Stupori e meraviglie
ai confini dell’arte

L’avventuroso viaggio nella Biennale di Venezia

È un’edizione ampia, ricca, variegata, stravagante e discussa, quella allestita per la cinquantaseiesima rassegna dell’ente culturale. L’esposizione si snoda come di consueto tra i padiglioni dei Paesi ai Giardini di Castello, e nei nuovi spazi dello storico Arsenale. In mostra, le molteplici espressioni dell’arte contemporanea, capaci di sorprendere e di emozionare come anche di lasciare perplessi. Non mancano gli omaggi a celebrati maestri, e le scoperte di nuovi talenti.

VENEZIA – Con l’apertura dell’edizione di quest’anno, la Biennale d’arte celebra centoventi anni dalla prima esposizione del 1895. Più di undicimila mila metri quadri tra Arsenale (ottomila) e i Giardini di Castello (tremila), e in aggiunta le aree esterne in cui si snodano le mostre. Altre superfici di aree cinquecentesche saranno inoltre restaurate per eventi futuri.

Moltissime sono le dinamiche che appartengono alle creazioni dell’arte contemporanea. I visitatori dell’edizione di quest’anno si trovano ad affrontare molteplici espressioni relative alle tematiche dell’arte, riunite sotto il titolo di All the World’s Futures, ideato dal curatore Ohwui Enwezor .

Il percorso espositivo si apre alle Corderie dell’Arsenale con la presenza monumentale dei tubi al neon di Bruce Nauman, un’istallazione risalente agli anni Ottanta, circondata da un immenso numero di spade incrociate di Adel Abdessemed, che ci fanno proseguire lungo le interminabili traiettorie del percorso espositivo.

Si passa tra video, fotografia, istallazioni e colori sparsi lungo il pavimento, terre gialle, verdi, polveri azzure, e ancora video-istallazioni che hanno per tema l’acqua, come il mare/natura contro l’eccidio delle balene delineato da Isa Genzken, affiancata dalla presenza di un importante personaggio dell’avanguardia artistica come Christian Boltanski.

All’ultimo spazio dell’Arsenale, l’omaggio dedicato a George Baselitz, con immense tele che poco rappresentano il suo stile. Ci sono anche opere dedicate alla natura di Marlene Dumas. Molto c’è da vedere, da attraversare, anche se non sempre tutto con una risposta precisa: questo è l’enigma dell’arte contemporanea, molti i punti che restano in sospeso.

Il visitatore, a volte sconnesso, a volte affascinato dalle proposte creative degli artisti, può risollevarsi arrivando alla zona delle Gaggiandre, sempre all’Arsenale, dove ad accoglierlo troverà un’ imponente scultura di Drago, tutta in ferro, che si specchia nelle acque circostanti. Poco più in là, l’artista brasiliano Vik Muniz con l’istallazione-barca dal titolo Lampedusa realizzata con una struttura di quarantacinque piedi coperta da materiale, che riproduce la prima pagina del quotidiano La Nuova Venezia, datata 4 ottobre 2013, il giorno seguente alla tragedia di Lampedusa.

L’ingresso al Padiglione Italia con il Codice Italia presenta una selezione d’artisti riuniti in spazi-box . Sono quindici: dalle fotografie di Paolo Gioli, Paolo Parmiggiani, Kounellis, Paladino, Longobardi, assieme a giovani Aquilanti e Tambellini. Le presenze femminili invece vanno da Vanessa Beecrof, Marzia Migliora con una mega opera Distesa-di-pannocchie-tra due armadi d’antan.. Significativi gli Omaggi all’Italia di William Kentridge , Peter Greenaway e Jean-Marie Staub.

Dalle Tese ai Giardini delle Vergini, verso i Giardini di Castello, si accede alla seconda kermesse della Biennale. La sala d’ingresso, quella della Cupola di Galileo Chini, si evidenzia con l’omaggio all’artista italiano scomparso Fabio Mauri con una significativa e insolita scultura realizzata soltanto con una serie di molteplici valigie datate, usate, sulle quali sono ancora attaccati i cartellini di viaggio: da Roma alla Costa Azzurra.

Il cuore del padiglione centrale sembra essere, secondo il curatore, lo spazio/Arena tutta avvolta di rosso, nel quale Enwezor ha realizzato uno spazio scenico dedicate alle letture, che per tutta la durata della Biennale saranno indirizzate verso il Capitale di Marx, sotto lo sfondo di canti di lavoro di Jason Moran e le poesie di Pasolini.

Tra i padiglioni più interessanti si segnala il nuovo dell’Australia, una struttura realizzata in acciaio e cemento, un cubo nero con le opere dell’artista Fiona Hall, la Francia sempre con un tema dedicato alla natura con gli alberi mobili e i pini marittimi di Celeste Boursier-Mougenot che escono dal padiglione e dialogano con il pubblico.

Il più divertente? Senz’altro quello del Giappone, tutto a cascata di migliaia e migliaia di fili rossi con altrettante chiavi/simbolo sospese dall’alto della bella istallazione, circondate da vecchie barche. Il sogno rosso creato dall’artista giapponese Chiharu Shiota .

Il Padiglione delle Isole Tuvalu con la ricostruzione di ambienti-spazi che parlano soltanto di uno spazio fatto solo di cielo e acqua desta una riflessione, quella del progressivo innalzamento delle acque nel mondo. Ed ancora la Spagna con un elemento-edicola densa di richiami gossip sull’Italia e circondata da inserzioni e richiami video di Dalì.

La novità di quest’anno è la partecipazione dell’Islanda con un’idea-progetto molto discussa: quella che regala una Moschea ai musulmani di Venezia nell’antica chiesa di Santa Maria della Misericordia a Cannaregio, chiusa al culto cristiano dal 1969. Il tutto sotto la regia dell’artista svizzero Buchel. Ma assomiglia troppo a una moschea vera. Per questo vogliono farla chiudere.

56° Biennale Arte, Venezia
Giardini di Castello, Arsenale
Fino al 22 novembre
www.labiennale.org

Chi­ha­ru Shio­ta, The Key in the Hand (foto Sunhi Mang /…

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