Martin Lacey Junior
sbanca Montecarlo

Una prestazione superlativa

Non era mai accaduto: un «Premio Straordinario della Giuria» in aggiunta ad un altro Clown d’Oro dopo quello ottenuto nel 2010. Solo un fuoriclasse come il domatore inglese Martin Lacey Junior poteva raggiungere questo risultato: in gabbia da solo e a mani nude con ventisei leoni, tigri e leonesse. Un secondo Clown d’Oro assegnato all’eccentrico impresario russo Gija Eradze per i sei numeri sfavillanti e barocchi che ha presentato dal suo Royal Circus che rievoca in Russia i fasti degli Zar. Quattro gli argenti e sei i bronzi per una delle migliori edizioni nella storia del Festival, guidato con mano appassionata e competente dalla Principessa Stéphanie di Monaco.

MONTE-CARLO – Basta l’inizio. Folgorante, unico, mai visto. Basta l’inizio per capire che ci si trova di fronte a qualcosa di sensazionale. Quando ci si accorge che in un angolo della grande gabbia, vuota, semibuia, c’è un uomo seduto su uno sgabello, di quelli su cui salgono gli animali. Sta quasi sdraiato, spalle appoggiate alle sbarre, ed è vestito normalmente, jeans e una camicia blu. In mano non ha niente, né fruste né bastoni. Una leonessa entra nella gabbia, gli corre incontro, gli butta le zampe al collo, lo lecca, lui l’abbraccia, l’accarezza e la bacia. E’ una scena d’amore assoluto.

Basterebbe questo –ma c’è molto altro- per giustificare il Clown d’Oro vinto con pienissimo merito dal domatore inglese Martin Lacey Junior alla quarantatreesima edizione del Festival Internazionale del Circo di Monte-Carlo, la più prestigiosa rassegna mondiale del settore, che quest’anno, sotto la guida sempre più sicura della Principessa Stéphanie, ha presentato un programma formidabile fatto di numeri straordinari. “Uno spettacolo che resterà tra i più forti della storia”, secondo lo storico del circo Alessandro Serena. Lacey, inglese di quarantun anni, bissa così il successo già raggiunto con un altro Clown d’Oro nel 2010. Cosa potevano dargli di più? Avrebbero dovuto inventarsi il platino. Gli hanno dato –caso unico nella storia del Festival- anche un “Premio Straordinario” della giuria, che suona come una laurea con centodieci e lode. Di più è impossibile.

Lacey, che ha negli anni perfezionato la sua arte, rendendo il suo numero ancora più spettacolare e sempre più dolce, esempio massimo di perfetta simbiosi ed armonia tra l’uomo e l’animale, si può considerare oggi a tutti gli effetti il miglior domatore del mondo. Lo ha dimostrato, di fronte al pubblico attento e competente di Montecarlo, che non gli ha lesinato una lunghissima standing ovation, presentando due numeri diversi, entrambi strepitosi, con leoni, leonesse, leoni bianchi, leonesse bianche, tigri bianche e tigri bionde, animali nati tutti in Germania, al circo Krone, che ha allattato personalmente col biberon. In uno dei due numeri, che ha concluso uscendo a mani nude dalla gabbia con il fido leone bianco Baluga che gli camminava al fianco come un cagnolino, ha fatto segnare il record di ben ventisei animali feroci tutti assieme nella stessa gabbia: dieci leonesse, sei leoni bianchi, cinque leonesse bianche, tre leoni, una tigre bianca, una tigre bionda. Insuperabile.

Il secondo Clown d’Oro è andato, guarda la combinazione, a un altro formidabile domatore di tigri e di leoni, l’eccentrico quarantenne Giya Eradze, georgiano di Tbilisi, che però non si è esibito con i suoi animali (lui fa un numero molto singolare con nove tigri e tre leoni), ma ha fatto molto di più, portando a Monte-Carlo praticamente tutto il suo circo, lo sfavillante Royal Circus, uno dei complessi più celebri di Russia, con sessantotto artisti di cui ventiquattro ballerine e ballerini (tutti bravi e bellissimi). Ha voluto palesemente esagerare l’esagerato Giya, dentista che non ha mai tolto un dente a nessuno, ma ha montato nel suo Paese prima un grandioso caravanserraglio di centotrenta animali e poi altri scintillanti show di successo come “Baronets” e “Hippopotamus”. Ritenuto l’elemento di maggior spicco della nouvelle vague del circo russo, ha creato un suo stile originalissimo: superlussuoso, ridondante, barocco, all’insegna del kitsch più sfrenato e ai confini del buon gusto. Quasi un ritorno sfrontato ai fasti imperiali degli Zar.

