Metodo,
consumo e moneta

Se c’è una cosa da cui gli imbecilli come me sono affascinati come i pesci e le gazze e le allodole dai luccichii, ecco: questa è l’economia. Non nel senso di fare delle economie, che quello non sono capace. Ma proprio di capire il sistema integrato di produzione, scambio, distribuzione, consumo, di risorse, beni e servizi.

È affascinante. Come in un romanzo di Rex Stout. Solo l’autore e Nero Wolfe sanno chi è il colpevole (e forse neanche il colpevole sa di esserlo, glielo dicono solo nelle ultime pagine): e io sono come Archie Goodwind, un bellimbusto attivo scaltro ma poi scemo cui non resta che prendere atto della genialità del suo signore e padrone e dell’incomprensibilità delle cose, e al limite minacciare di dimettersi. Solo che io non ho né Rex Stout né Nero Wolfe a risolvermi i problemi (e neanche da cui dimettermi).

Per esempio. Mi sono sempre domandato: come farà a sopravvivere l’industria dei deodoranti? L’altro ieri sono andato a fare le spese al supermercato e ho scoperto, con mio grandissimo stupore che: un pacco grande di patatine fritte di marca costa lo stesso prezzo di mezzo chilo di petti di pollo interi: quasi cinque euro.

Ora. Considerando che le patate crescono più facilmente dei polli, e che per friggerle si fa meno fatica che a ricavare un petto da un pollo; quale sarà l’impiù delle patate fritte rispetto ai petti di pollo. Che i secondi fanno anche meno male delle prime (che fanno malissimo, ma sono più buone però). Così sono rimasto un poco a ponderare tra gli scaffali, con il pacco di petti pollo nella mano sinistra e il pacco di patatine fritte nella mano destra. Non pesavano neanche uguale. E io pensavo: quale teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta posso ricavare da questa comparazione?

E là, quasi mi fosse apparso il mastodontico Nero Wolfe sulla sua poltrona basculante di pelle e rotelle, ho almeno risolto il mistero dell’industria dei deodoranti.

Mi spiego: se io compro (e lo compro) un deodorante di quelli che si strofinano sotto le ascelle e lo uso (e lo uso) da un minimo di due (una per ogni ascella) a un massimo di sei volte al giorno dipendendo dalla temperatura esterna e dal numero di docce; ed esso deodorante mi dura tre mesi (dico tre mesi); e poi esco per la strada e scopro che quasi nessun altro oltre a me usa il deodorante; e io l’ho pagato poco più di tre euro agli inizi di maggio. Come fa a sopravvivere l’industria dei deodoranti?

Vendendo patatine fritte. ★

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