Monnezzargentario

Se Roma è passata in men che non si dica dalla grande bellezza alla grande monnezza, un qualche motivo pure ci sarà. E non è molto difficile da indovinare. Anche senza il bisogno di andare a scomodare il talento investigativo del vero Er Monnezza, mai come in questo caso nomen omen, quello che aveva la faccia da schiaffi di Tomas Milian. Il fatto è che la capitale ha fatto scuola. E la grande monnezza si sta impossessando del belpaese.

Prendete, tanto per dire, l’Argentario. Un promontorio delizioso, ricco di bellezze naturali, sufficientemente glamour, che si affaccia su un tratto di Tirreno particolarmente limpido, valorizzato a suo tempo da un sindaco di eccezione come Susanna Agnelli, che difese la laguna di Orbetello e impreziosì Porto Santo Stefano di un’elegante passeggiata a mare carrozzata Giugiaro.

Ebbene, proprio Porto Santo Stefano, che con Porto Ercole è la perla più preziosa dell’Argentario, versa in condizioni di degrado e di sporcizia spaventose. Più che in Toscana sembra di stare sul sozzo litorale romano. Tutto sporco, rotto, disastrato. Un pessimo biglietto da visita per l’estate turistica.

Vero che l’Argentario guarda più a Roma che a Firenze, e che si sente parlare più romanesco che toscanaccio. Quindi diventa logico che i vizi e le pessime abitudini siano quelli tipici della Capitale. Non basta che le strade siano sporche e strette, che le case siano malmesse, spesso cadenti, che bar e ristoranti siano vecchiotti (peraltro si mangia bene e a prezzi onesti quasi ovunque), e che non ci sia un negozio decente che sia uno.

No, non basta. Il massimo del degrado lo si raggiunge in fondo al lungomare di Porto Santo Stefano, in una specie di landa desolata sassosa, polverosa, lurida, piena di cartacce, escrementi, bottiglie vuote e bottiglie rotte, che sotto un sole implacabile (non c’è neanche un filo d’ombra), viene usata come parcheggio, in un paese con pochissimi parcheggi, e del tutto insufficienti, per le auto di bagnanti e vacanzieri, tra cui perfino i clienti di un vicino albergo. Bastano ventiquattr’ore e le macchine, se si salvano dai vandali e dal solleone che scioglie persino le tappezzerie, si trasformano in catorci polverosi.

Vero che non c’è nemmeno un cestino per i rifiuti. Ma è anche vero che l’inciviltà di chi frequenta quel posto, e lascia in giro di tutto, dalle cacche alle cartacce, supera ogni immaginazione. Pensare che sempre per restare in Toscana, ma un po’ di chilometri sopra, ci sono posti che si presentano in modo molto diverso. Prendete Forte dei Marmi, per dire il primo esempio che viene in mente.

A Forte dei Marmi sembra di stare in Costa Azzurra. A Porto Santo Stefano alla periferia di Ostia. Buone vacanze.

Er mitico Monnezza

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