Sesso droga rock’n’roll per forza sul lungomare di Los Angeles

I film che non avete ancora visto e neanche io

Costretto dalla pandemia ad un dorato confino nella lussuosa conciergerie dello stupendo ma deserto hotel Les Pantalons Rouges di Bad-Gadesbourg nel cantone di Uri, in Schvizzerha, il barone Heinz Krauss von Espy, appena saputo del rinnovamento nella continuità del Il Ridotto di Venezia, ha prontamente inviato una delle sue invidiabili recensioni di film non ancora visti, dal pubblico e tantomeno da lui stesso medesimo. «Eviterò di parlare della Mostra — anticipa — che si annuncia, come ogni anno, di una noia mortale. Forse quest’anno di più per la forte presenza di opere del cinema italiano che, con il compianto dimezzamento dei fratelli Vanzina, ormai non ha più nulla di bello da proporre. Dispiace solo che non ci saranno molti divi e ancor meno pubblico. Ma a me ciò non interessa, perché tanto non sarei venuto lo stesso».

 

La locandina di Malibu Road (2020).

LES PANTALONS ROUGES — La pandemia ha impedito quest’anno l’arrivo della nostra storica centenaria clientela: le sale dell’hotel sono vuote, e tocca aggirarsi furtivi nei corridoi per impedire che la servitù inizi a fornicare in una confusione di sessi invece di spolverare gli specchi e eliminare sul nascere le ragnatele; è per ciò che abbiamo meno tempo del solito per dedicarci alla recensione di opere cinematografiche non ancora viste, ma per l’occasione del rinnovato Ridotto abbiamo fatto un’eccezione.

Come voi tutti ben ricordate, gli anni Sessanta del defunto secolo scorso furono un’epoca folle e divertentissima (chi non è stato giovane negli ani Sessanta?), e anche un tantino pericolosa. Da quando Quentin Tarantino ha creato Once Upon a Time in… Hollywood (con l’incredibile duo: Leonardo DiCaprio e Brad Pitt; e la bellissima Margot Robbie) ambientato a Los Angeles nel 1969, tra divi divette sette sataniche e universi paralleli, si deve essere creata una moda, perché eccoci qua a scrivere di Malibu Road (prossima uscita USA 11 settembre 2020).

Malibu Road è un pezzo del lungo lungomare di Los Angeles, dall’altra parte di Hollywood che è in collina, e quivi è ambientata la vicenda, ideata da Montgomery Markland e Emilia Bogdanova, di un gruppo di scalmanati sessantini losangelini che se la spassano un mondo — ma che di sicuro sono esistenzialmente disperati — tra occhiali ray-ban, motociclette, pastiglie di acido e sesso a go-go. Quando ancora non era stata inventata la movida e gli spritz all’aperol in bicchiere di plastica, toccava divertirsi così.

A furia di spassarsela i giovinastri restano impigliati in uno dei tanti, ma questo è documentato (se i documenti sono veri) e non è una vera panzana (oppure no?), complotti incasinati orditi dalla Cia in territorio statunitense a scapito dei cittadini che invece avrebbe dovuto difendere, agendo solo all’estero però. Il duo creativo Markland e Bogdanova ha tramacciato infatti che i pesciolini giulivi incappino nella rete nientepopodimeno dell’Operazione Midnight Climax (Crescendo di Mezzanotte, per i cruscanti) branca deviata dell’ancor più deviante progetto MK-Ultra (la sigla è insensata, solo l’incomprensibile paio di lettere MK per i progetti usciti dall’Ufficio Servizi Tecnici della Cia, più Ultra perché era veramente oltre).

Il progetto Crescendo di Mezzanotte prevedeva la somministrazione, all’insaputa, di sostanze stupefacenti a persone ignare e restìe per vederne l’effetto che fa, nella geniale generale intenzione del progetto MK-Ultra di controllare la mente degli altri attraverso preparati chimici e torture più o meno cruente (elettriche acquatiche meccaniche). È altamente probabile che se l’avessero reso pubblico avrebbero trovato migliaia di volontari disposti a farsi sperimentare il controllo mentale previa assuzione di smodate quantità di acido lisergico e altre sostanze psicotrope; e forse anche qualcuno disposto a pagare per le torture. Di sicuro molti tra gli ospiti de Les Pantalons Rouges.

Ovvio che entrambi i progetti siano stati chiusi, ma poi trapelati. E ovvio pure anche e infatti che sono argomento ricorrente nelle serie televisive per semialfabeti di ritorno e nei videogiochi per postadolescenti di andata. Fatalità, lo scrittore e regista e interprete Montgomery Markland — che con un nome così, quando avrà superato l’ottantina sarò lieto di accogliere nel mio hotel e anche servirgli un Martini (bisogna che se lo paghi, però) — ha lavorato nel mondo dei videogiochi: con una sfigatissima casa di produzione Killspace nata nel 2009 con quaranta dipendenti e defunta tre anni dopo (prodotto un solo gioco) a causa del fallimento di Atari in una delle tante spaventose crisi dell’economia occidentale. Doveva produrre anche un gioco basato su Apocalypse Now, ma per fortuna ci è rimasto solo il film (ed è già troppo specie per la versione Redux).

Il gruppo artistico e tecnico (cast) è composto di professionisti senza gloria (per il momento), ma molto probabilmente senza infamia (gli statunitensi sono sempre affidabili) tutti con una già lunga carriera di parti secondarie in film e soprattutto serie tivù. Comunque tutti bei ragazzi, oltre alle ragazze che sono sempre carine. L’assenza di Morgan Freeman, Malcolm McDowell e Bruce Willis (e anche purtroppo della rifioritissima Nicole Kidman) è una garanzia che il film potrebbe non essere una schifezza tremenda, ma il condizionale è necessario.

Nel frattempo stando in argomento, o voi che non andrete alla settatasettesima mostra di Venezia, guardatevi Frank Sinatra, sergente dell’Invicibile Esercito della Nazione della Libertà vittima del lavaggio del cervello per mano dei perfidi comunisti nord-coreani in The Manchurian Candidate (orribilmente tradotto in italico come Va’ e uccidi) diretto da John Frankenheimer nel 1962. Oppure il maggiore dell’Impero del Male Charles Bronson che tenta di sanificare la rete di agenti sovietici (tutti con il cervello prelavato) in incognito nella Terra della Libertà nel classico diretto da Don Siegel: Telefon (1977, questo titolo non l’hanno tradotto, chissà perché). E soprattutto il magnifico The Ipcress File (in italiano semplicemente Ipcress) con un flemmatico giovane Michael Caine nella parte dell’agente segreto anti-bondiano, Harry Palmer: un capolavoro del 1965 diretto da Sidney J. Furie; Ipcress è l’acronimo testacoda di Induction of Psychoneuroses by Conditioned Reflex under Stress (Induzione di psiconeurosi da riflesso condizionato sotto stress, una cosa studiata sul serio negli anni Sessanta: evviva!).

 

The Manchurian Candidate (1962) - https://www.imdb.com/title/tt0056218/
The Ipcress File (1965) - https://www.imdb.com/title/tt0059319/
Jessica Jade Andres e Montgomery Markland in Malibu Road (2020).
Robert W. Evans e Lillian Solange Beaudoin in Malibu Road (2020).

Sesso droga rock'n'roll per forza sul lungomare di Los Angeles