Lavorate per voi
come uomini sospesi

Un album intenso e convincente

Dieci canzoni ispirate per Michele Casale, cantautore italiano di stampo classico, molto attento all’uso del linguaggio. Elegante e raffinato, delicato e colto, mette in mostra una voce limpida e pulita, su atmosfere spesso sognanti e ovattate, e ritmi melodiosi. Suoi i testi come le musiche, lui stesso alla chitarra classica, Luigi Gaetani alle tastiere. Brani intimisti ma anche di critica sociale e di denuncia civile. Sempre espressi con garbo e delicatezza. Un disco prezioso.

Ci sono artisti schivi ma profondi. Che non hanno bisogno di urlare. Che disegnano nei pensieri con morbida grazia. Che sanno trovare e usare le parole come mercanti di oggetti smarriti. Senza ricorrere a facili effetti ma piuttosto rincorrendosi senza linee di pensiero “fra vicoli deserti e numeri sospetti”.

Uno di questi è Michele Casale. Tecnicamente un cantautore di stampo classico. Quello che i critici, per cavarsela con due parole, definiscono “un tipico cantautore italiano”. Elegante, raffinato, delicato, colto. Linguaggio alto, voce limpida, pulita, armonie semplici, ascolto piacevole. Ha fatto un disco che si intitola “Lavorate per voi”, che è già un titolo che dice tutto. Dieci canzoni morbide, accattivanti, suoi i testi come le musiche, lui stesso alla chitarra classica, Luigi Gaetani alle tastiere.

L’album, spesso ispirato, si apre con un pezzo piuttosto intimista, “La porta aperta”, una di quelle porte che non si muovono col vento e che non seguono tendenze. Non racconta storie compiute, Michele, ti strega per immagini, pennellate improvvise, talora giochi di parole. “Rincorrersi”, che sfiora ombre, ricordi notturni e “rischi in abbondanza”, è più mossa, ritmata. “Specchio delle mie brave figure”, che ritornano in punta dei piedi, “vecchie ferite che inondano la stanza”, “resti di fuochi spenti da mani pulite”, svela già un cantautore “di scrittura” dal segno nitido, il taglio omogeneo e l’identità precisa.

“Lavorate per voi”, che dà il titolo all’album, ma viene curiosamente al quarto solco invece che al primo, è il pezzo più polemico, sia pure con il consueto garbo che attraversa l’intero disco, dedicato all’italico sport nazionale del “gusto di aggrapparsi”, tra “forti motivatori” “premi conferiti”, “ammortizzati socialmente”, e frutti buttati dagli alberi. E’ un mondo da cui l’autore a suo modo prende le distanze. Difatti il pezzo che segue ha per titolo proprio “Un altro mondo”: “Aggrappati a un mondo che non c’è. Legati a un mondo che non si fa vedere. Le occasioni vanno a spasso con i sogni, e tutti uniti a fare da contorno”.

Dopo l’autobiografica “Sono stato libero” (“sono stato libero di ordinare le speranze e trascinarle in mezzo ai sogni”), “Magari ci perdiamo” racconta di “dosi di sconfitte accatastate in prima fila e servite alla platea”, mentre “Acritico” torna alla denuncia e alla critica sociale dei “manovratori di pecore apparecchiate, vicine a bande larghe”. L’album si chiude con “Gli spazi comuni” e con la festosa “Palline in aria” che richiama l’amore per lo spettacolo del circo, l’altra grande passione di Michele: “Venghino signori venghino, abbiamo desideri da scartare, abiti nuovi da esibire e illusioni da regalare”.

Un disco intenso e molto piacevole nell’insieme. Michele Casale appare più attento alle parole che agli arrangiamenti: l’accompagnamento musicale, quasi sempre solo chitarra, qualche volta la tastiera, è povero, praticamente inesistente. Questo dà al disco un timbro monocorde. Ma l’autore appare ispirato, come il suo linguaggio. Si muove a suo agio, come scrive, “tra teoremi imperfetti e intuizioni inespresse”.

Certo, a volergli trovare un altro difetto, gli manca la hit. Gli manca il pezzo che sbanca la hit parade. Ma non c’è più la hit parade. Ci sono anche poche canzoni, specie d’autore. Quindi benvenuto Michele, continua a suonare per noi. No, non faremo lo stupido giochino di dire a chi assomiglia o chi ricorda. Ogni autore ruba a tutti gli altri ma ogni autore è prima di tutto sé stesso. E Michele Casale è molto Michele Casale. Se poi volete giocare, diciamo pure che arrivano a tratti echi di Ivano Fossati e del miglior Fabio Concato. Da ascoltare senz’altro.

LA PAGELLA

“Lavorate per voi”, Michele Casale: voto 7,5

micasale@tiscali.it

La copertina del disco di Michele Casale "Lavorate per voi"…

Lavorate per voi come uomini sospesi