L’ultimo incontro
di Anna e Amedeo
La terza puntata delle coppie celebri
Per la serie degli amanti nell’arte, dopo le coppie di Camille Claudel e Auguste Rodin, e di Frida Khalo e Diego Rivera, ecco la storia di altri due innamorati famosi. Si tratta di un amore clandestino e poco conosciuto, che ebbe effetti importanti anche sul piano artistico: quello tra Anna Achmatova e Amedeo Modigliani. Si conobbero a Parigi agli albori del secolo scorso. Lei era bellissima, lui poverissimo.
Il nostro viaggio tra le coppie celebri della storia che furono unite dell’amore per l’arte come dall’amore nella vita, continua. Dopo aver esplorato i rapporti tra Camille Claudel e Auguste Rodin, e tra Frida Khalo e Diego Rivera, la terza coppia racconta la storia di un amore clandestino e poco conosciuto, ma che ebbe dei riscontri molto importanti sul piano artistico: quello tra Anna Achmatova e Amedeo Modigliani.
L’incontro di Anna Achmatova (1889-1966) e Amedeo Modigliani (1884-1920) avvenne a Parigi nel 1910. Si videro in quell’anno solo poche volte. Anna era insieme al marito di allora, Nicolaj Stepanovic Gumilev. Era una donna che non passava inosservata, e gli uomini a Parigi esprimevano a voce alta la loro ammirazione. Alta, slanciata, flessuosa, aveva un profilo particolare, che venne immortalato proprio nei ritratti di Modigliani.
Il suo fascino non era legato tanto a una bellezza classica, ma a qualcosa di diverso: il suo viso e la sua persona spiccavano ovunque per l’espressività, la spiritualità, per qualcosa che colpiva immediatamente. Nonostante i fugaci incontri, Modigliani le scrisse durante tutto l’inverno. Lo colpiva in lei più di ogni altra cosa la capacità di indovinare i pensieri, di vedere i sogni altrui.
Anna descrive Amedeo come diverso da chiunque altro al mondo. Quando lei lo conobbe, era così povero che non si capiva come facesse a vivere. Come artista non aveva ancora avuto alcun riconoscimento. Abitava nell’Impasse Falquiere. A quel tempo l’artista si occupava di scultura e sognava l’Egitto. Portò Anna al Louvre a visitare la sezione egizia e diceva che tutto il resto non era degno d’attenzione. Il giovane livornese, a differenza dei suoi connazionali italiani, non intendeva bruciare il Louvre, non intendeva gettare nulla dalla nave della modernità. Adorava i vecchi maestri, visitava con zelo le mostre di Cezanne e Matisse. Era un innovatore-conservatore appassionato di arte primitiva africana oltre che dell’Egitto e dell’India.
Possiamo immaginare i loro incontri del 1911 a Parigi, quando lei, lontana dalla sua città natale di Carskoe Selo e da Pietroburgo, sentiva la gioia di quell’amore. Amedeo le recitava il suo amato Leopardi e lei i suoi versi che parlavano di loro. A volte si incontravano ai giardini di Lussemburgo e sedevano stretti su una panchina recitando a due voci i versi di Verlaine che conoscevano a memoria, e si rallegravano di ricordare le stesse cose. Amedeo sdraiato sulla panchina appoggiava la testa sulle ginocchia di Anna.
Se poi lui si ritrovava in tasca del denaro, giravano da un caffè all’altro, o prendevano una carrozza per andare al Bois de Boulogne. A lei piaceva quando lui passava a prenderla e si addentravano insieme in qualche piccolo parco. Finché arrivò l’ultima passeggiata, l’ultimo caffè, l’ultima notte. Quell’autunno a Carskoe Selo lei scrisse “Il canto dell’ultimo incontro”, che diventò una delle liriche più famose in Russia.
Così smarrito gelava il petto
ma andavo con passi leggeri
infilai sulla mano destra
il guanto della sinistra
parevano tanti i gradini
pure sapevo erano solo tre…
Questo è il canto dell’ultimo incontro
Gettai uno sguardo alla casa buia
Solo in stanza da letto le candele
Ardevano di un lume indifferente e giallo.
L’ultimo addio fu alla stazione. Lui se ne andò ed entrambi capirono che era la fine. Anna cercò di nascondere al marito quel che le era accaduto a Parigi, tutte le tracce, tutti i regali, ma soprattutto i disegni, i nudi che Modigliani le aveva regalato. Erano sedici, andarono forse perduti o lei li nascose. Quei disegni-indizi rilevatori forse non li portò in Russia. Forse li lasciò in Francia per sempre. Forse. ★