Il neorealismo fotografico

A Palazzo Grimani in mostra le immagini dall’archivio storico del circolo La Gondola

La mostra «Echi del Neorealismo», nella splendida cornice di Palazzo Grimani (sede della Soprintendenza artistica di Venezia) raccoglie sessantatré foto tratte dalle oltre cinquemila dell’archivio storico del Circolo La Gondola e offre un quadro esauriente della fotografia italiana impegnata dai primi anni ‘50, quando nel cinema la parabola neorealista già virava in affresco di costume, fino a oltre gli anni ‘60.

VENEZIA (red.) — Il neorealismo nel cinema si manifestò immediatamente dopo la cessazione delle ostilità presentando il suo primo capolavoro, «Roma città aperta» di Roberto Rossellini, già nel 1945 cui seguirono nel settennio 1946/1953 altre fondamentali opere a tutti note.

La fotografia del dopoguerra, viceversa, si estenuò nella ricerca di uno specifico disciplinare che l’affrancasse dalla pittura e dall’indifferenza della cultura ufficiale; di conseguenza, perse l’opportunità di documentare i passaggi salienti di quei momenti straordinari per quanto questo fosse ampiamente nelle sue possibilità.

Il Manifesto pubblicato nel 1947 dal gruppo «La Bussola» fondato da Giuseppe Cavalli, affermava che la fotografia possedeva qualità tali da renderla autonoma da qualsiasi altra disciplina figurativa, ammonendola tuttavia di tenersi lontana «dal binario morto della cronaca» poiché «il documento non è arte».

Alla fotografia della Bussola — una fotografia astratta, metafisica, caratterizzata dal un tono «alto» e da una grande purezza formale di ispirazione crociana — guardava tutta quella generazione di fotografi di estrazione medio borghese che si era formata nell’anteguerra mentre cominciavano a farsi largo i reportage dei fotografi della F.S.A e di LIFE, gli esponenti della scuola umanista francese mentre in Germania Otto Steinert dettava la via per una fotografia soggettiva.

I fotografi del dopoguerra si accorsero, sia pure con ritardo, che esisteva un Paese ancora da scoprire, specie nel Sud dove la fine del conflitto aveva portato in superficie la gravità di una condizione sociale per certi versi inimmaginabile. Molti di loro si avviarono dunque in questi pellegrinaggi a Scanno, nei bassi di Napoli, nelle solfatare di Sicilia, nei desolati paesaggi della Lucania, con spirito comunque diverso da quello che aveva mosso il neorealismo cinematografico.

Tuttavia, ancorché debole sul piano ideologico, questa virare dagli empirei del formalismo diede forza alla fotografia italiana e ne rinnovò ampiamente le possibilità espressive.

Due percorsi all’interno della mostra. Il primo riguarda l’operatività del Circolo La Gondola che fu anomala rispetto al filone principale del movimento poiché si rivolse principalmente alla città lagunare di cui trascurò la parte monumentale per aggirarsi in quella minore facendo affiorare l’inedito tessuto architettonico nonché l’ovattato fluire della vita quotidiana che neanche la guerra sembrava aver scalfito. Era un’osservazione sommessa, talvolta lirica, rivestita di forme nuove che Alfredo Camisa, fine osservatore della fotografia dell’epoca, definì «lirico realista», termine che ben inquadrava le aspirazioni del sodalizio veneziano e il suo muoversi in un terreno a lui congeniale.

L’altro percorso della mostra riguarda invece alcuni autori tra i più importanti del decennio 1950-1960 presenti con poche immagini ciascuno. È una carrellata attraverso l’Italia, con i primi accenni del boom economico che stava trasformando la realtà sociale del Paese; la fotografia finalmente si poneva quale testimone dello sgretolamento di quel mondo — soprattutto contadino e piccolo borghese — incalzato da un progressivo benessere che tuttavia non si distribuiva in forma omogenea lasciando ampie sacche di disuguaglianza. Branzi, Migliori, Giacomelli e tutti gli altri si mossero individualmente dando ciascuno la propria versione dei fatti; questa mostra li accoglie assieme con l’intenzione di dare una visione complessiva, a più di cinquant’anni di distanza, non tanto degli accadimenti quanto della condizione di una significativa parte del Paese.

Tutto ciò è stato reso possibile dalla determinazione dei soci della Gondola che storicizzando la propria attività attraverso l’Archivio Fotografico (ricco di 5316 fotografie dichiarate eccezionale interesse storico e artistico dalla Soprintendenza per il Patrimonio Artistico di Venezia) hanno inteso impedire la dispersione di un patrimonio di grande qualità preservando al tempo stesso la testimonianza acuta e indagatrice su di un’epoca per certi aspetti irripetibile.

In esposizione le fotografie di Enrico «Gigi» Bacci, Vincenzo Balocchi, Angelo Begelle, Gianni Berengo Gardin, Carlo Bevilacqua, Gian Lorenzo Bigaglia, Gino Bolognini, Giuseppe Bolla, Piergiorgio Branzi,Bruno Bruni, Giuseppe Bruno, Alfredo Camisa, Mario Cattaneo, Carlo Cisventi, Rinaldo Cortese, Carlo Cosulich, Bruno Cot, Sergio Del Pero, Toni Del Tin, Ernesto Fantozzi, Stanislao Farri, Ferruccio Ferroni, Mario Finocchiaro, Riccardo Gasparotto, Giovanni Ghiglione, Giorgio Giacobbi, Mario Giacomelli, Carlo Mantovani, Laura Martinelli Stroili, Pepi Merisio, Nino Migliori, Paolo Monti, Giulio Parmiani, Vittorio Piergiovanni, Ezio Quiresi, Luciano Regini, Stefano Robino,Fulvio Roiter, Bruno Rosso, Luciano Scattola, Carlo Trois, Giuseppe Zanfron, Italo Zannier.★

A Palazzo Grimani, Castello 4858/a.
Fino al 30 settembre 2012.

Orari

Lunedì  8.15 – 14.00 (chiusura biglietteria 13.15)
Martedì – Domenica  8.15 -19.15 (chiusura biglietteria 18.15)

Biglietto Palazzo Grimani — Mostra
Intero 6,00 Euro
Ridotto 5,00 Euro – per gruppi superiori alle 15 persone, Possessori del biglietto del Vaporetto dell’Arte, titolari di apposite convenzioni
Gratuito – per bambini fino ai 14 anni, over 65 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, disabili e accompagnatori di disabili, due insegnanti accompagnatori per classe, docenti universitari

Il neorealismo fotografico