Proiezioni
elettorali
E allora. Eccoci qua. Quello che speravamo accadesse con i favori della primavera, ci capita a sorpresa durante i rigori dell’inverno. Una bella campagna elettorale vecchio stile. Che roba. Chiariamoci subito: le consultazioni democratiche sono necessarie. Così lo è anche la campagna elettorale che ne consegue. Ciò che non sopportiamo più è il ripetersi stantio e triste e becero di queste campagne elettorali di bassissimo livello umano culturale sociale ed infine politico.
Purtroppo però, ce ne dobbiamo beccare un’altra. E dato il livello bassissimo delle persone che calcano le scene pubbliche italiane, ecco che ci risiamo. Una anzianissimo signore si ripresenta nuovamente come nuovo e rivoluzionario, e ha addirittura una giovane fidanzata. Riemergono dal coma comici che non fanno ridere ma irritare. Si riproducono a decine seminatori di zizzania multicolori. Sproloquiano artistucoli presentatorucoli intellettualucoli sempre uguali a sé stessi. Solo più vecchi, tanto più vecchi. Nascono e si scindono vecchi partiti. E tutto ha lo stesso odore dei vecchi vestiti nascosti negli armadi tra palline di naftalina, umidità, liquirizie alla violetta e pessimi ricordi.
È vero: tutto ciò avviene anche senza le campagne elettorali. Ma in forma più blanda. Molti convitati di pietra rimangono alla porta, tanti ammuffiti arnesi restano nel fondo polveroso dei cassetti. Ora invece tornano tutti alla ribalta, e tutti ambiscono al successo.
Per cui, per tirarci un po’ su, tiriamo un po’ di somme. Cominciamo dai vincitori. Ovvio che vincono i democratici, con il trenta per cento sicuro, nonostante che tutti gli altri votino loro contro. E infatti ovvio che vincono i centrodestristi, con un qualche partito purchessia e tanta televisione per decerebrati, con il trenta per cento. E i grillini, in crisi di crescita democratica, si assesteranno almeno al venti per cento, come forza nuovissima ad argine del nazismo, vincendo se non con i numeri almeno con il debutto. Una grande affermazione è alla portata dei democratici cristiani di centro che si meritano almeno l’otto per cento; mentre nel campo dei mai contenti, per gli arancioni in cui s’infileranno i valorosi reduci dalla svalutazione dei valori italici si potrebbe prevede anche un altro bell’otto per cento.
Tra le gniu entri elettive come non dare all’elegantissimo auto nominato a guida dell’ennesimo super bolide di centro almeno un quattro per cento secco per lo charme montezemoliano? Lo stesso risultato, cioè un quattro, è il minimo che i maroniani possono aspettarsi dalle urne, visto che sono anch’essi delle gniu entri in questo bislacco paese.
Tra gli irriducibili, progressione geometrica: un due per cento d’ufficio ai veterani finiani, un quattro per cento ai neonati larussiani, un otto per cento ai vendoliani, e scusate se è poco.
C’è poi il presidente del consiglio oggi in carica. Cosa farà? Si butterà a destra o a sinistra o al centro? Di sicuro non si presenterà da solo con tutti i professori: verrebbero bocciati. Si prevedono al contrario catalisi eccezionali dalla presenza montiana, soprattutto al centro dove è probabile che galvanizzi le orde elettorali italiche riuscendo a portare un bonus gigantesco agli splendidi signori centrini portandoli alle vette di un trenta per cento, ma non a testa. Per cui gli si può attribuire senza meno un potenziale sei politico, per cento.
Ricapitolando, senza contare i partiti del prefisso (quelli che prenderanno lo 041 per cento) siamo già arrivati al centoventiquattro per cento dei voti; è evidente che non abbiamo contato né le schede bianche né le schede nulle, né tutti quelli che ai sondaggi nei siti rispondono «non so» quando nessuno ha chiesto loro nulla e potrebbero anche fare a meno di partecipare al sondaggio, se non sanno cosa dire.
Comunque: o ci siamo sbagliati noi, o si sono sbagliati loro. Poco importa: la campagna elettorale è cominciata. Spegnete la televisione. ★