La macchina del tempo de I Antichi
In occasione della trentesima edizione del Festival Internazionale «Baffo — Zancopè» I Antichi mettono in rete, sul loro sito, il racconto della prima messa in opera della più longeva kermesse di poesia erotica, tratto dall’introduzione del libro (quasi introvabile) edito da Filippi nel 1993, a pochi mesi di distanza, e presentato al Teatro a l’Avogaria auspice il maestro Maurizio Scaparro.
VENEZIA — Un poeta mascherato, avanti negli anni, nero e rosso come il peccato, si aggira nell’oscurità di una sera di Carnevale, seminando poesie e strabiliando gli ignari — e soprattutto le ignare, scelte con cura — tra campo San Maurizio, calle del Doge e calle Zaguri. Chi sarà mai? Ma è Zorzi Alvise Baffo! (Interpretato da Roberto Bob R. White Bianchin).
Comincia così la prima storica edizione del Festival che vanta il maggior numero di imitazioni («tutte miseramente naufragate nell’oblio» come ci tiene tantissimo a sottolineare il Prior Grando de I Antichi, Luca Colo de Fero Colferai). Ora il racconto si può trovare, per filo e per segno, sul sito de I Antichi (a questo indirizzo, e anche sotto in calce a questo breve articolo).
«Ancora non riusciamo a crederci: essere riusciti a ripetere noi stessi per trent’anni è un traguardo addirittura incomprensibile — affermano all’unisono i due responsabili nonché direttori di questa rivista — possiamo orgogliosamente affermare, senza timore d’essere smentiti: in questi trent’anni tutto è cambiato! NOI NO!»