Avanti, miei Tigrotti!

Un capolavoro splendidamente analogico

Il pirata malese Sandokan, conosciuto come la Tigre della Malesia (Kabir Bedi), mentre guida la ribellione contro la tirannia del Raja Bianco James Brooke (Adolfo Celi), si innamora della nobildonna anglo-italiana Lady Marianna Guillonk, tanto bella da essere soprannominata la Perla di Labuan.

La leggendaria bandiera di Mompracem.

Lo sceneggiato Sandokan del 1976 è più di una semplice trasposizione cinematografica dell’epopea indo-malese di Emilio Salgari. Assieme all’Odissea di Franco Rossi, è la seconda grande produzione Rai, che segnò definitivamente la storia delle serie TV. Prima di analizzare il capolavoro di Sergio Solima però bisogna analizzare almeno un poco i retroscena dello storico sceneggiato per apprezzarlo a pieno. A metà degli anni Settanta gli effetti speciali non erano avanzati come lo sono oggi e tutte le ambientazioni: isole, navi pirata, città e villaggi; e le azioni: belve feroci e scontri all’arma bianca presenti nei sei episodi non sono frutto di uno scrupoloso lavoro di grafica al computer, ma è tutto vero e splendidamente analogico. Solima accettò di girare Sandokan a patto che tutto fosse il più realistico possibile.

Un altro aspetto interessante dello sceneggiato è la sua teatralità piuttosto evidente in gran parte dovuta alla presenza di attori di teatro di prim’ordine come, l’allora, giovane Andrea Giordana e il mitico Adolfo Celi. O di un titano del cinema europeo come Philippe Leroy (Yanez De Gomera). Nonostante ciò, coloro che interpretano i pirati malesi sono stati scoperti (letteralmente) per la strada. Persino Kabir Bedi, che sostituì Toshiro Mifune nel ruolo di Sandokan, all’epoca aveva partecipato a pochissime produzioni bollywoodiane; e Kumar Ganesh, che interpreta il misterioso Tremal-Naik, lavorava come cameriere in un hotel indiano. Ciò non mina assolutamente la recitazione generale ma anzi rende il tutto più genuino.

Oltre al realismo e alla splendida recitazione un altro dei motivi per cui lo sceneggiato di Sandokan è così apprezzato è la colonna sonora e le leggendarie sigle degli Oliver Onions. Il suono di quel sitar e il nome del protagonista urlato per quell’immortale minuto e mezzo della sigla d’apertura sono stati l’inno nazionale di molte generazioni che sono cresciute guardando alla tv le gesta della Tigre della Malesia.

L’ultimo dettaglio su cui soffermarsi è il dialogo tra Sandokan e James Brooke nel quinto episodio. Il pirata è finalmente riuscito a catturare il suo acerrimo nemico e con i suoi tigrotti procede a giudicarlo. Allora il Raja Bianco, che ha già un piano per uscire vivo da quella situazione, cerca di far comprendere a Sandokan che l’odio che lega loro due è un rapporto che col tempo è diventato quasi necessario, se uno dovesse morire l’altro perderebbe una parte di sé. La Tigre smentisce in modo secco e diretto ciò che il suo nemico gli ha detto, quasi avesse compreso la veridicità del suo discorso e volesse a tutti i costi scacciare quel pensiero.

Sandokan è molto più di un’opera cinematografica magistralmente diretta ispirata dagli epici racconti di Emilio Salgari, è un simbolo. È un simbolo di libertà per intere generazioni in tutto il mondo ed è un simbolo di una televisione italiana che in un lontano passato osava produrre programmi di qualità che istruivano milioni di spettatori.

Curiosità:
La produzione dello sceneggiato di Sandokan è stata una delle più travagliate della storia della Rai. Il progetto era nato all’inizio degli anni Settanta ma dopo alcuni anni incerti e turbolenti lo sceneggiato conobbe la luce nel 1976. Molti problemi erano dovuti al casting e alle location (non molto chiare dai romanzi di Salgari). L’attore che avrebbe dovuto impersonare Sandokan avrebbe dovuto essere Toshiro Mifune, celebre soprattutto per la sua presenza nei film di Akira Kurosawa, ma non fu convinto del progetto poiché veniva continuamente abbandonato e ripreso. Allora, come un fulmine a ciel sereno, arrivò a Roma per il provino di Tremal-Naik (nemmeno per il protagonista) il misconosciuto Kabir Bedi. Dato il suo fisico robusto fu più adatto nel ruolo del protagonista ma dovette comunque eseguire un rigido allenamento per raggiungere la forma fisica richiesta e persino imparare a nuotare. Anche se l’attore prese parte a moltissimi film (principalmente prodotti da Bollywood) fu il Sandokan di Solima che lo rese celebre in tutto il mondo. Il successo di Sandokan fu così clamoroso che attualmente sta venendo girato un remake dello sceneggiato con Can Yaman nei panni della Tigre (speriamo bene).

La frase: Nella notte calda si alzerà… Sandokan! Sandokan!

Sandokan
Anno: 1976
Genere: Avventura
Durata: 360 minuti (in totale)
Regia: Sergio Solima
Cast: Kabir Bedi, Philippe Leroy, Adolfo Celi, Andrea Giordana

Avanti, miei Tigrotti