Sull’elegante pista di Fontvieille, Eradze ha presentato ben sei numeri del suo circo (caso più unico che raro anche questo, è stato premiato per l’insieme delle sue creazioni), alcuni dei quali creati appositamente per il Festival, come gli sfavillanti costumi del balletto iniziale e di quello finale (incredibili le gonne a forma di chapiteau con scene dipinte di numeri circensi), e le sei gigantesche uova di Fabergé, foderate d’oro e scintillanti di lustrini, costruite appositamente per l’occasione, dalle quali sbucavano una dozzina di trasformisti/e per un numero folle e luccicante.

Un sogno delirante anche il “quadro bianco” con angeli, acrobati e cavalli alati, persino un pianoforte a coda in scena con un elegante verticalista tra lampadari di cristallo e fontane d’acqua (vera). Rare le “corbette” con l’artista a cavallo (Yuri Volodchenkov) in un numero prezioso di alta scuola di equitazione senza briglie, meno fortunato il numero delle otto amazzoni lanciate al galoppo, penalizzato dalle indecisioni di un cavallo che non voleva saperne di saltare la barriera per entrare in pista e dall’infortunio capitato a una cavallerizza cui non è riuscito il passaggio sotto la pancia del cavallo, e che ha dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale dove le hanno immobilizzato una gamba con un tutore. Ardita, e non semplicissima, la doppia altalena russa dei Filinov, una troupe sempre sotto l’egida di Eradze, che si sono portati a casa anche un argento.

E di argenti e di bronzi ce n’è stata una pioggia, come del resto era inevitabile, e giusto, in un Festival di così alto livello: ben dieci, quattro argenti e sei bronzi. Gli argenti, oltre ai Filinov, sono andati a un’altra troupe russa, gli Aliev, con un numero spettacolare e molto moderno al trapezio con barra russa, ispirato alla Divina Commedia di Dante Alighieri, e firmato da un’autorità indiscussa in materia come Alexandre Grimailo. Bellissimo, per eleganza e potenza, il numero alle cinghie aeree del duo “Just Two Men” (gli ucraini Artem Lyubanevych e Oleg Shakirov) che non avrebbe sfigurato sul podio più alto, come pure la Troupe Nationale della Cina con due numeri originali in equilibrio su tre pali in movimento e sulle canne flessibili con il giovane acrobata Xing Yunwei.

I bronzi sono andati agli ottimi numeri con gli elefanti dei giovani rampolli della famiglia di Josep Gartner (anche loro avrebbero meritato un podio più alto), ai quattro splendidi acrobati Prilepin, ginnasti russi, giacca e cravatta anni Sessanta sulla musica di Yesterday dei Beatles (stesso discorso), alla sensuale danza al trapezio di “The Owl and the Pussy Cat” (l’americana Adrienne Jack-Sands e l’australiano Paul Tracogna), all’intenso mano a mano quasi danzato di Charlotte e Nicolas (quest’ultimo, ventisette anni, giocava in casa essendo nato e cresciuto a Monte-Carlo), e ai due numeri comici dei tre giovani russi Without Socks (numero fresco, innovativo, divertente), e del meno convincente portoghese Cesar Dias.

Ma stavolta, davvero, era quasi impossibile non premiare qualcuno, tanto è vero che la giuria (Elio Casartelli del Medrano, Fredy Knie dell’omonimo circo svizzero, Laci Endresz del BlachPool Tower Circus, Sun Lili della Troupe National di Cina, Sergei Rastorguevs del Sakha Diamond Circus, Michel Louis del parco zoologico di Amnéville), si è trovata in seria difficoltà, e ha fatto il suo ingresso nel salone delle feste del Grand Hotel Fairmont per annunciare i vincitori soltanto dopo la mezzanotte. Ma i verdetti sono stati accolti da larghissimi consensi.

LA PAGELLA

Festival Internazionale del Circo di Montecarlo. Voto: 9

www.montecarlofestival.mc

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