Ponti non muri

Tante strade alla fine, come si è visto, purtroppo non ce ne sono. Abbandonata quella di chi vuole sparare ai profughi come leprotti (l’uscita, di alcuni anni fa, era del sindaco leghista di Treviso Giancarlo Gentilini), o di chi vuole rispedirli là dove sono venuti con le buone o con le cattive (meglio queste ultime), non resta che prendere in esame l’ipotesi, molto più sensata, di un ingresso legale per i rifugiati.

Una proposta choc, forse, per alcuni. In realtà, uno dei non molti modi possibili per dare una risposta, non solo italiana ma europea, a questo dramma dei tempi moderni che prima di ogni altra cosa ci dovrebbe indignare e far vergognare. A questo riguardo, il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), assieme con il deputato Mario Marazziti, presidente del comitato permanente sui diritti umani della Camera dei deputati, ha presentato alcune interessanti proposte per il superamento dell’attuale crisi del diritto di asilo in Italia e in Europa.

Infatti l’ecatombe del 19 aprile ha drammaticamente aperto gli occhi del mondo e dell’Europa sull’eccidio che da anni avviene nel Mediterraneo. L’agenda europea sull’immigrazione ha avanzato delle proposte per rispondere a una crisi umanitaria che coinvolge migliaia di persone in cerca di protezione, ma gli Stati membri hanno già fatto dei passi indietro, e nelle ultime settimane abbiamo assistito a scene che segnano il fallimento della politica europea sull’immigrazione.

Per esempio, sono state rialzate le frontiere andando contro i principi fondanti dell’Unione; le quote obbligatorie di ridistribuzione sono duramente contestate da molti Paesi europei; si costruiscono muri che rendono la fortezza europea sempre più isolata; il piano che avrebbe dovuto partire a fine maggio rischia di non concretizzarsi, o di farlo con un ritardo decisivo per migliaia di profughi.

Il Cir, che è presieduto da Roberto Zaccaria e diretto da Christopher Hein, è convinto che gli egoismi nazionali devono essere superati. Per questo, nell’ambito dell’iniziativa battezzata Ponti non Muri, con il finanziamento della Fondazione Unipol, con Unipol Gruppo Finanziario, ha promosso a tutti i livelli una serie di misure capaci di offrire concrete alternative alle persona in fuga.

Spetta all’Italia infatti fare un primo passo. La proposta di legge organica sul diritto d’asilo depositata pochi giorni fa alla Camera dei deputati, contiene degli strumenti che appaiono efficaci per ridurre il rischio di morire nel mare: un programma nazionale di reinsediamento e la possibilità di presentare domanda d’asilo alle nostre ambasciate dai Paesi di origine e di transito.

Il primo passo dell’Italia dovrebbe servire a promuovere poi delle soluzioni a livello comunitario. Infatti il cosiddetto Sistema Dublino, ormai miseramente fallito, dovrà essere superato. Il CIR, assieme con i suoi partner in tutto il continente, ha deciso di promuovere la creazione dello status di rifugiato europeo attraverso il mutuo riconoscimento delle decisioni positive, che permetterebbe ai rifugiati di scegliere il Paese europeo in cui stabilirsi.

Finora i richiedenti asilo che ottengono lo status di rifugiati in Italia, hanno il permesso di viaggiare per novanta giorni in Europa, ma non possono per un minimo di cinque anni prendere la residenza e lavorare negli altri paesi. L’Europa dovrebbe inoltre istituire altre forme di ingresso legale – come visti umanitari, possibilità di richiedere asilo dall’estero, sponsorizzazioni, che potrebbero ridurre notevolmente i movimenti irregolari di richiedenti asilo all’interno dell’Unione Europea, ripartendo più efficacemente all’interno del territorio europeo la responsabilità dell’accoglienza dei rifugiati tra gli Stati membri. Ma gli egoismi dei singoli Stati sono un freno potente a ogni iniziativa politica.

Théodore Géricault, La zattera della Medusa (1819, olio su…

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