Il paradosso dell’acqua

Venezia, l’acqua, il cibo

Una mostra articolata in cinque approfondite sezioni, a cura di Donatella Calabi e con il coordinamento scientifico di Gabriella Belli, presenta a palazzo Ducale un quadro ben documentato del complesso rapporto tra arte acqua e cibo a Venezia. Acqua da navigare, trasportare, trasformare. Fino al 14 febbraio del 2016.

Venezia, come afferma Salvatore Settis, non esisterebbe — e non potrà esistere — senza la sua laguna. Non si può, è giusto ancora una volta ribadirlo, immaginare un futuro di questa città senza laguna. Magari ,come alcuni hanno ipotizzato, con metropolitane sublagunari.

Nei secoli la laguna non è mai stata cornice, ma condizione necessaria a tutti gli aspetti della vita di questa città fondata sull’acqua, ma senz’acqua. Ora una mostra, articolata in cinque approfondite sezioni, a cura di Donatella Calabi, presenta a palazzo Ducale un quadro ben documentato del complesso rapporto tra arte e cibo a Venezia.

La prima sezione: La laguna si trasforma illustra le modificazioni morfologiche ed idrauliche dell’arcipelago insulare e come esse abbiano condizionato la produzione alimentare.

La seconda sezione: Acqua e cibo in laguna e terraferma, analizza la produzione alimentare e il suo rapporto con la città e con la vendita al minuto. Evidenzia la vivacità del patrimonio agricolo nelle diverse parti del bacino lagunare, soprattutto nelle fertili isole di Sant’Erasmo, Torcello, San Giorgio in Alga.

La terza sezione utilizza fonti d’archivio per inquadrare l’alimentazione dal punto di vista sociale: Banchetti, parate, giochi e feste. Il cibo come pretesto di aggregazione e di confronto.

La sezione : Architettura e alimentazione pone invece l’accento sui luoghi, le strutture edilizie che fungevano come luoghi di raccolta e distribuzione delle risorse alimentari: monasteri, presidi militari, ospedali, osterie. Attraverso una ricostruzione virtuale possiamo vedere la Cantina Do Spade, tuttora esistente.

L’ultima sezione: In mezzo all’acqua, senz’acqua racconta il paradosso di una città che non ha acqua. Una serie di immagini cartografiche ed iconografiche illustrano l’approvvigionamento idrico ed il trasporto dell’acqua dalla terraferma alla laguna.

Lo spettacolo del cibo era accompagnato da esibizioni musicali e teatrali che si svolgevano durante i pasti per creare esperienze multisensoriali di vista, suoni, gusto e tatto.

Soprattutto i banchetti fornivano l’opportunità di mettere in mostra le ricchezze di una città che aveva la possibilità di accedere a cibi esotici da presentare con stoviglie fastose con ostentazione di vetri, cristalli e merletti prodotti in loco che garantivano scenari straordinari.

Pietro Longhi (attr.), Convito in casa Nani alla Giudecca …

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