Gli arabeschi di Matisse

In mostra a Roma alle Scuderie del Quirinale

Novanta opere tra dipinti, disegni e costumi teatrali riunite in un prestigioso e suggestivo percorso intitolato a Matisse. La rassegna è incentrata sulla fascinazione per l’Oriente da parte del celebre pittore, e sul suo interesse verso mondi esotici e fiabeschi e culture ancestrali e lontane. Ci sono anche le scenografie per i balletti di Diaghilev. Si tratta di opere appartenenti alle più importanti collezioni del mondo, che provengono da musei europei, russi e americani.

ROMA – La mostra dedicata a Matisse (1869-1954), che è aperta a Roma, alle Scuderie del Quirinale, è centrata sulla fascinazione dell’Oriente da parte del celebre pittore, che fu una figura rivoluzionaria, per tematiche e per stile, nella storia dell’arte del Novecento.

Autonomo, eclettico rispetto alle avanguardie europee, dal cubismo ai  fauves, Matisse elabora infatti un motivo di costruzione della pittura ricca di emozioni e suggestioni. Questo è ciò che si percepisce appena ci si inoltra nell’ambito del percorso espositivo della rassegna romana.

Ad accoglierci, sin dalla prima sezione, è una piccola opera del 1903 intitolata  Angolo di tavolo, proveniente dal Metropolitan Museum di New York: un piccolissimo vaso di violette di colore giallo-viola sopra un tavolo. Un dipinto unico, che parla dell’universo Matisse e che potrebbe costituire il riassunto dell’intera mostra. I motivi della decorazione coniugano aspetti decorativi e nel contempo suggestivi, perché ci fanno intuire che c’è dell’altro oltre al quadro. È un’indagine dell’artista verso una nuova gestualità che consente di superare i limiti della pittura intimistica e di tradizione Ottocentesca.

Ma la ricerca di una nuova spazialità in Matisse è data da interesse e fascinazioni per culture lontane. Ne sono l’esempio opere come quella del  Giovane con copricapo persiano del 1915-16;  Zorah sulla terrazza del 1912;  Rifano in piedi o marocchino in verde del 1912, e ancora  Pervinche – Giardino marocchino sempre ideato nel 1912, sino al  Paravento moresco del 1921, che descrivono la straordinaria capacità di Matisse di evocare mondi di antica fiabesca memoria e bellezza attraverso l’invenzione dello spazio pittorico, ispirato alla tradizione decorativa nord-africana e estremo-orientale.

Opere altrettanto celebri, come il ritratto di Yvonne Lamsberg o  Edera in fiore, rendono invece evidente come lo sguardo del pittore si sia spinto all’osservazione più minuziosa di culture ancora più lontane e misteriose, come quelle dell’Africa centrale o dell’Estremo Oriente.

Una sezione particolarmente importante è delineata attraverso lo studio di Matisse per le creazioni e i progetti tessili, dove si snodano le esposizioni dedicati ai disegni, i progetti per la realizzazione degli studi delle scenografie per i celebri balletti russi, le collaborazioni con Sergej Diaghilev per il quale Matisse ha disegnato i costumi per le  Chant du rossignol messo in scena nel 1920 con musiche di Stravinsky e le coreografie di Massine.

Nell’ambito della mostra, che è intitolata  Arabesque, interessanti sono le innumerevoli sezioni dedicate alle arti decorative orientali: piastrelle, ceramiche, piatti e ornamenti turchi e una cospicua collezione di sculture tribali africane. Mondi, culture e manufatti che rimandano alle origini dell’avanguardia cubista di cui Matisse fu, inconsapevolmente, l’iniziatore prima di Picasso.

Per approfondimenti sul tema, sino al 13 maggio sono in corso incontri e lezioni.

Matisse, Arabesque
Roma, Scuderie del Quirinale
Sino al 21 giugno

Henri Matisse, Angolo di tavola - violette (1903 ca; olio…

Gli arabeschi di Matisse