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La Biennale Arte 2024 e gli Eventi Paralleli

Andrea Peggioroni

Nella vasta rete di eventi culturali che rivitalizzano la città, La Biennale d’Arte di Venezia propone come di consueto una rosa di artisti che vengono selezionati da team di esperti dei vari stati partecipanti. Parallelamente si è affermato negli anni un circuito Fuori Biennale formato da stelle del panorama artistico mondiale sponsorizzati da fondazioni private e gallerie di grido.

VENEZIA — Come la Hauser & Wirth, che da sola quest’anno ha presentato, fra gli altri, personaggi del calibro di Berlinde De Bruyckere all’Abbazia di San Giorgio Maggiore, Pierre Huyghe alla Punta Della Dogana e Zeng Fanzhi alla Scuola Grande della Misericordia.

Spettacolari alcuni fuoriclasse come la pakistana Shahzia Sikander nel cinquecentesco Palazzo Van Axel, l’archeologia futuristica di Daniel Arsham alla Chiesa di Santa Caterina e non ultima l’inusuale partecipazione di Art Explorer, il lussuoso catamarano a vela di 47 metri, il più grande del mondo al suo debutto come primo museo navigante, salpato dai Giardini della Biennale dopo la settimana delle aperture per un giro che toccherà più di quindici porti mediterranei.

Il fasto dei vernissage esclusivi e delle location milionarie sembrerebbe però stridere un po’ con il messaggio scelto quest’anno per il circuito ufficiale di Foreigners Everywhere — Stanieri Ovunque, che rievoca la solitudine degli individui emarginati dalla società per le loro diversità. Molti degli artisti e curatori in campo hanno infatti scelto dei temi molto social come ad esempio la de-colonizzazione che vorrebbe emancipare molti popoli dalla condizione di stranieri nei loro stessi paesi natii.

Paradossalmente abbiamo voluto mettere in evidenza un curioso parallelo fra la colonizzazione artistica di Venezia da parte della Biennale e la decolonizzazione della città ad opera di un Fuori Biennale animato dalla partecipazione di molti artisti indipendenti.

Foreigners in their homeland recita un cartellone che appare all’ingresso di Palazzo Mora, una delle sedi dell’European Cultural Center, un’organizzazione no-profit che si propone come capofila rappresentante di una variegata selezione di artisti indipendenti, fra i quali sono inclusi nel caso specifico anche alcuni artisti palestinesi. Nato nel 2002 dalla mente dell’artista visionario René Rietmeyer, con Palazzo Bembo e i Giardini della Marinaressa, l’ECC. ha raggiunto da solo nella scorsa edizione il lusinghiero traguardo dei 600.000 visitatori, e quest’anno ospita per l’edizione 2024 più di duecento artisti provenienti da oltre cinquanta paesi diversi.

Olandese, nato nel 1957 a s’Hertoghenbosch (paese natale di quel Hieronymus Van Aken meglio conosciuto come Hieronymus Bosch, un segno?) Rietmeyer dichiara “Oggi il significato espresso nell’arte contemporanea non è più un ulteriore sviluppo delle capacità intellettuali dell’umanità, l’arte piace sempre più al gusto delle masse. Il marketing decide sempre più la direzione, dirigendo ciò che dovremmo apprezzare. Il denaro sembra sempre più corromperci” e in questo spirito ha dato vita a Personal Structures – Beyond Boundaries, una Biennale nella Biennale che sorprende per il colore e la magia che si respira nei suoi venues.

Per concludere non possiamo non citare un’altra categoria, quella degli artisti in mostra nei Musei Civici. Venezia ne conta ben undici, compreso quello del vetro di Murano. Una piccola città con una ristretta comunità votata ora a diventare la capitale dell’arte contemporanea a livello mondiale, alle prese con un mercato come quello dell’arte che di solito non gradisce la pubblicità se non quella delle riviste specializzate.

Una bella sfida per tutti, così è sceso in campo anche l’architetto Luca Bombassei, un cognome ben conosciuto in laguna, presidente della Venice International Foundation creata nel 1996 da Franca Coin per supportare i musei civici veneziani, propone al Museo Correr un’interessante iterazione fra l’antico e il moderno con la mostra I Musei Delle Lacrime di Francesco Vezzoli, «il contemporaneo come salvaguardia dell’antico» lo ha definito Bombassei, anche se l’affermato artista bresciano, con i ritratti dei grandi classici rivisitati con lacrime ricamate a piccolo punto, crea ancora un po’ di perplessità fra il pubblico di turisti, gli abituali visitatori del Correr. 

A Palazzo Grimani è in mostra Rick Lowe, anche lui artista rappresentato dalla Gagosian Gallery espone il suo The arc within the arc, una teoria di grandi tele ispirate dalle stesse architetture del palazzo e della città che lo ospita, mentre per finire segnaliamo alle Gallerie dell’Accademia la mostra commissionata dalla berlinese Las Art Foundation della performer francese Josèfa Ntjam, un’installazione che potremmo definire fantascientifica, di grande impatto, con sculture e un led wall dove vengono proiettate immagini 3D che sfruttano l’intelligenza artificiale per il suo Swell of Spaec(i)es all’interno dell’avveniristica struttura disegnata da Giulia Foscari.

Insomma, possiamo tranquillamente affermare che chi vuole approfittare della vetrina offerta dalla Serenissima Biennale di quest’anno non resterà certamente deluso, e il tutto si protrarrà fino alla fine di novembre sovrapponendosi e intersecandosi con i prossimi grandi avvenimenti culturali previsti. Buon divertimento.

 

 

Maggio 2024
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