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La bandiera
del leòn

Accade davvero

Non dev’essere un caso se il grande commediografo Gino Rocca si è ispirato al Veneto per la celebre commedia «Se no i xe mati no li volemo», che è di quasi cento anni fa ma che pare scritta oggi. Pensate: c’è un questore che vieta l’ingresso allo stadio della bandiera storica della Serenissima Repubblica, e c’è una Regione, quella appunto del Veneto, che impone l’obbligo di esporla su tutti gli edifici pubblici del territorio, e addirittura di regalarla, insieme a uno stemmino, a tutti i nuovi nati nella regione. E’ tutto vero, non è uno scherzo di carnevale. E’ comunque uno scherzetto che costerà duecentomila euro che forse potevano venire usati meglio. Magari per regalare dei biberon. Sarebbero stati certo più graditi.

Roberto Bianchin

(l. a.) — Che i veneti siano mati (mati, sì, con una t sola, ma anche “razza de mone”, come diceva argutamente il grande scrittore Gian Antonio Cibotto), lo si sapeva da tempo. Non per caso esiste una commedia di un po’ di anni fa intitolata “Se no i xe mati no li volemo” (Gino Rocca, tre atti, 1928).

Passano gli anni e gli esempi si ripetono. Per esempio –appunto- il questore di Padova ha inspiegabilmente vietato l’ingresso di una bandiera della Serenissima Repubblica, che è anche l’emblema ufficiale della Regione del Veneto, allo stadio Euganeo, dove si giocava Padova-Sudtirol, una partita del campionato di calcio di serie C. Curioso. Specie in una terra dove lasciano entrare impunemente –e sempre da anni- bandiere naziste con svastiche e croci uncinate, come nella curva degli ultras allo stadio Bentegodi di Verona.

Un provvedimento, quello dell’ineffabile questore padovano, totalmente sbagliato. La bandiera della Serenissima e della Regione sarà anche diventata un simbolo politico di parte, dato che da qualche tempo la sventola indebitamente (“El lèon che magna el teròn”, i Dogi si rivolterebbero nella tomba), un partito dalle venature razziste e intolleranti come la Lega, ma non è certo un simbolo di per sé razzista o che inciti all’odio. Quindi non andava vietato.

Ma dal dire che non va vietata, la serenissima bandiera, a imporla per legge, ce ne passa. Eh già, succede anche questo nel serenissimo Veneto. Succede che la bandiera vietata allo stadio debba venire obbligatoriamente esposta su tutti gli edifici pubblici della regione (per decisione della Regione stessa), e debba essere data in regalo, insieme a uno stemmino analogo, a tutti i nuovi nati nel territorio regionale.

Anche questo sempre per iniziativa della Regione, che non deve aver proprio altro da pensare, e che ha destinato allo scopo di far felici i neonati con le bandierine con il leone una spesuccia di duecentomila euro, che magari poteva venire impiegata più utilmente, magari per regalare dei biberon.

Resta da vedere quale bandierina decideranno di regalare ai neonati. Se quella con il leone con la zampa sul libro aperto, usata in tempo di pace, o quella con il leone che impugna la spada, usata in tempo di guerra. Le scommesse sono aperte.

Che dire? Sorpresa? Raccapriccio? Indignazione? Idiozia? Vergogna? Umiliazione? Tutto questo e molto altro. Ma soprattutto, la conferma della bontà del vecchio detto popolare: se no i xe mati no li volemo. Povero Veneto.

LA PAGELLA

Questore di Padova. Voto: 4
Regione Veneto. Voto: 4
Gino Rocca. Voto: 8
Gian Antonio Cibotto. Voto: 9

varietà
Luca Alfonsi
Regione Veneto
bandiere
stemmi
Lega
Serenissima Repubblica
Stadio Euganeo
questore di Padova
Gino Rocca
Gian Antonio Cibotto
Ven, 11/01/2019 - 12:00
La bandiera della Regione Veneto (fonte:NotiziePlus).

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