Quella ragazza curiosa
degli anni Sessanta

Il nuovo libro di Maria Luisa Semi

Lasciata la sua professione di notaio (celebre e apprezzata), Maria Luisa Semi si è dedicata interamente alla scrittura, la sua grande passione, e nel giro di pochi anni ha sfornato ben quattro libri, che sul filo della memoria e dei ricordi personali riannodano le vicende più significative della seconda metà del Novecento. Storie liete e tristi viste attraverso gli occhi di una giovane donna che si apriva al mondo degli adulti, curiosa e attenta ai mutamenti sociali. «Una ragazza…i suoi Sessanta» si intitola l’ultimo lavoro, pubblicato da Linea Edizioni, con la prefazione della psicologa Vera Slepoj. Ne riportiamo l’introduzione, firmata dalla stessa autrice.

Difficile scrivere senza mettere sé stessi, soprattutto quando una persona non scrive professionalmente lasciando che siano i ricordi o le impressioni a essere protagoniste, senza un ordine prestabilito. La nostra mente è una miniera nella quale sono racchiuse innumerevoli schede. Quando una di queste si affaccia o inconsciamente fa capolino, si sente quasi il bisogno di ricordarla in concreto e quindi fermarla su carta. Per poi eventualmente rileggere e ricordare con più sentire. Sarà stata solo un’impressione? Un ricordo? Oppure è stata traccia di un avvenimento fortemente vissuto?

Così ho scritto due piccole opere, semplici, forse troppo personali, ma con uno sfondo che ha rappresentato un periodo, un ambiente, l’affresco di una vita insomma. Sono partita da un avvenimento che ha condizionato quanto accadde dopo: la mia laurea, il momento nello stesso tempo più soddisfacente e più malinconico, in un certo senso infatti terminava un periodo di speranze, di difficoltà, di gioie e anche di incoscienza e incominciava la vera vita con le sue aspettative, ma anche con le sue incertezze e paure…”Cosa farò da grande?”.

Cominciavano, non solo per me, dieci anni difficili, importanti e caratterizzati da forti cambiamenti. I primi lavori precari, il bisogno di avere in tasca qualche soldino tutto mio, da me prodotto, l’ansia di arrivare a qualcosa di concreto, di definitivo. Tutto accadeva in un periodo interessante e difficile: gli anni Sessanta. Difficile per tutti, non solo per me: l’Italia era a una svolta politica e sociale. La mia Venezia, sempre un po’ ovattata non risentiva pesantemente di quanto nel paese cambiava; certo, si leggeva –molti i giornali- si sentivano notizie buone o cattive alla radio o alla televisione, ma con un senso di estraneità.

Si partecipava anche, ma più a livello intellettuale o attraverso l’informazione, che con una diretta scesa in campo. Così, tra i molti avvenimenti ricordo alcuni tra i più significativi del Secolo, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, il dramma del Vajont, l’assassinio di Kennedy, il mitico ’68. Io c’ero, curiosa come sempre e in un certo senso dispiaciuta di non poter essere presente, ma distante, un poco anche psicologicamente.

Starò attenta: non vorrei che questa fosse un’autobiografia, anche perché io non ero e non sono una persona importante e le mie esperienze sono quelle che forse altre persone della mia età hanno fatto. Il decennio, per tutti fu rilevante, per cui tenterò di esprimere, soprattutto, il modo in cui una persona giovane –ormai i vent’anni erano quasi passati, mi avvicinavo ai trenta- visse quel periodo con i suoi grandi passaggi sociali, culturali, politici, nazionali e internazionali.

(tratto dal libro di Maria Luisa Semi “Una ragazza…i suoi anni Sessanta” (Linea Edizioni, 2019).

Nota (r.b.) – Non dev’essere stato facile per Maria Luisa Semi, celebre e apprezzato notaio, incatenarsi per anni al linguaggio freddo e burocratico della stesura degli atti notarili necessari alla sua professione, rinunciando alle immagini, agli aggettivi, alle iperboli, a tutte le croci e delizie della scrittura. Così quando ha deciso che tempo era venuto di chiudere il librone delle pratiche, ha aperto il suo quaderno privato e ha lasciato fluire i ricordi e le sensazioni di una vita. Quatto libri ha scritto negli ultimi anni: “Una bambina” (2012), “La petite fille et la guerre” (2015), “L’età della bellezza…si cresce” (2017), e adesso “Una ragazza…i suoi anni Sessanta”.
“Pagine scritte da una donna normale come moltissime altre –spiega- che un tempo è stata una ragazza riflessiva e critica su quanto in quegli anni accadeva intorno a lei e nel mondo. Un mondo del tutto diverso da quello che oggi conosciamo”. Il suo libro, scrive nella prefazione Vera Slepoj, “è un viaggio nella storia di un’Italia attraversata dagli eventi, tra resurrezione e tormento, tra conflitti e utopie, ma è anche un saggio aperto e puntuale che viaggia in parallelo agli eventi personali dell’autrice e sociali del paese”.
Sfilano così le immagini di Kennedy, di Martin Luther King, dei Beatles, del Vajont, ma anche di Mary Quant e dei Platters. E’ un diario privato, sì, un romanzo personale, che colpisce per la freschezza delle immagini e la nitidezza della parola scritta. Ma è anche una sorta di insegnamento, una storia di educazione sociale che cerca di comunicare alle giovani generazioni, insieme ai valori di un’epoca scomparsa, il senso dei passaggi più importanti dell’infanzia e dell’adolescenza. Un’opera tenera e delicata, che sa far riflettere.

LA PAGELLA

Maria Luisa Semi, “Una ragazza…i suoi anni Sessanta”, Linea Edizioni. Voto: 7

www.lineaedizioni.it

The Platters (fonte: Pinterest).

Quella ragazza curiosa degli anni Sessanta