Indimenticabile Medrano
sempre fra i migliori
Lo spettacolo in pista a Napoli
Il complesso della famiglia Casartelli, tra i non molti che si possono vantare di aver vinto per due volte il primo premio al festival di circo più importante del mondo, quello di Montecarlo, si conferma anche nella nuova produzione uno dei migliori in Italia. Spiccano la cavalleria di Braian Casartelli, le meravigliose tigri addestrate in totale dolcezza dal più temerario e innovativo dei domatori, Giordano Caveagna, la giocoleria di Willy Colombaioni, l’abilità e la simpatia dei fratelli Steve e Ronny Bello, per anni vedettes del Cirque du Soleil.
NAPOLI — L’aria natalizia si sa, oltre a panettoni e regali, evoca la magia degli spettacoli dal vivo, compreso il circo. Oltre all’irrinunciabile appuntamento televisivo della vigilia, con le immagini del Festival del Circo di Montecarlo – quest’anno reso particolarmente movimentato per via della decisione del “sensibile” direttore di Rai Tre Daria Bignardi di renderlo monco della parte concernerne gli animali esotici – nelle città italiane più o meno grandi, è presente almeno un complesso circense.
Napoli ad esempio, ospita nel centro cittadino il Circo Lidia Togni di Davide Canestrelli, mentre a distanza di diversi chilometri, a Licola, in una zona più decentrata, il Circo Medrano della famiglia Casartelli. Insegna storica del panorama circense mondiale, portata in auge con merito dalle sei sorelle di origini ungheresi “Swoboda” — poi passata, nel 1972, nelle sapienti mani di Leonida Casartelli. Dopo la scomparsa di quest’ultimo, sono figli e nipoti ad averne raccolto lo scettro, conquistando diversi riconoscimenti importanti proprio a Montecarlo; non a caso, è la prima cosa che ci tengono a farci notare una volta entrati nel confortevole ed elegante chapiteau, con l’ultimo clown d’oro esibito in bella mostra, che risale al 2007.
Sotto l’occhio attento di Luciano Bello – narratore discreto delle attrazioni in programma – iniziano le danze con i trapezisti volanti brasiliani “Flying Regio”. La caratteristica principale è la presenza del doppio porteur, giustificata in parte dall’affollata piattaforma dove si contano sei agili tra cui spiccano quattro splendide ragazze. Alcune trovate bisogna dire appaiono prettamente coreografiche, in perfetto stile latino, ma il tasso tecnico è indubbiamente considerevole. Doppi salti mortali con avvitamenti, piroette e spaccate in simultanea, triplo salto mortale. Insomma, ci sanno fare, e il pubblico apprezza.
Ci sa fare molto anche Steve Bello, che passa da simpatico, imbranato e improponibile collaboratore di pista, a protagonista insieme al fratello Ronny del pregevole trapezio comico. Sono stati per diversi anni, non per niente, vedette del Cirque du Soleil (Varekai). Dopo i cavalli di Braian Casartelli, si prosegue con le tre moto nel globo dei Crazy Riders, che suscitano puntualmente nel pubblico sempre un particolare interesse, soprattutto in quello maschile più amante dei motori. Un tenero e brioso numero di pappagalli anticipa il ritorno in pista delle quattro ragazze brasiliane Regio, in una singolare performance volante che le vede avvinghiate ad una specie di doppio cerchio a forma di grande sfera, dal quale eseguono all’unisono diverse acrobazie standard che sortiscono un effetto più che altro estetico.
In uno spettacolo di circo non può certo mancare il giocoliere. Willy Colombaioni, astro nascente della giocoleria nostrana, dimostra senza tanti preamboli e moine di che pasta è fatto. E’ sembrato molto più sicuro rispetto a quello visto al Festival del Circo di Latina (almeno per il sottoscritto), dove magari l’assillo della competizione ha avuto emotivamente il suo peso. Zero sbavature, buon ritmo e dinamicità, convincenti anche sul piano estetico.
Dopo i quindici minuti d’intervallo di ordinanza, con a disposizione un altro intero chapiteau dove rifocillarsi con crepes e altre succulenti tentazioni, schivando per quanto possibile i fotografi che neanche in questo caso si dimostrano comprensivi nei riguardi di un pubblico reduce da abbuffate natalizie e chili di troppo non meritevoli di essere immortalati, si riprende con le tigri di Giordano Caveagna. Privo di frusta, sicuramente grazie all’ottimo feeling che ha instaurato con i suoi “cuccioli” (ce lo dimostra con le continue effusioni che si scambia amorevolmente con loro), ottiene gli esercizi richiesti senza particolare fatica, nonostante la durata generale risulti un tantino eccessiva. Il numero alle balestre dell’onnipresente Steve, con un epilogo pericoloso e palpitante, anticipa il trapezino eseguito egregiamente da Stefany Hones.
Per l’esotico, che chiude lo spettacolo, è stata rispolverata invece la vecchia favola di Aladino “made in Casartelli”, che era stata riposta in soffitta (si fa per dire), capitanata come al solito da Braian. Il finale, sulle note di una canzone di Jovanotti, sprigiona un’allegria e una freschezza (oltre che applausi) che nelle vecchie We are the world e Fiera di Senigallia delle passate edizioni mancavano decisamente.
Che dire, non stiamo parlando più evidentemente del Medrano irresistibile di un tempo, ma di una versione light che rimane lo stesso dignitosa e apprezzabile (massimo risultato con minimo sforzo), che sbaraglia e spazza via senza troppe difficoltà le proposte artistiche degli altri complessi tradizionali italiani (di questo c’è da esserne orgogliosi fino a un certo punto) che oscillano tristemente sulla soglia della mediocrità.
LA PAGELLA
Circo Medrano, Napoli: voto: 6+