Sull’Expo spunta il Soleil
ma non è una buona idea

Non ne indovinano una quei genialoidi nelle cui mani è stata incautamente affidata l’Expo di Milano del 2015. A parte le tangenti, gli sprechi, gli errori, le goffaggini, e i clamorosi ritardi che con ogni probabilità faranno mestamente naufragare l’esposizione dedicata a uno dei temi più imbarazzanti che si potessero trovare, come la nutrizione del pianeta, c’è una piccola storia – e però emblematica – che riguarda gli spettacoli previsti per rallegrare i visitatori.

Questi ineffabili organizzatori hanno infatti chiamato i fantasiosi canadesi del Cirque du Soleil, ai quali hanno chiesto di inventare uno spettacolo ispirato al tema dell’Expo. Lo show andrà in scena, nell’affascinante nuova area fieristica di Rho-Pero, per sessanta repliche filate (due mesi sui sei dell’esposizione), e costerà agli ideatori italiani dell’Expo (all’Italia, in parole povere) qualcosa come centomila euro a sera. Il Soleil insomma incasserà da questa sua avventura italiana qualcosa come sei milioni di euro.

Il problema non è se la spesa sia giustificata o se invece sia eccessiva. Probabilmente corrisponde al valore sul mercato attuale del Cirque du Soleil, un’impresa faraonica che ha un fatturato di 2,7 miliardi annui, quattromila dipendenti, e una decina di produzioni col suo nome, tra itineranti e stabili, sparse in tutti i continenti.

Il problema non è nemmeno il Soleil. Che, a parte l’ormai annoiante ripetitività di una formula vincente (da trent’anni gli spettacoli cambiano i titoli ma si ripetono praticamente tutti uguali), viene ancora considerato – a ragione – il circo migliore del mondo. Il più originale. Il più creativo. Il più fantasioso. Il più spettacolare. Il più sorprendente.

Il problema è se era proprio necessario affidare gli spettacoli dell’Expo italiana a un circo non italiano. Se non fosse stato meglio, dato che l’Expo si svolge in Italia e dovrebbe essere anche la vetrina delle eccellenze italiane, mostrare cosa l’Italia ha di buono anche nel campo dello spettacolo.

E ne ha, ne ha l’Italia, di spettacoli e di artisti buoni, da far conoscere al mondo intero. È questo che fa rabbia e che sconcerta. Se volevano dare spazio al circo, per esempio – e poteva essere una buona idea – avrebbero potuto avvalersi delle grandi famiglie del circo italiano, dagli Orfei ai Togni, dai Casartelli agli Errani, solo per fare alcuni nomi, che sarebbero state in grado di allestire spettacoli sia antichi che moderni che non avrebbero certamente sfigurato. Ma lo stesso si può dire per tutti gli altri generi di spettacolo dal vivo, dal teatro alla musica, sia classica che leggera.

Con un budget di centomila euro a sera, con quei sei milioni di euro che finiranno nelle casse già ricche del Soleil, attori, musicisti, cantanti, ballerini e circensi italiani, avrebbero saputo certamente fare degli spettacoli italiani bellissimi. Ma per farlo bisognava avere un’idea. L’idea però non c’era.

E allora, come dicono al Soleil, alegria! ★

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