Il punto morto
Isteria e inettitudine d’Europa
C’è un punto morto nella tragedia degli esuli (detti erroneamente migranti o profughi) che nessuno ha il coraggio di toccare, da tanto morto che è. Al di là e oltre la spaventosa disumanità dei contrari xenofobi razzisti ignoranti. Il punto molto molto morto è lo sbando radicale dei governi dell’Europa. Dal nazismo muratoriale ungherese all’isolamento gessato inglese, passando per il buonismo peloso tedesco, il facciabronzismo anguillesco italico, la demenza danese e il paraculismo apportunista di tutti gli altri in gara.
Il punto morto è l’evidente incapacità di prevedere, organizzare, dirigere. In una direzione qualsiasi. Di ciascuno e di tutti i governanti europei.
Non avessimo avuto altro da fare, durante tutti i mesi scorsi, ma forse fossimo stati pagati per fare gli analisti della situazione internazionale – o i sottosegretari ministeriali addetti – (oltre ai tremendi sottosegretari ci sono analisti molto ben pagati al soldo di ogni governo europeo), ci saremmo accorti anche noi che prima o poi da tutti i paesi afromediorientali sotto il giogo dei tiranni degli integralisti delle carestie e del disastro sarebbero scappate centinaia di migliaia di persone e che tutte queste migliaia di persone sarebbero venute qui, in Europa.
Se poi ci avessero pagato un po’ di più, avremmo anche potuto analizzare che forse la maggior parte di essi non viene in Europa per fermarsi in insignificanti paesi europei in bilico sull’orlo della catastrofe politica economica sociale e culturale, ma mirano tutti ad andare nei paesi migliori, dove ci sono più possibilità e più opportunità.
Con un grande sforzo di analisi, quasi da ischemia cerebrale, avremmo anche potuto analizzare che la maggior di parte di questi esuli sono quelli più intelligenti, più tosti, più determinati: quelli che sono in grado di raccogliere le cifre necessarie, che sono disposti a correre i tremendi rischi, che non temono il futuro ma anzi sono convinti di potercela fare comunque.
Ed infine, con un pizzico di paranoia che non guasta, avremmo potuto mettere in guardia sull’effetto destabilizzante di questa invasione di esuli; e con due pizzichi sottolineare che forse le folli canaglie che li spingono e li sfruttano li usano anche proprio per questo: per mettere in difficoltà l’odiato (da loro) occidente.
Fatte tutte queste arditissime analisi, e gonfi di prebende e soddisfazione, adesso saremmo in vacanza mentre, sulla base delle nostre difficilissime analisi e dei nostri terribili suggerimenti, gli strapagati imbecilli al governo dei paesi europei, confortati dai dati dalle previsioni e dalle anticipazioni, avrebbero già preso le opportune misure. Distribuito gli arrivi, accolto gli esuli, magari addirittura azzardato di andarseli direttamente a prendere nei porti di partenza con navi crociera a prezzi stracciati, soffocando così la piovra dei trafficanti di esseri umani, trasformando l’emergenza in una gestione intelligente.
E invece no. Ancora una volta, come sempre, come in ogni caso, i governi dei paesi d’Europa e l’inesistente governo d’Europa affrontano pateticamente la situazione dopo che si è manifestata, in un totale marasma previsionale, organizzativo, dirigenziale. I ministri affermano oggi ciò che smentiranno domani. I politici brandeggiano le aste impazzite della loro personale glandolare propaganda. Migliaia di esuli muoiono. Milioni di cittadini europei vengono graticolati incessantemente nel barbecue mediatico del terrore da centinaia di spacciatori di nuove sull’orlo di una crisi di nervi. Tutti danno la colpa agli altri e si confrontano reciprocamente le mutande nel disperato tentativo di trovare quelle più sporche.
Come ogni volta: dalle crisi economiche alle guerre locali i governi europei (e l’inesistente governo d’Europa) agiscono come se si trattasse di catastrofi naturali, dimostrando totale incapacità e profonda inadeguatezza nella conduzione dei loro compiti. Teoricamente governare comprende la previsione l’indirizzo la gestione delle azioni secondo linee determinate dagli orientamenti politici; nella pratica europea significa correre disperatamente e istericamente ai ripari a ogni evento, trincerarsi dietro le leggi (che per fortuna esistono e non sono neanche male) appellarsi alla ragionevolezza (che è il grado zero del governo) e al buon cuore (che nessuno ha mai avuto) senza alcuna bussola che il compiacimento delle masse (delirante) i numeri della statistica e dell’economia (che sono più che un’opinione: una chimera), e sperare sotto sotto che qualcun altro si faccia avanti.
È molto molto molto poco, per un continente che fu per molti secoli il fulcro della civiltà occidentale. Gli stessi paesi che fino a pochi decenni fa governavano il mondo (e si sbranavano l’un l’altro per farlo) ora sono incapaci di governare sé stessi. Siamo ad un punto molto molto molto molto morto. E appare difficile che gli incapaci dei vari governi europei, inetti a decidere delle sorti dei loro stessi paesi, siano in grado di accordarsi per decidere anche per gli altri. Vana illusione.
Tutti ci fanno una pessima figura. Tranne uno: il Papa. Il che è sinceramente incredibile. Invece di fare appello alla generica carità cristiana (come fanno in tantissimi anche di chiesa, ma che non è mai parsa funzionare tanto bene negli ultimi duemila anni) ha esortato le parrocchie ad accollarsi una famiglia d’esuli ciascuna. Esortazione che, nella pratica umana, è sostanzialmente un ordine. Una famiglia di esuli per parrocchia non è solo l’eradicazione totale del problema, è anche l’unica via sicura per impedire un altro problema di prossima insorgenza (che solo noi de Il Ridotto adesso possiamo analizzare e prevedere, a gratis): la nascita di ghetti di esuli, con tutti i gravi problemi che ciò comporterà.
Buona fortuna.★