La lunga
estate calda
del Giappone

La crisi energetica è ancora più grave

Costretti a chiudere le cinquanta centrali nucleari che forniscono circa un terzo dell’energia consumata nel paese, i giapponesi stanno per affrontare un’estate molto più calda e costosa del solito. Cercano di risparmiare e i consigli possono essere utili anche per i lettori del Ridotto.

TOKYO — La pesante eredità della catastrofe alla centrale Fukushima, devastata dallo tsunami seguito al terremoto del marzo 2011, si è concretizzata in un drastico calo dell’energia disponibile e ciò avrà pesanti conseguenze sulle abitudini e sulle tasche dei cittadini. L’intera nazione è a rischio di improvvise e continue interruzioni della fornitura di energia, soprattutto nella fascia oraria tra l’una e le quattro del pomeriggio, specialmente nei fine settimana.

Le zone più colpite dalla mancanza di energia sono quelle in cui gran parte della fornitura era basata sul nucleare e rappresentano quasi metà dell’arcipelago, la parte sud occidentale: dalla regione centrale di Chubu (23 milioni) al Kansai (20 milioni, con Kyoto e Osaka per esempio), l’isola di Kyushu (14 milioni di abitanti, vi si trovano per esempio Nagasaki e Fukuoka) e poi, in ordine di popolosità Chugoku (7 milioni), Shikoku (4 milioni), , Hokuriku (3 milioni). Un totale approssimativo di settantuno milioni di persone, oltre la metà dei 126 milioni di giapponesi.

Ma, nonostante la difficoltà, può essere un’occasione per mutare abitudini esagerate, e sempre più eccessive, di inutile dispendio. Aumentano i consigli per ridurre i consumi e di conseguenza anche le spese, visto che la penuria di elettricità ha spinto in alto il costo delle bollette. Possono essere utili anche qui, visto che quest’anno è molto meglio risparmiare.

Il maggior consumo è l’aria condizionata, impostata di rigore a temperature esageratamente gelide. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per le risorse naturali e per l’energia, alle due del pomeriggio in estate il bisogno casalingo raggiunge il 58% del totale (di questo il 17% per cento in frigoriferi, e il 6% in illuminazione). Basterebbe ridurre di due gradi il termostato del condizionatore, usare delle veneziane di bambù o delle tende per tagliare così il dieci per cento; anche abbassare il frigo (e metterci dentro meno roba) farebbe risparmiare un due per cento; e spegnere le luci (alle due del pomeriggio d’estate) taglierebbe un altro cinque per cento. I giapponesi hanno inoltre un’altra mania, che qui in Europa non si è ancora diffusa: le tavolette del water accessoriate; lasciarle spente quando nessuno (a occhio oltre ventitré ore al giorno) le usa farebbe risparmiare un altro punto percentuale.

Difficile però che in Giappone si rinunci all’aria condizionata. Anche se si stanno producendo condizionatori sempre più efficienti e meno affamati di elettricità ci sono degli accorgimenti che possono ridurre le spese e anche aumentare il fresco. Per esempio: abbassare la temperatura e usare contemporaneamente un ventilatore (o usare quello incorporato); paradossalmente lasciarlo sempre acceso, ma regolando la temperatura durante la notte a una soglia alta (in Giappone consigliano 28-29 gradi) fa consumare di meno che accenderlo e spegnerlo; consigliano anche di evitare di accenderlo al massimo per rinfrescare rapidamente un ambiente (meglio accenderlo tempo prima a mezza forza); di pulire i filtri ogni settimana (un bel cinque per cento di consumo in meno). Infine di proteggere dal sole l’unità esterna in modo che stia all’ombra e di non mettere ostacoli al deflusso dell’aria; mentre stanno studiando sistemi automatici sul tipo dei grandi condizionatori per raffreddare il compressore con un vaporizzatore d’acqua, o anche vernici speciali isolanti. ★

La lunga estate calda del Giappone