Ne usciremo
solo bevendo
Cronache marziane
Mentre tutto il mondo si affanna, attraverso le proprie più e meno valide comunità scientifiche, a cercare di trovare la pallottola capace di ammazzare lo stupido nemico invisibile (e invincibile, almeno per ora) che ci affligge e che ci sta uccidendo, dal quale possiamo solo scappare nascondendoci perché se ci ammaliamo non sappiamo nemmeno che medicine prendere, è confortevole sapere che c’è chi, pur non appartenendo ad alcun gruppo di scienziati, un antidoto lo ha trovato. E pare che funzioni davvero. Ecco i consigli preziosi dell’Assoenologi italiana e del presidente della repubblica di Bielorussia Aljeksandr Lukashenko, l’unico Paese d’Europa dove si gioca ancora al calcio. Per sorridere un po’. Ci salveranno il vino, la grappa e la vodka. Magari.
Mentre tutto il mondo si affanna, attraverso le proprie più e meno valide comunità scientifiche, a cercare di trovare la pallottola capace di ammazzare lo stupido nemico invisibile (e invincibile, almeno per ora), che ci sta uccidendo, dal quale possiamo solo scappare nascondendoci perché se ci ammaliamo non sappiamo nemmeno che medicine prendere, è confortante sapere che c’è chi, pur non appartenendo ad alcun gruppo di scienziati, un antidoto lo ha trovato. E pare funzioni.
Si chiama Aljaksandr Lukashenko, ha 65 anni, è un omone grande e grosso con due baffi da sparviero, che dal 1994 è il presidente della Bielorussia, nove milioni e mezzo di abitanti, un’ex repubblica sovietica indipendente dal ’90, che confina con la Russia, l’Ucraina, la Polonia, la Lituania e la Lettonia. La Bielorussia è una repubblica presidenziale, dove Lukashenko, che governa con ampi poteri, ha deciso che il coronavirus –solo 86 casi in Bielorussia, e neanche un morto, almeno finora- è soltanto un raffreddore (ma non lo diceva qualcuno anche in Italia?), e pertanto la vita deve continuare normalmente senza farsi condizionare dalla “psicosi” (così ha bollato il virus).
Pensate che per esempio a Minsk e dintorni (Minsk è la capitale, quasi due milioni di abitanti), si continua imperterriti a giocare al calcio. La Bielorussia è l’unico Paese d’Europa dove il campionato di calcio continua a porte aperte. Una follia. Nel mondo giocano ancora solo in Nicaragua. Com’è possibile? Semplice. Il capo supremo bielorusso ha trovato il vaccino giusto: “Bere tanta vodka!”. Non è una barzelletta. E’ tutto tragicamente vero, lo ha detto sul serio, ed era serissimo. Per completezza di informazione, ha anche aggiunto serafico che bisogna “fare la sauna e lavorare molto per uccidere il male”. Complimenti.
Non è comunque il solo a pensarla così. In rete girano molti video al riguardo. Alcuni esilaranti (vabbè, ogni tanto bisogna anche un po’ sorridere), come quello di un signore anziano che raccomanda di lavarsi bene mani e viso con la grappa del Piave (oltreché di tracannarla in grandi quantità, naturalmente), e quello di un preparatore atletico che insegna a fare ginnastica in casa sollevando e ruotando mani e braccia, almeno per una trentina di volte al giorno, per portare alle labbra in sequenza calici di vino bianco, vino rosso e vino rosato. Del resto anche il mio medico una volta, nel corso di un’altra emergenza sanitaria, mi aveva consigliato di “bere moltissimo” (non aveva specificato cosa).
Per fortuna che a togliermi ogni dubbio residuo è intervenuta –è proprio il caso di dire, a fagiolo- anche la scienza. Riccardo Cotarella, presidente della “Assoenologi”, l’associazione che raggruppa i massimi esperti vitivinicoli del nostro Paese (“il vino per cultura e professione”, il loro motto), ha diramato una nota “in risposta a numerose richieste”, così scrive, “afferenti a diversi temi, fra i quali la contaminazione del vino, la contaminazione degli imballaggi, gli effetti limitanti del vino sull’azione del virus” (!).
Ebbene, dopo aver rassicurato sulle “assai remote”, se non addirittura “statisticamente inesistenti” possibilità di contaminazione, anche in seguito agli esiti di un non meglio precisato confronto avvenuto con “importanti rappresentanti della comunità medica”, il presidente di “Assoenologi” sentenzia autorevolmente che “un consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire ad una migliore igenizzazione (mancherebbe una “i” ma non importa) del cavo orale e della faringe, area, quest’ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni”.
Anche questo è tutto vero. E sono, finalmente, parole chiare. A parte quel “moderato” (palesemente una formalità), condividiamo perfettamente. Era proprio quello che ci aspettavamo di sentir dire. Del resto, se bisogna morire, è meglio farlo da ubriachi. Prosit.