Quando al circo
arriva Bach
Al festival di Matera
Un interessante esperimento di circo contemporaneo all’antica, che sembrerebbe un paradosso, e invece, se declinato bene, può dare luogo a piacevoli sorprese. E’ quello messo in scena dal circo italiano El Grito e intitolato Johann Sebastian Circus. Dove la musica di Bach, spesso stravolta, diventa un magico pretesto per alternare atmosfere sognanti e surreali proprie del circo contemporaneo, a esercizi di base, acrobazie e giocolerie tipiche del circo classico. Un’ardita mescolanza. Il risultato di massima è gradevole, e lo spettacolo è piacevole, con molti picchi di originalità. E un pizzico di presunzione.
MATERA — Nella suggestiva cornice della prossima capitale europea della cultura (l’anno che verrà), davanti all’incantevole Castello Tramontano che domina la città dall’alto, ha installato le tende la compagnia italiana di circo contemporaneo El Grito, nell’ambito del festival “Maggio all’infanzia”, giunto quest’anno alla ventunesima edizione.
Gli spettacoli proposti sono stati principalmente due: Johann Sebastian Circus e Scrath and Stretch, quest’ultimo con alle spalle una decina d’anni di repliche soprattutto in strada. Gli impavidi fondatori sono Giacomo Costantini e Fabiana Ruiz Diaz, che hanno sfidato la sorte, con impegno e buona volontà, realizzando un circo itinerante moderno sotto chapiteau.
Si definiscono un circo contemporaneo all’antica, con l’evidente obiettivo di non allontanarsi troppo dall’archetipo originario di circo. Johann Sebastian Circus è lo spettacolo, probabilmente, che segna la maturità artistica della compagnia, arrivato dopo anni di prove ed esperimenti in Italia e all’estero. La musica di Bach, eseguita da Giacomo Costantini con tastiere, batteria, sequencer, loop station e altre diavolerie elettroniche, prende per mano lo spettatore e lo conduce in un viaggio misterioso, non definito, dai connotati coinvolgenti e accattivanti.
L’altro componente importante è Andrea Farnetani, clown equilibrista visionario. Riesce a tenere in equilibrio gli oggetti più disparati: bicchieri, bastoni, bottiglie, strimpellando addirittura il violino. Fabiana Ruiz Diaz prende le sembianze di una ballerina, inizialmente incredula del suo talento, come fosse un lontano ricordo magicamente riaffiorato. Con l’espressione vaneggiante e l’ausilio di una lampada si aggira tra il pubblico rendendolo complice e allo stesso tempo protagonista di una storia bislacca creata al momento, manipolata con mirabile sarcasmo da Giacomo Costantini.
Il successivo passaggio di palline dei tre artisti, seduti sulle rispettive sedie, pare scandire malinconicamente il tempo che passa, con picchi di originalità particolarmente gradevoli. Nello spettacolo, comunque, tutto acquisisce i connotati del tempo elevato ad elemento portante, dalla musica di Bach sovente destrutturata e rivoltata — alle bolas argentine percosse con vigore da Costantini — fino ai canonici esercizi di acrobatica di base.
I volteggi aerei finali di Fabiana Ruiz Diaz, all’interno di un miscuglio di funi sapientemente domate con fine eleganza, rimandano l’immaginazione a un gigantesco lampadario o, per rimanere ancorati al concetto musicale, alle corde di un contrabbasso o di un violoncello.
Una produzione senza dubbio interessante, frutto di tanto lavoro alle spalle perfettamente tangibile, ma al di là di questo, rimangono delle perplessità riguardo ad un inizio piuttosto lento, e su alcune idee, che a volte danno l’impressione di essere troppo spinte alla ricerca di qualcosa di estremamente sofisticato.
LA PAGELLA
Johann Sebastian Circus, Circo El Grito. Voto: 7