Inconsapevole vittima
di un orrendo complotto
Supponiamo che vi abbiano colti sul fatto, con le brache calate per così dire e magari anche non solo figuratamente. Non avete via di scampo: siete messi con le spalle al muro. Tutto dimostra la vostra colpevolezza. Che fate? Che diamine! Dichiarate subito di essere vittima di un complotto!
l. c. — Al contrario delle sorelle congiura e cospirazione, di origine latina e che appartengono allo stesso campo semantico dell’accordo criminale fra più persone con fini prevalentemente politici, la parola complotto è più recente, entrata nella lingua italiana a partire dalla seconda metà del XVII secolo per indicare un intrigo ai danni di qualcuno; nel 1797 troviamo anche complottare testimoniato a Venezia nei verbali della Municipalità provvisoria. Di origine francese e di etimo oscuro, complot fin dal XII secolo indicava una «folla, riunione di persone» anche in senso militare, anche con fini di intrigo.
A differenza dei congiurati che hanno appunto con-giurato, giurato insieme, la loro unione criminale, e dei cospiratori che addirittura con- spirano, soffiano insieme, nella stessa direzione gli stessi veleni; i complottardi (un altro francesismo, oggi usato ironicamente) hanno tra loro un legame più labile, diremo quasi anonimo, tipico della folla.
Mentre è relativamente facile trovare prove di una congiura , dato che si tratta di unione di più persone vincolate da un patto segreto e giurato, contro lo Stato o il governo, o a danno di altri qualsiasi; già più arduo è sgominare una cospirazione di persone unite nella volontà e nell’opera, accordatesi segretamente nello stesso proposito, per ottenere un dato fine, in generale di grande respiro, come appunto il sovvertimento di un governo o di uno stato. Difficile invece venire a capo di un complotto i cui membri non si devono reciprocamente (almeno linguisticamente) alcunché.
Così, come la congiura è attestata fin dal Medioevo e ricorda pugnali conficcati nella schiena, veleni versati nella coppa da anelli ingegnosi; la cospirazione ha un’aria più da codice penale gravissimo e, sebbene attestata fin dal 1348, ricorda più che altro divise e medaglie e finanziere, messaggi in codice vergati con penne d’oca, fucili ad avancarica e cariche di cavalleria.
Il complotto è invece la bestia nera del Novecento, soprattutto della seconda metà, quando a partire dall’assassinio di John Fitzgerald Kennedy ogni abitante del Mondo Libero venne bombardato da innumerevoli e contraddittorie ricostruzioni dell’accaduto e ancora non si sa bene cosa sia successo. Da allora i complotti si sono moltiplicati a dismisura, divenendo pressoché innumerevoli, moltissimi dei quali, se non tutti, completamente immaginari. Così tanti che si può agevolmente sostenere che ogni imbecille ha almeno tre o quattro complotti contemporaneamente nella testa.
E di cui, naturalmente, è vittima. ★