L’arte nascosta nei
teatrini di verzura

Debutto di Veniceland dagli Antichi

Famosissimi nel Settecento, i teatri di verzura, costruiti all’aperto per essere usati per le rappresentazioni estive nelle Corti Imperiali, sono praticamente scomparsi. E pochissimi sono ancora in attività. Gioielli nascosti e dimenticati. Tra questi, il teatrino di verzura de «I Antichi» a Venezia, all’ombra della Basilica della Salute, ha messo in scena una godibilissima tragicommedia farsesca intitolata «Veniceland». Con un sottotitolo che dice già tutto. «A Venezia è sparito il futuro». Tra rassegnazione, rabbia ed ironia.

VENEZIA – Sono meraviglie dimenticate, oltre che nascoste, i teatri di verzura. Verzura, sì, verzura, non verdura. Fate attenzione. Come? No! Non venitemi a dire che non sapete cosa sono. Vabbé che viviamo nell’era dell’ignoranza, però anche all’ignoranza c’è un limite. O meglio, dovrebbe esserci un limite.

Comunque, a beneficio non degli ignoranti, che non è carino e suona male, ma di chi ignora cosa siano i teatri di verzura, dirò, senza tema di essere smentita, che sono, fin dal Settecento, fra gli elementi più caratteristici, e anche distintivi, dei giardini cosiddetti all’italiana.

Venivano chiamati così, di verzura (verzura, verzura, non verdura), perché le quinte e le scenografie erano interamente vegetali, generalmente siepi di bosso, mentre il palcoscenico consisteva in una specie di praticello rialzato, e tutto intorno venivano disposte delle statue che richiamavano personaggi della commedia dell’arte. La loro origine risale al tempo in cui scoppiò la moda delle rappresentazioni teatrali quale svago principale delle corti imperiali, e si pensò saggiamente di costruire dei teatri all’aperto da utilizzare nel periodo estivo, dato che dentro i palazzi faceva troppo caldo e l’aria condizionata non era ancora stata inventata.

Non ne sono rimasti molti, purtroppo. In Italia, non più di una dozzina ben conservati, secondo Wikipedia. Tra i più belli, quelli di Villa La Pietra a Firenze, Villa Reale di Marlia a Capannori (Lucca), Villa Rizzardi a Negrar (Verona). Ma anche Villa Floridiana a Napoli,Villa Corliano a Pisa, Villa Chigi a Siena, Villa Caprile a Pesaro, Villa Garzoni a Collodi, Villa Farina a Cortona, Villa Corte Vecchia a Semproniano, Villa di Bibbiani, Capraia e Limite, Convento delle Oblate a Borgo a Mezzano, Villa Bernardini e Villa Graban a Lucca, Villa di Gaggiano e Villa di Moraciano a Castelnuovo Berengarda.

Alcuni, purtroppo, non sono più in attività. Come lo splendido teatro di verzura di Via Senato a Milano, di proprietà dell’ex senatore e fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri (attualmente impegnato altrove), dove siamo stati tra i pochi fortunati ad avere il privilegio di assistere a spettacoli memorabili come i concerti tenuti dal celeberrimo citaredo del Papi, Mariano Apicella, portacolori indiscusso della canzone tradizionale napoletana.

Altri invece, non meno fascinosi, sono in piena attività. Come il teatrino di verzura del Circolo de “I Antichi” , sede della più antica associazione culturale del divertimento veneziano, la Compagnia de Calza “I Antichi”, abilmente celato alla vista nel fresco giardino di un palazzo all’ombra della leggendaria basilica della Salute. Qui, incuranti dei tempi e delle mode, come degli acciacchi e delle pestilenze, nonché di qualunque altra intemperanza, gli Antichi danno vita, ormai da qualche stagione, a stagioni –appunto- di spettacoli e concerti, spesso stravaganti, ma anche di feste, cene e balli, sia nel teatrino di verzura all’aperto (teatrino perché è piccolo, quaranta posti suppergiù), che, nella stagione invernale, nel teatrino coperto all’interno della loro sede.

Un piccolo antro magico perfettamente attrezzato, anche qui una quarantina di posti, vuoi su panche alla medievale, vuoi su sedie intorno ai tavolini tondi alla moda del tabarin, con tanto di palchetto, sipario, quinte, fondali, luci, computer e proiezioni. E un ruspante quanto sfizioso “bacareto” affidato alle cure di Jurubeba Bomfim, Anna Santini e Mimi Verdier, che sforna leccornie a getto continuo e a tutte le ore, innaffiate dai vini e dalle grappe di Sandro e Stefano Bottega, partner storici degli Antichi, assieme ai quali hanno inventato, ormai da lunga pezza, quella “Vendemmia in Costume” (del Settecento, non da bagno), diventata un appuntamento di culto in quel di Bibiano di Godega di Sant’Urbano vicino a Conegliano.

L’ultima produzione andata in scena quest’estate nel teatrino di verzura degli Antichi, un’anteprima assoluta prima di spiccare il volo per altri palcoscenici, è stata molto ambiziosa: una tragicommedia farsesca intitolata “Veniceland”, il cui sottotitolo, “A Venezia è sparito il futuro”, dice già tutto. Prodotta dalla neonata associazione culturale “Venezia Per”, alla quale aderiscono anche gli Antichi, da un’idea di Alberto Madricardo, Margaret Rose e Adriana Tosi (regia di Germano Nenzi, scenografie di Costanza Madricardo, musiche di Marian Mentrup), racconta cosa sta per accadere nella città che fu dei Dogi in un futuro neanche troppo lontano.

L’azione si svolge in una Venezia distopica (no, non è un refuso, andatevi a vedere cosa significa, comunque è il contrario di utopica), nel momento in cui tutti i tentativi, anche i più radicali, di conciliare il turismo con la città, sono tutti miseramente falliti. Ecco allora che spinto da un becero pragmatismo e da una smodata cupidigia, il primo cittadino si affida a una spietata multinazionale produttrice di armi di distrazione di massa (distrazione, distrazione, attenzione, non è un refuso), per pilotare la soluzione finale del problema, con il compiaciuto sostegno degli aborigeni più stolidi e la vana opposizione di sparute minoranze. Ma quando tutto sembra pronto per il successo assoluto, ecco che accade qualcosa…che naturalmente non vi svelerò per non privarvi del piacere della sorpresa qualora aveste la possibilità di incontrare quest’amabile farsa sul vostro cammino.

Resta da dire degli interpreti, tutti molto convincenti: da una prorompente Federica Zagatti a un’affascinante Gaia Persi a un’intensa Adriana Tosi; da uno straordinario Carlo Persi a un effervescente Luca Colferai a un vivacissimo Luciano Tumburus a un sornionissimo Germano Nenzi; da un compassato Gianni Pomoni a un credibilissimo Luca Costantini. Nel complesso, un eccellente debutto. Da limare il copione in alcuni punti (qualche lungaggine, alcuni luoghi comuni), e da arricchire con qualche battuta meno timida.

LA PAGELLA

Veniceland : voto 7,5
Circolo de I Antichi: voto 8
Teatri di Verzura: voto 8,5

www.circolodeiantichi.it

La locandina di Veniceland (www.circolodeiantichi.it).

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