Un delizioso successo

L’operetta Cin-ci-là al Cavallino

Merita delle repliche, ma tante, l’operetta Cin-ci-là messa in scena nel piccolo ma efficiente teatro comunale di Ca’ Savio — Cavallino — Treporti, una produzione del Coro Polifonico Ars Nova. Repliche ovunque. Occorre dire subito che conosciamo regista, maestro e quasi tutti gli attori, per cui questa è una recensione partigiana. Ma erano tutti concordi, dal ripetuto scroscio di applausi, che lo spettacolo è riuscito: divertente, spumeggiante, comico, pruriginoso e garbatissimo. Un delizioso successo.

CAVALLINO (l.c.) — Andata in scena per la prima volta quasi cento anni fa, nel lontanissimo 1925, l’operetta è frutto della collaborazione di un musicista e compositore di origini veneziane, Virgilio Ranzato, e del padre dell’operetta italiana: Carlo Lombardo dei Baroni di San Chirico, conosciuto anche con gli pseudonimi di Leon Bard o Leblanc, compositore, librettista ed editore. L’intreccio è formidabile e anche molto spinto, considerando gli anni in cui fu scritta e persino vedendola oggi, nel pieno del rigurgitante moralismo italico.

Federica Zagatti Wolf-Ferrari, che ha curato la regia e l’adattamento e ha inserito dei piacevolissimi aggiornamenti, ha sottolineato come lo spettacolo fosse pronto già due anni fa e fu bloccato dalle misure di contenimento contro la pandemia; ma che «ora più che mai è giusto riproporre un genere che ha seguito la storia della cultura europea proprio nei momenti più bui: prima durante e dopo le due guerre mondiali. Perché ora più che mai c’è bisogno di sorridere».

La trama, confusamente. Dalla culla internazionale del vizio della Bella Epoque, Parigi, giunge nell’esotico regno di Macao la più spregiudicata cortigiana divoratrice di uomini: Cin-Ci-Là (magistralmente interpretata da Arianna Remoli, che non sapevamo che cantasse così bene). Lì trova due ingenui sposini novelli totalmente sprovveduti: la principessa di Macao, Myosotis (una brillantemente ingenuissima Federica Gasparella) e il principe di Corea, Ciclamino (potentemente interpretato con efficace autoironia da Alessio Zanetti). Per volere del padre, il gaudente e impenitente mandarino Fon-Ki già allievo e amante di Cin-ci-là (l’irresistibile Luca Bagnoli), Myosotis è stata sagacemente istruita dall’abilissima governante Blum (l’inarrestabile Federica Zagatti Wolf-Ferrari) a una totale ignoranza dell’amore e del sesso. Mentre Ciclamino è ingenuo di suo, ma tanto.

Il guaio è che le nozze devono essere consumate ad ogni costo il più presto possibile. L’intera popolazione del regno è infatti sottoposta ad un implacabile lockdown totale fino al suonar del carillon che magicamente comunica l’avvenuto amplesso regale. Solo dopo si potrà festeggiare per otto interi giorni. Ma il regale amplesso degli sposini sembra non arrivare mai. E le misure di contenimento pesano tantissimo.

Dopo inutili tentativi, nella disperazione totale, ecco che appare deus ex machina assolutamente involontario l’innamorato cornutissimo di Cin-ci-là l’incredibile Petit-Gris (un titanico elegante Luca Costantini) che innesca una mirabolante reazione a catena di equivoci pericolossissimi che condurranno all’inevitabile lieto fine copulatorio. Evviva!

Bravi i musicisti, ma soprattutto (ovviamente) bravo il direttore dell’Orchestra Ars Nova, Marco Paladin, che tiene insieme tutto il frenetico tessuto musicale canoro. Indovinate le scenografie di Maria Cristina Cataldo (con Luisella Battagliarin e Maria Grazie Enzo). Hanno funzionato benissimo il coro e il gruppo dietro le quinte, contributi fondamentali per uno spettacolo complesso e molto ben riuscito.
 

Un momento di Cin-ci-là.
La locandina dello spettacolo.

Un delizioso successo