova, proprio quando ho appena iniziato ad occuparmi di cronaca giudiziaria dopo una dozzina d’anni trascorsi in cronaca nera.
Ci capimmo al volo, senza bisogno di tante perifrasi. «Non innamorarti troppo della notizia, potresti divenirne succube», sussurrò dettando il suo primo ed unico comandamento. Provammo una stima reciproca destinata a durare nel tempo. Erano gli anni a cavallo del vecchio e del nuovo secolo. In seguito Franco assunse l’incarico di caporedattore centrale, ruolo più redditizio in termini economici ma meno dinamico rispetto al giornalismo attivo di una cronaca effervescente come quella padovana, già alla prese con i caimani di Tangentopoli e con la malavita del Brenta di Felice Maniero sempre più intraprendente e pervasiva.
A Bomprezzi questo provincialismo egosintonico ancorato al proprio orticello cominciava però a stare stretto. Sentiva il bisogno di respirare aria nuova, cavalcare spazi meno angusti, recitare una parte di primo piano nella strenua battaglia per i diritti dei portatori di handicap, rendersi partecipe di un progetto ambizioso che oltrepassasse gli steccati del singolo disagio fisico o psichico per intraprendere una compagna complessiva di più alto profilo.
A quel punto parte da Padova con destinazione Milano, dove va a dirigere il periodico DM (Distrofia muscolare). Diviene anche direttore della rivista Mobilità, la cui pubblicazione cessa nel 2008, e portavoce di Lesha, Lega dei diritti di persone con disabilità. Il suo nome balza agli onore delle cronache soprattutto quando ricopre per anni l’incarico di responsabile della comunicazione sociale per il Comitato Telethon, fondazione onlus. Entra pure a far parte del Comitato scientifico di Vodafone Italia. Nel 2005 gli viene assegnato l’Ambrogino d’oro e il 3 dicembre 2007 viene nominato cavaliere della Repubblica dal presidente Giorgio Napolitano.
Per Bomprezzi è un periodo fecondo. Nel 2009 la nostalgia per la politica attiva torna a far capolino: si presenta alle elezioni provinciali di Milano, nella lista che sostiene Filippo Penati, e ottiene 637 voti, non sufficienti per essere eletto. Franco ci riprova nel 2011, quando si candida al consiglio comunale nella lista civica per Pisapia. Motiva questa decisione col fatto che quest’ultimo ha sempre manifestato la dovuta attenzione verso le persone con disabilità. Neppure stavolta riesce a farcela, ottenendo 344 preferenze. D’altronde in politica «avere testa» rappresenta solo un optional.
Di Bomprezzi rimangono quattro libri a renderlo scrittore interessante e in sintonia coi tempi. La sua opera prima intitolata La contea dei ruotanti risale al 1999 (Ed. Il Prato, Pd). Dello stesso editore è anche il secondo suo libro, Io sono così, uscito nel 2003. Il terzo, Handicap Power (Libertà Edizioni di Lucca e-book) è invece del 2008. Dello stesso anno, sempre con lo stesso autore, è il suo ultimo libro Cucire le emozioni che rappresenta il testamento autobiografico di questo straordinario personaggio così fuori dagli schemi e dalla mediocrità imperante.
«Non abbiate paura, non vi mollo» aveva scritto pochi giorni prima di morire a molti suoi amici, tra cui Brunello Buonocore, preoccupati per le sue condizioni di salute. Sapeva benissimo che non era così.★