Un panorama da cubo
Fa discutere la nuova ala d’albergo in piazzale Roma a Venezia
Fa discutere tantissimo lo svelamento di una nuova ala d’albergo, in piazzale Roma a Venezia. La struttura, un cubo in pietra bianca finestrato da quadrati, è quanto di più distante si possa immaginare dall’architettura veneziana d’ogni tempo. Tranne quella presente. Sebbene pateticamente orribile in una città come Venezia, il nuovo cubo s’inserisce perfettamente in una temperie culturale, estetica, strutturale, mentale di profonda crisi intellettiva.
D’accordo: non abbiamo girato il mondo abbastanza da poter stilare un elenco dei luoghi più brutti del pianeta. In più, quelle rare volte che abbiamo lasciato l’arcipelago lagunare, abbiamo visitato luoghi più o meno carini. Di solito infatti si viaggia per vedere luoghi belli, non le schifezze.
Però possiamo ricordare un centro commerciale d’ineffabile sghimbescio a Karthoum in Sudan; l’inferno stupefacente di Cracolandia a San Paolo in Brasile; lo scorcio attonito dalla finestra di un albergo a New York; una tristissima consunta residenza operaia a Osaka; l’albergo dell’aeroporto di Mosca negli anni ottanta. E per non muoversi tanto nello spazio e nel tempo: il mai finito e mai intonacato di certi villaggi di montagna calabrese, o di valle bellunese; cittadine pugliesi, suburbi laziali, circonvallazioni e svincoli italici. Oppure, solo con un biglietto actv: il nuovo riordino del Lido (e l’ospedale abbandonato); l’area di rovine attorno alla stazione dei treni di Mestre.
Insomma, la nostra buona rata di orrore l’abbiamo vista. Per questo sosteniamo che in fondo la nuova ala d’albergo da cubo poi tanto schifo non fa. Geometricamente è retta. Cromaticamente è neutra. È una schifezza se confrontata al resto della città; ma ci sono pure pretenziosissimi esperimenti catastrofici di stile e gusto disseminati qua e là (e alcuni anche osannati dalla critica). Forse, non volendo ripetere i passi falsi di pochi maestri architetti e e di molti ripetenti geometri del passato, si è preferito un bel cubo ad uno stile stridente.
Insomma, (insistiamo) la nostra buona rata di orrore l’abbiamo vista. Per questo sosteniamo che in fondo la nuova ala d’albergo da cubo si inserisce perfettamente nel panorama da cubo del nuovo piazzale Roma disegnato dal regime contemporaneo: la tegola nera del nuovo tribunale; il parallelepipedo della pensilina del tram; l’arco insulso del ponte calatraviato. Il riordino continuo del piazzale ha generato nei decenni un luogo squallido e umanamente insostenibile, una vuota distesa labirintica d’automezzi e pedoni senza riparo, contornato da schifezze d’antan che hanno guadagnato in allure con il passare del tempo, e con il confronto con i successori. Ed oggi tempestato di solidi regolarmente autorizzati dai cerberi sovrintendenti all’estetica cittadina.
Insomma, (insistiamo triplicemente) la nostra buona rata di orrore l’abbiamo vista. Per questo sosteniamo che in fondo la nuova ala d’albergo da cubo è perfetta per un panorama da cubo per l’ingresso della città da terra: che è un ingresso posteriore, di servizio diciamo, orribilmente vacuo e disumano fin dal suo riordino mussoliniano, e che vista l’impossibilità contemporanea di concepire la bellezza, la funzionalità, l’umanità, l’albergo da cubo sta benissimo insieme agli altri oggetti geometrici disseminati intorno come un giochino di bambino cretino (infila il solido nel buchino, se non ci entra: usa il martello, forte forte).
Auguri!★