Tramonti sul Nord

Il tramonto del Celeste Roberto Formigoni non sarà senza conseguenze. Al contrario, la sua caduta in Lombardia appare destinata a trascinare con sé tutto il governo del Nord, a cominciare dalle altre due regioni più importanti dell’Italia settentrionale, il Veneto e il Piemonte. E questo nonostante che i loro governatori, i leghisti Luca Zaia e Roberto Cota, non appartengano allo stesso partito del Celeste Roby, il Pdl. Ma i loro destini sono strettamente e pericolosamente incrociati.

Perché se la Lega in Lombardia dovesse togliere l’appoggio a Formigoni, come ha fatto intuire Roberto Maroni quando ha detto che gli sembra difficile che il Celeste possa andare avanti fino alla scadenza del mandato nel 2015, la caduta della giunta lombarda, senza più maggioranza, potrebbe provocare la reazione a catena del Pdl. Il partito di Berlusconi e di Formigoni potrebbe infatti ritenersi ragionevolmente libero da ogni vincolo di alleanza con la Lega e, anche un po’ per ripicca, potrebbe togliere il sostegno a Cota e a Zaia, facendo così cadere anche le giunte del Piemonte e del Veneto. In questo modo il Carroccio perderebbe gli unici governatori che ha, ai quali tiene tantissimo.

Pertanto la Lega, che deve essere più realista del re anche in conseguenza del suo pessimo stato di salute, alla fine potrebbe decidere di non togliere ufficialmente l’appoggio al Celeste, limitandosi a guardarlo cadere, senza affannarsi a spingerlo giù ma anche senza offrirgli una ciambella di salvataggio. Un atteggiamento del genere, comunque, probabilmente non basterebbe ad evitare le dimissioni che il governatore prima o poi si vedrà costretto a rassegnare sotto i nuovi presumibili colpi dell’inchiesta che lo riguarda, e il conseguente tracollo della sua maggioranza. La fine dell’alleanza tra Lega e Pdl in Lombardia, sia pure non cercata e non decisa dai due partiti, o anche da uno solo dei due, ma necessitata dagli eventi, produrrebbe la stessa situazione di cui sopra: un liberi tutti che porterebbe come prima conseguenza la fine dell’alleanza anche nelle altre regioni del Nord, Veneto e Piemonte in testa, con la rovinosa caduta di Zaia e di Cota.

E pensare che la Lega aveva fatto fuoco e fiamme per avere, per la prima volta nella sua storia, i governatori di due importanti regioni del Nord, e c’era anche riuscita, obbligando l’allora premier Berlusconi, che dei voti della Lega aveva bisogno come il pane per sopravvivere, ad accontentarla. Curioso destino. La Lega è riuscita a fare due governatori in extremis, poco prima che scoppiasse lo scandalo che l’ha travolta, e la conseguente emorragia di consensi che oggi non le consentirebbe di eleggere neanche il sindaco del più sperduto paesino delle valli bergamasche.

Zaia e Cota, spacciati per due enfant prodige della politica, governano da poco tempo, ma è stato un tempo sufficiente per constatare come, in realtà, non abbiano brillato affatto. Ora anche la loro parabola volge al termine. Non tanto e non soltanto per default personali, quanto per i fallimenti del loro partito e della loro alleanza. Sic transit gloria mundi, direbbe il Papi. Lui sì che se ne intende. ★

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