Piccola guida
ortografica
per scrivere sul Ridotto
Consigli sparsi per una buona ortografia della lingua italiana
Ecco qui di seguito alcune ferree e auree regole ortografiche per scrivere su questa rivista. Esse sono corollate da indicazioni, consigli e dritte. Corrispondono in massima parte alle regole italiane, ma sono molto più rigide e severe. Grazie!
Copia e incolla con sorpresa – Potete usare il vostro programma preferito per scrivere gli articoli, copiare tutto il testo, e incollarlo dentro l’apposito spazio nella pagina di creazione degli articoli del Ridotto. Ma… santa pazienza! Sono spariti tutti i grassetti, tutti i neretti, tutti i maiuscoletti, tutti i corsivi, tutti gli italici e tutti i cazzilli che avevate a bella posta infilato nel vostro testo. E come mai? Perché non li vogliamo, e abbiamo reso assai ostico e complicato l’uso degli ornamenti grafici testicolari. Meglio così. Siete avvisati.
Puntini puntini – Sarebbero da evitare. Se proprio non se ne può fare a meno occorre ricordare che non devono essere né meno né più di tre. Mai due e nemmeno quattro. Il primo punto resta attaccato alla parola che lo precede e gli altri lo seguono. Se il discorso continua, in tempi moderni si può continuare con la lettera minuscola.
Virgolette – Le virgolette servono solo esclusivamente soltanto per il parlato. Nemmeno per i titoli delle opere (che vanno in corsivo). Nel Ridotto è severamente bandito l’uso delle virgolette ammiccante all’americana. Come quelli che le imitano con le dita sollevando le mani. Qualsiasi occorrenza verrà cassata. Le parole significano quello che significano: se si vuole usare una parola al posto di un’altra per effetti di blanda e superflua e anche idiota ironia, si usi al massimo il corsivo o meglio una perifrasi (diciamo così, ecco, per così dire et similia). O anche no. Quali virgolette usare? Vedi sotto.
Caporali – O anche sergenti. Di rigore si chiamano virgolette francesi e sono le uniche accettate nel Ridotto. Se, putacaso, vi scappa impellentemente di mettere delle virgolette dentro ad altre virgolette,: usate le virgolette inglesi, quelle alte “ … ”. Le virgolette francesi «…» si ottengono così: Windows alt + 174 e alt + 175, Linux: AltGr+z e AltGr+x, MacOsx: Alt+z Alt+x.
Spazi tra le parole – Tra le parole ci va sempre uno spazio, uno solo; i segni di punteggiatura vanno scritti attaccati alla parola che li precede e seguiti da uno spazio. Uno solo.
Spazi alla fine dei paragrafi – Toglieteli tutti.
Numeri e cifre – Si usano solo per le date e i numeri di telefono e parzialmente per i soldi. Tutti gli altri numeri si scrivono in lettere: trecentomila spettatori, duecento anni, due palle. Un milione cinquecentomila euro. Cento euro e 45 centesimi; 423 euro e 15 centesimi; un euro e mezzo. 15 dicembre 2010.
Apostrofi e accenti – L’italiano contempla lettere accentate, vocali, con accento grave e acuto. Il circonflesso, come molte altre cose, è ormai scomparso. Le lettere accentate si trovano in ogni tastiera per computer. L’apostrofo è un segno grafico usato per indicare l’ablazione di una o più lettere da una parola: tipicamente si apostrofano gli articoli e la parola poco. Non si può usare l’apostrofo al posto dell’accento. Né l’accento al posto dell’apostrofo. Questo vale anche per le lettere accentate: soprattutto la e maiuscola, poiché altrimenti diventa terzo pronome singolare apostrofato. Per scrivere le È: Windows: alcuni programma di scrittura convertono automaticamente la è minuscola in È dopo il punto. Se non lo fanno modificateli affinché lo facciano; sennò premere ALT+0200 (del tastierino numerico); Linux tasto BLOCK MAIUSC + è (vale anche per le altre lettere accentate); Mac OS X, Alt + Maiuscolo + e.
Punti esclamativi – Aboliti. Permessi con intolleranza nel discorso diretto.
Punti di domanda – Come tutti i segni di interpunzione vanno attaccati alla parola che li precede e devono essere seguiti da uno spazio, o da un a capo.
Controllo ortografico durante la digitazione – Selezionatelo. Qualsiasi programma di scrittura, da almeno una decina di anni, lo permette: esso sottolinea le parole errate. Usatelo. Una cosa è certa: è molto stupido ma è anche molto utile. Nel cinque per cento dei casi avete ragione voi. Però si accorge di refusi molto banali ma molto fastidiosi (inversioni di lettere, accenti, apostrofi) e vi consiglia la parola giusta. Nel dubbio: usate il vocabolario. Quello di carta. Nessuno l’avrebbe mai detto, ma è fatto proprio per chi scrive.
A capo – Fortunatamente i computer vanno a capo da soli. Sì, lo so: vi piaceva tanto il suono della campanella. Ma adesso non serve più. Si va a capo con il tasto INVIO solo dopo il punto e solo se è necessario cambiare discorso. Il testo di un articolo non è una poesia e si legge meglio se è composto di frasi brevi, semplici, che finiscono con un punto. E sono seguite da altre frasi simili fino a che l’argomento del paragrafo non è stato esaurito. Poi si va a capo.
Così.
Maiuscole – Si usano le lettere maiuscole solo in questi casi: nomi propri di persona o di luogo; i cognomi. Alcune eccezioni. Per vezzo i periodi storici, anche se non è necessario: gli anni Venti, il Novecento, il Medioevo. Le sigle iniziano con la maiuscola se rientrano nei casi precedenti (non credo conosciate qualcuno che abbia una sigla per nome, ma gli Usa sì però). C’è un solo Presidente, quello della Repubblica italiana, poi ci sono i sindaci e gli assessori e via dicendo. E basta.
Plurali Stranieri – Non si fa il plurale di parole straniere. Sono concessi solo plurali di parole latine. Secondo i più avanzati studi di psicolinguistica la morfologia e la sintassi di una lingua sono dentro la testa dei parlanti (e scriventi). Se un parlante (o scrivente) è italiano; allora avrà dentro la sua testa le strutture morfologiche e sintattiche italiane (anche sbagliate, spesso) e non quelle di altre lingue, anche se dovesse conoscerle a menadito.
Paragrafo – Per semplificare la lettura degli articoli è obbligatorio inserire due a capo dopo ogni paragrafo.
Un po’ di be’ e non ce n’è, perché? – Quella mattina di novembre, in terza elementare, non c’eravate oppure pensavate ad altro. Né beh né pò né fà. Fa’ così però! Ma non quì!