Trapezi cavalli e bici

tre purissimi ori

al Festival di Monte-Carlo

Vincono cinesi, messicani e cosacchi

Tre Clown d'Oro a Monte-Carlo per tre numeri fortissimi, di tre grandi troupes superiori alla media: i ventiquattro ciclisti acrobatici della Troupe Nazionale della Cina, i vorticosi cavalieri guerrieri del Turkmenistan, e i trapezisti messicani Flying Caballeros, considerati i migliori al mondo, capaci di inanellare salti mortali quadrupli con tre artisti diversi. Il Premio del Club italiano degli Amici del Circo al giocoliere ceko Zdenek Polach, il Premio Nando Orfei al forzuto mongolo Tulga.  

MONTE-CARLO - Arriva in buona salute a festeggiare il suo quarantasettesimo compleanno, grazie alle cure amorevoli e sapienti della Principessa Stéphanie (voto:9), il Festival del Circo di Monte-Carlo, il più importante al mondo a dispetto dei numerosi (e mai riusciti) tentativi di imitazione. Quest’anno poi, nell’edizione che ha segnato il ritorno delle grandi troupes, ne sono sfilate tre decisamente sopra la media sulla celebre pista di Fontvieille, alle quali sarebbe stato francamente impossibile non assegnare l’oro. Compitino facile facile dunque per la Giuria composta da un inglese, un cinese, un indiano, un australiano, una svizzera e una svedese.

A sorprendere maggiormente, per la capacità d’innovazione abbinata a un livello tecnico di eccellenza, i ventiquattro ciclisti della formidabile Troupe Nazionale Acrobatica della Cina (voto:8,5), una formazione abbonata all’oro (lo hanno vinto già tre volte nella storia del Festival), con un numero tutto nuovo di incredibili evoluzioni sulle due ruote, tra cui una spettacolare quarta colonna sulla bici in movimento e una serie di salti in sequenza eseguiti da un acrobata in corsa sulle schiene dei ciclisti anch’essi in corsa.

Di altissimo livello anche la troupe dei cavalieri Dijiguites del Turkmenistan (voto:8), capaci di spericolate manovre sui loro splendidi cavalli Akhal Teke dal mantello dorato, una razza rarissima dell’Asia Centrale, tra cui un pericoloso e inedito passaggio sotto la pancia di due cavalli affiancati in corsa. Meritatissimo anche il terzo Clown d’Oro alla troupe di trapezisti messicani Flying Caballeros (voto:8), considerata attualmente la migliore al mondo, capace di eseguire la bellezza di tre quadrupli salti mortali con tre artisti diversi, Ruben Junior, Anry e Gunther. Non a caso i Caballeros avevano trionfato lo scorso anno anche al Festival di Girona.       

Quattro i Clowns d’Argento: agli eleganti saltatori alla bascula “Scandinavian Boards” con un numero d’impianto molto moderno (7,5), al più classico equilibrio con gli ombrellini della troupe acrobatica di Zhejiang (7), ai clown cileni Pastelito (comicità vecchia e sgangherata, 5), e alla parata di animali esotici di Massimiliano Martini (6).

Più interessanti i Clown di Bronzo: al piccolo acrobata brasiliano ai tessuti Alan Silva (una rivelazione, 8), all’ottimo mano a mano dei fratelli colombiani Acero (7,5), ai dolcissimi cagnolini del tedesco Wolfgang Lauenburger (7), e al pretenzioso filo alto dei Triple Breath dell’Uzbekistan (6,5).

Il Premio del club italiano degli Amici del Circo è andato invece al talentuoso giocoliere ceko Zdenek Polach, mentre il Premio Nando Orfei è stato assegnato al forzuto mongolo Tulga capace di compiere esercizi di giocoleria con una trave infuocata da 50 chili e di sostenere sulle spalle il peso della trave e di due acrobate appese per un totale di 160 chili.

Molto validi anche i numeri presentati quest’anno nella sezione New Generation dedicata al giovani talenti: un buon segnale per il futuro del circo. La Giuria ha assegnato l’oro alla troupe mongola di acrobati sugli hoverboard di Bud Tumurbaatar (numero modernissimo, 8), l’argento agli spericolati pattinatori Balkanski (8), e all’acrobata alle cinghie Dmitro Onyshchenko di appena nove anni (7,5), il bronzo alla troupe di Erdene Nergui, anche questa dal circo di Mongolia, alla bascula.

Nell’insieme, un’edizione di buon livello, come quasi sempre, con alcune punte di assoluto rilievo, che non ha scontentato gli appassionati (anzi) né il folto pubblico (fin troppo generoso), e non ha innescato discussioni sui verdetti. Piuttosto, vuoi  per le polemiche sull’utilizzo degli animali, vuoi per la mancanza di domatori all’altezza (una razza, questa sì, in via di estinzione), è stata notata –da qualcuno con sollievo, da altri con dispiacere- la mancanza di un numero di gabbia. Mai accaduto in precedenza. Probabilmente è un segnale, più che un caso. E guarda caso anche gli elefanti sono scomparsi, tranne l’unico presente nella coreografia esotica. Vien da pensare che anche sulla prestigiosa pista di Fontvieille, dove sono passati tremila animali in mezzo secolo di Festival, tra cui 300 tigri, 250 elefanti e 240 leoni (fonte: Flavio Michi), rimarranno soltanto cavalli e cagnolini.     

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Trapezi cavalli e bici tre purissimi ori al Festival di Monte-Carlo