Un ritratto
giapponese
per Venezia

Grande successo di pubblico per la grande mostra itinerante in Giappone

Molto lusinghiero il bilancio della mostra veneziana nella sua prima tappa giapponese a Tokyo, abbiamo raccolto alcune impressioni dei visitatori.

TOKYO — Sta riscuotendo un gran successo di pubblico la mostra «Ritratto di Venezia», che presenta in Giappone i mille di storia della città con centoquaranta opere divise in tre capitoli tematici per una descrizione che parte dagli oggetti quotidiani fino alle opere d’arte di Carpaccio, Bellini, Tintoretto e altri. Dedicata principalmente alla maturità culturale della Serenissima, quando era all’apogeo della gloria e della ricchezza, è un’occasione preziosa per il pubblico nipponico per riscoprire il fascino di Venezia. La mostra, iniziata il 23 settembre durerà fino al 25 novembre dell’anno prossimo, spostandosi tra Tokyo, Nagoya, Miyaghi, Ehime, Kyoto e Hiroshima con un biglietto d’ingresso di 1.400 yen (prevendita 1.200).

I visitatori hanno superato quota centomila il 19 novembre scorso, per festeggiare questo traguardo sono stati preparati dei tradizionali biscotti giapponesi di riso osenbei con dedica originale che verranno distribuiti per dieci giorni solo alle prime cento persone ogni giorno. Il concerto inaugurale, per pianoforte e violoncello, ad ingresso libero, verrà a giorni replicato per accontentare anche quelli che sono rimasti fuori alla prima. Al piano il ventitreenne Tsujii Nobuyuki, cieco dalla nascita, uno dei più grandi concertisti giapponesi.

Aperta alla grande al Museo Edo di Tokyo con una spedizione che annoverava il sindaco Giorgio Orsoni, il rettore di Ca’ Foscari Carlo Carraro, il presidente di Confindustria, più rappresentanti di Regione, Provincia, imprese e Camera di Commercio, per un approccio non solo artistico, ma anche commerciale e scientifico, la mostra veneziana può considerarsi riuscita almeno per la soddisfazione del pubblico.
Abbiamo raccolto alcuni piacevoli commenti dei visitatori tokyoiti, che sicuramente non troverete altrove.

Aoki Takuya
 : «Lavoro nel campo turistico, e in particolare nella sistematizzazione dei dati. Tra le cose che più mi hanno colpito c’è certamente il ferro da gondola. Non solo per la sua forma esotica e anche perfettamente riconoscibile, ma proprio perché, nato per protezione della barca dagli urti e come contrappeso del gondoliere per mantenere l’equilibrio, da una funzione pratica è diventato una decorazione lussuosa e particolare. Secondo me nel disegno del ferro da gondola, oltre ovviamente all’architettura della città, si può vedere l’influenza della cultura orientale. Quando osservo un ritratto del doge le sue splendide vesti mi ricordano sempre quelle di un imperatore cinese. Sono molto divertito inoltre di come si possa verificare vocazione commerciale della città guardando quasi ogni cosa esposta.»

Yoshio K.: «Mi ha colpito molto la storia dell’opera di Carpaccio, «Le due dame» che possiamo definire l’opera civetta per attirare i visitatori per la sua prima esposizione in Giappone: è incredible pensare che questo quadro, creduto per secoli per sbaglio il ritratto di due cortigiane, era dipinto sulla porta di un mobile ed è stato tagliato in due parti vendute separatamente; la sua metà con la sena di caccia in laguna era a Los Angeles. Per associazione di idee penso alla città che galleggia sul mare e che al mare si rivolge per la sua storia e la sua economia come a Tokyo. E penso che la storia di Venezia e molti aspetti della sua società possano essere di spunto per il Giappone di oggi. Nonostante Venezia si stia trovata per secoli tra grandi nazioni è riuscita per molto tempo a conservare l’indipendenza, prosperare e commerciare, sviluppando autonomamente cultura e scienza. Il Giappone potrebbe imparare dalla loro direzione. La comunanza tra Venezia e Giappone potrebbe essere un nuovo senso di valori che non dipendono dalla terra. La crisi economica mondiale, la distruzione dell’economia effimera, e l’aderenza dell’amministrazione di beni da servizio pubblico possiedono il senso di valori da “terra mitica”. Ora stiamo vedendo la loro fine. Per noi giapponesi Venezia è una speranza.»

Tra tutte le opere esposte i quadri di Pietro Longhi hanno riscosso il successo maggiore, in particolare «Il venditore di profumo» e «La famiglia nobile». Senza nulla togliere alla sontuosità delle «Dame» di Carpaccio, alla gloria del «Paradiso» di Tintoretto o alla sensualità della «Venere» di Sebastiano Ricci («molto seducente …immagino che lo mettessero in alla camera da letto), la minuta descrizione della fuggevole vita del presente, così simile alla tradizione giapponese delle stampe ukiyo-e (le immagini del mondo fluttuante) ha catturato la fantasia dei più. Katsura Tamiko: «Ci sono due tipi di copertina di catalogo; in rosso o in blu. Nella copertina rossa c’è una riproduzione di Carpaccio. Nella copertina blu un dettaglio di Longhi: ho comprato il catalogo con copertina blu perché mi ha attirato il gesto momentaneo di un uomo e di una donna con maschera e mantello, che mi ha fatto sentire la decadenza di quel tempo, come un’immagine fugace e allo stesso tempo persistente».

La mostra è stata organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, la casa di produzione cinematografica TOEI Company, e la rete televisiva Tokyo Broadcasting System.

Un ritratto giapponese per Venezia