A tutta birra
Un itinerario spumeggiante e spensierato
Dal mare alla montagna, in viaggio tra i numerosi birrifici artigianali del Friuli-Venezia Giulia, la regione che ospita i maggiori e più quotati produttori italiani. Da nomi celebri come Moretti, Dreher, Dormisch, fino al piccolo stabilimento di Forni di Sopra che utilizza foglie e piante del parco naturale delle Dolomiti friulane. E con molte sorprese, come la birra affumicata, quella prodotta con il riso, e quella forte come la bora che soffia sul golfo di Trieste.
UDINE – Chissà se è vero che chi beve birra campa cent’anni, come diceva una vecchia pubblicità. Crederci, comunque, non fa male. E anche bere birra non sembra fare troppo male alla salute, beninteso sempre che non se ne beva in quantità industriali. Al massimo, gonfia un poco la pancia, e questo non è poi così grave. C’è di peggio. Il mal dell’agnello, per esempio.
In compenso, quello che è certo è che la birra in Italia ha una lunga e antica tradizione, e che tra le regioni produttrici di birra, un posto di rilievo spetta al Friuli-Venezia Giulia che, guarda caso, è anche tra i maggiori (e migliori) produttori di vini. È proprio per celebrare questo primato che la Regione, qui intesa come ente, ha deciso di organizzare degli spumeggianti itinerari alla ricerca dei più interessanti birrifici artigianali.
Basta pensare, ad esempio, alla celeberrima Birra Moretti, quella della pubblicità dell’omone coi baffi e col cappello, nata a Udine nel 1859, ma anche alla Dormisch di Resiutta del 1881, e alla Dreher, che aprì a Trieste nel 1865. La vocazione del Friuli-Venezia Giulia alla produzione di birra ha origini antiche, ed evoca nomi che sono stati portati alla ribalta della scena internazionale. È forse per questo che nella regione è rimasto un forte attaccamento a questo prodotto, grazie a piccoli birrifici artigianali sparsi in tutto il territorio. Dalla produzione di birra nell’area montana, in cui primeggiano le erbe spontanee, fino a quella prodotta sulla costa, erede di una tradizione centenaria, il viaggio alla scoperta delle birre regionali tocca l’intero territorio.
In Carnia è dal parco naturale delle Dolomiti friulane che provengono alcuni degli ingredienti delle birre di «Foglie d’erba», un piccolo birrificio con sede a Forni di Sopra, che dopo aver vinto il premio come miglior birra dell’anno nel 2010, da pochi mesi ha aperto un nuovo spazio dove è possibile acquistare le bottiglie o degustarle in loco.
A breve distanza si raggiunge il delizioso borgo di Sauris, dove il gusto affumicato non caratterizza solo l’omonimo prosciutto, ma anche una birra: da non perdere però anche le versioni chiara Pilsen, rossa Vienna e Canapa. Sempre restando nella zona montana, è d’obbligo una visita alla ghiacciaia di Resiutta, nel cuore del parco naturale delle Prealpi Giulie: qui imprenditori asburgici iniziarono a produrre birra già nell’Ottocento, sfruttando le ottime acque del torrente Resia.
Successivamente la ghiacciaia diventò fondamentale complemento dello stabilimento Dormisch che la utilizzò per la fermentazione. A Resiutta la produzione di birre artigianali continua ancora oggi, mentre poco distante, a Coccau, è nata la prima birra locale della Valcanale, a chilometro zero, attraverso l’utilizzo di piante aromatiche e officinali del luogo.
Spostandosi sulla costa, a Trieste, sul Carso e a Muggia, c’è un proliferare di piccole produzioni artigianali e alcune di queste hanno nomi speciali che si ispirano alla bora, il forte vento che soffia su Trieste. Poco lontano dal mare, a Paradiso di Pocenia, invece, non si poteva che produrre una birra con il riso: dal colore giallo paglierino e con poca schiuma, ha un sapore delicato e contiene i più pregiati oligoelementi del riso.
Infine, anche nel pordenonese non mancano nicchie produttive tutte da scoprire: da quelle di Cavasso Nuovo, aromatizzate con frutta e fiori, passando per quella di Caneva, prodotta con l’acqua che sgorga dal Fiume Livenza, fino a quella di Travesio, che nasce dall’unione dell’acqua pura della pedemontana, luppolo e malto.★