Il Trojan

Il bello della sorpresa

No, non è il Troio, il celebre personaggio dei fumetti del Vernacoliere. E’ un virus maligno praticamente indistruttibile, il più potente e il più terribile di tutti. E’ quello che ha sorpreso, messo alla berlina e inguaiato fino al collo alcuni potenti magistrati in combutta per i loro traffici con alcuni politici influenti (o ritenuti tali) in uno degli scandali più inquietanti del dopoguerra. Il Trojan racconta qui la sua impresa, in prima persona e in esclusiva per «Il Ridotto». Si dice in grado di rispondere a qualsiasi istruzione maligna gli venga impartita. E’ difficilmente individuabile anche dai migliori sistemi di sicurezza e protezione informatica. «Sono quasi invincibile», dice, e annuncia nuove sorprese.

Buongiorno, sono il Trojan. No, no, avete letto bene, proprio così: il Trojan, maschile. Altrimenti, se fosse al femminile, la Trojan, suonerebbe malino, non vi pare? Anche un filino volgare. E’ pur vero che, al maschile, ricorda più che altro il Troio, il mitico e ineguagliato personaggio a fumetti di Andrea Camerini che appare ormai da lunghissima pezza sulle pagine roventi dell’inarrivabile mensile satirico livornese “Il Vernacoliere” mirabilmente diretto e condotto dall’irriverente geniaccio di Mario Cardinali.

Comunque io sono il Trojan e non gli sono nemmeno lontano parente. Anche se in fondo gli assomiglio, perché sono come lui un bastardo senza pietà. Non fossi così non mi sarei fatto scrupoli nell’impalare, personalmente nonché professionalmente, quella bizzarra compagnia di giro di magistrati e politicanti furbacchiotti che si baloccavano, fra vigorose libagioni, amenità notturne e battutacce da angiporto, a piazzare e spiazzare magistrati amici e nemici, attenti soprattutto che non dessero fastidio agli amici e agli amici degli amici e non si sognassero neanche lontanamente di mettersi di traverso. Amen.

Amen per loro, ben s’intende. Con tutta la goduria –mia, ben s’intende- di aver preso in trappola dei magistrati, senza che se ne accorgessero (ma che ridere!), e di averlo fatto con le stesse armi da loro stessi usate quando decidono di prendere in trappola qualche malvivente. Io infatti sono solo uno strumento. Non sono né buono né cattivo. Non giudico. Ma, come si è visto, posso fare molto male. Io lavoro. Opero e distruggo. Dipende da chi mi manda, da dove mi manda, e da cosa mi chiede. In questo caso mi hanno mandato a far danni dei ragazzotti vestiti con delle bizzarre divise verdi che appartengono a un gruppo segretissimo, che si chiama gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata e appartiene –ma va là!- alla Guardia di Finanza. Senti, senti…

Non è molto usuale nemmeno il fatto che un gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata indaghi su dei magistrati. Ma tant’è, così va il mondo. E il Trojan è uomo di mondo. Uomo, oddio. Io non sono una persona umana. Non ho un volto (il Troio sì, io no…). Non sono nemmeno una cosa. Non ho una forma, non ho niente. Non sono fatto di materia. Sono immateriale. Praticamente non esisto. Sono un virus. Maligno, è chiaro. E mi chiamo Trojan (bel nome, vero?), perché come i Troiani ai tempi che furono fecero entrare in città (Troia, questa sì) gli Achei celati nel mitico cavallo di legno progettato dal prode Ulisse, così la vittima designata (in questo caso l’alto magistrato al centro dello scandalo) viene indotta inconsapevolmente a farmi entrare nel suo telefonino (smartphone per l’esattezza) dove una volta entrato mi scateno e faccio tutto quello che mi pare.

Come mi fa entrare? Ma è un gioco da ragazzi! Facilissimo. Una volta era più difficile, perché c’erano le cimici, vale a dire delle specie di radioline ricetrasmittenti grandi come un bottone, e perché funzionassero dovevi andarle a piazzare di nascosto nell’automobile della “vittima” o in qualche anfratto della sua casa o del suo ufficio. Adesso no, tutto questo non serve più. Adesso ti entro dritto nel telefonino anche da lontanissimo senza che tu te ne accorga. Come? Ma sempre con l’inganno, è chiaro. Sei tu stesso ad aprirmi la porta. Io mi presento come un semplice aggiornamento, o come una app, un cookie, un videogioco, bello, innocuo, colorato, divertente, tu devi solo cliccare consenti e come clicchi io ti ho fregato.

Senti cosa dicono di me quelli che se ne intendono: “Il Trojan praticamente è un virus che nasconde il suo funzionamento all’interno di un altro programma apparentemente utile e innocuo. L’utente, eseguendo o installando quest’ultimo programma, attiva anche il codice del Trojan nascosto”.

E quando tu mi attivi, sai che cosa io posso fare? Posso spiare tutte le tue mosse. Sapere tutto di te. Dovunque tu sia e in qualsiasi momento della tua giornata. Posso ascoltare e registrare tutte le tue telefonate. Posso raccogliere gli audio ambientali e registrare tutti i tuoi colloqui. Posso anche filmarti se voglio, attivando “in remoto”, cioè da lontano, la telecamera del tuo telefonino. Posso conoscere tutti i tuoi spostamenti, tramite il Gps, e avere la cronologia completa di tutta la tua navigazione online. Posso altresì registrare qualsiasi lettera che tu digiti alla tastiera. Insomma di te non mi sfuggirà più nulla.

Tieni conto infine che io sono in grado di rispondere a qualsiasi istruzione maligna mi venga affidata. Che sono molto difficilmente individuabile anche dai migliori sistemi di protezione e sicurezza informatica, e che sono capace di mimetizzarmi e di nascondermi dentro al tuo telefonino in modo tale da non essere rintracciato nemmeno dal migliore e più potente degli antivirus. Sono (quasi) invincibile, amore.

Infine, non dovrei dirlo, ma oggi mi sento generoso: leggendo questo articolo ti sei iniettato il Trojan da solo. Adesso io sono dentro di te, e non si sta poi così male. Vedrai che ci divertiremo. Tieniti forte.

Il Troio, il celebre personaggio di Andrea Camerini, sulle…

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