Possiamo resistere solo fino ad aprile

Lettera del Presidente dell’Ateneo Veneto

«Abbiamo imboccato la strada dell’innovazione, riformulando profondamente il linguaggio e i contenuti proposti dalla nostra Istituzione». Ma nonostante ciò, mentre altre «istituzioni culturali che hanno di fatto chiuso i battenti annullando ogni attività godono di significativi sostegni economici»; «noi, che tenacemente da oltre un anno cerchiamo di recare conforto alla solitudine dei veneziani, veniamo lasciati soli».

L'aula magna dell'Ateneo Veneto (fonte: ateneoveneto.org).

VENEZIA — Care amiche e cari amici, da lunghissimi mesi continuiamo a restare immersi in una situazione di sospensione da ogni socialità che penalizza pesantemente l’Ateneo Veneto e che pone interrogativi di non poco conto sul suo futuro.

Di fronte alla pandemia epocale che ha colpito il mondo intero a partire dal febbraio dell’anno scorso avevamo due scelte possibili: fermarci come istituzione e arrestare ogni attività in attesa che “passasse la nottata” o cercare di resistere e continuare a parlare alla comunità dei veneziani nei modi oggi possibili.

Abbiamo optato per la seconda, la più difficile, sospendendo a due riprese le attività pubbliche ma trasferendo il cuore delle nostre iniziative, corsi accademici, dibattiti, presentazioni e molto altro, sulla comunicazione online. Abbiamo quindi imboccato la strada dell’innovazione, riformulando profondamente il linguaggio e i contenuti proposti dalla nostra Istituzione.

Siamo felici di aver ricevuto un riscontro positivo, come dimostrano le centinaia di eventi trasmessi in questi mesi sul web e le migliaia di presenze registrate sul nostro canale YouTube. Mantenendo attivo il contatto con i tanti veneziani che ci seguono abbiamo cercato di fornir loro conforto in questi difficili frangenti.

Ma il protrarsi delle conseguenze della pandemia oltre ogni ragionevole previsione ci pone in una situazione insostenibile. Da oltre un anno l’Ateneo Veneto non ha incassato nulla dalla locazione delle proprie sale, unica fonte autonoma di sostentamento. E inoltre, dal momento che l’Ateneo non emette biglietti per le proprie attività — aperte e gratuite per tutti — non ha criteri contabili per dimostrare e quantificare le perdite subite ed è quindi escluso dai ristori previsti dal governo.

Assistiamo al paradosso che un nostro titolo di merito, ovvero la capacità di offrire al pubblico accesso libero e gratuito a tutti gli eventi culturali da noi organizzati, ci penalizza grandemente escludendoci dalla possibilità di ricevere gli eventuali ristori governativi. E questo mentre istituzioni culturali che hanno di fatto chiuso i battenti annullando ogni attività, godono di significativi sostegni economici, mentre noi, che tenacemente da oltre un anno cerchiamo di recare conforto alla solitudine dei veneziani, veniamo lasciati soli.

Il 2021 dunque si prospetta un anno difficilissimo e forse cruciale per la storia dell’Ateneo. Grazie ai costi di gestione e di personale molto ridotti e all’attenta amministrazione degli scorsi anni, possiamo resistere economicamente sino ad aprile/maggio, poi entriamo in una terra incognita aperta a tutte le opzioni, anche le più estreme.

A Voi che leggete queste note io chiedo di restare vicini all’Ateneo Veneto, di parlare con tutti gli interlocutori che ritenete utili, pubblici e privati, per garantire un futuro a questa Istituzione.

L’Ateneo è da sempre una voce libera e aperta a tutti ed interpreta con orgoglio la componente storicamente e culturalmente più profonda del tessuto sociale della nostra città. Anche questa volta, come nei momenti storici più difficili, non abbiamo disertato l’arena culturale della nostra comunità ma siamo rimasti al nostro posto, al fianco di tutti coloro che vivono e amano Venezia.

Non lasciateci soli.

Il Presidente dell’Ateneo Veneto
 

Possiamo resistere solo fino ad aprile