Francois Président,
il ritorno del socialismo

La lezione che arriva dalle elezioni francesi

La vittoria di Hollande può aprire una fase nuova anche nella sinistra italiana che appare ancora priva di coesione, di un programma e di un leader credibili

PARIGI — In molti lo davano per morto. E invece ecco riaffiorare il socialismo. Più vivo che mai, tanto da consegnare nelle mani di François Hollande la presidenza della repubblica francese.

Ancora una volta il cambiamento arriva dall’Europa, e ci trova impreparati. D’altronde è noto lo stato confusionale in cui vive la sinistra italiana: a meno di un anno dalle elezioni politiche (e sempre che non vengano anticipate), i cittadini non hanno ancora capito quali saranno la formazione, il programma e il leader con i quali possono sperare di vincere nel 2013 quelli che non votano a destra.

Appare quindi evidente il bisogno di aprire una nuova fase che metta in discussione le tre questioni finora rimaste ai margini del dibattito politico: la prima riguarda il rapporto tra il Partito Democratico e il sostegno al governo Monti.

Se in molti si sono tappati il naso e hanno chiuso gli occhi, oggi diventa fondamentale accompagnare alla politica dell’austerity quella della promessa Fase 2, e cioè più propriamente della crescita. D’altronde, come il Pd non potrà rimanere passivo di fronte alla volontà francese di aprire un fondo di investimento nazionale di segno opposto alla visione dell’asse Monti-Merkel-Bce, non potrà rimanere passivo nemmeno di fronte alla proposta dell’abbassamento dell’età pensionabile e sul patto generazionale che porterà al lavoro 60.000 giovani nell’istruzione. Non solo. Non potrà rimanere passivo neanche di fronte alla proposta del matrimonio gay e sui temi inerenti il fine vita, tipici di qualsiasi partito socialista europeo.

La seconda questione interessa il dibattito interno alla sinistra. Qui appare chiaro che con Hollande presidente, il tema di una sinistra riconoscibile diventerà più pressante acuendo i già difficili rapporti non solo con gli ex popolari come Fioroni, ma anche con Marco Follini e forse pure con lo stesso Walter Veltroni. Le polemiche con Beppe Grillo, e soprattutto la presenza di SEL, altro non fanno che velocizzare la decisione di Bersani e D’Alema di un Pd più a sinistra. Senza contare la recente nomina di Amato a consulente del governo per la riforma dei partiti, che in una recente intervista ha affermato: «Io sono rimasto affezionato alle camere del lavoro e alle sezioni socialiste in cui tra operaio e professore universitario si davano del tu». Tutto quindi fa presumere che finirà l’anomalia di un partito denominato di centrosinistra ma non in grado di governare.

E infine la terza questione: cosa farà Sinistra Ecologia e Libertà. La strada che il governatore della Puglia Nichi Vendola ha davanti a sé, è quella dell’approdo nella socialdemocrazia europea, vale a dire nel Pse. Finora Vendola ha solo accennato a questa prospettiva (rilanciata recentemente anche da Gennaro Migliore), ma con la vittoria di Hollande potrebbe essere tentato di mollare gli ormeggi insieme ai vecchi alleati, e di fare il salto nel socialismo (dentro a Sel se ne sta discutendo molto proprio in questi giorni). Per non parlare poi del recente «partito dei professori» nato a Firenze più per essere da stimolo ma che dovrà ancora metabolizzare la vittoria francese.

Potremo quindi assistere nei prossimi giorni ad un vero e proprio capovolgimento culturale nella sinistra italiana, ad insegnarci che non si possono costruire nuovi partiti senza tener conto della storia passata

Francois Président, il ritorno del socialismo