Non per soli uomini

Sei donne della filosofia antica

Quando evochiamo nella memoria i filosofi antichi, l’immagine che viene in mente potrebbe facilmente essere un Socrate calvo che discute con bellissimi giovani uomini al sole; o uno studioso Aristotele che tiene una conferenza tra freddamente simmetriche colonne di marmo.

Michel Corneille il Giovane (1642–1708), Aspasia tra i filosofi (particolare, 1670, olio su tela, 200x100 cm; Palazzo di Versailles; fonte: commons.wikimedia.org).

Ma che dire di Aspasia, l’amante straniera del più importante politico di Atene che diede consigli sia politici che erotici? O Sosipatra, mistica, madre e neoplatonica che era un’insegnante più popolare di suo marito, Eustazio?

Anche le donne hanno plasmato lo sviluppo della filosofia. Sebbene i loro scritti, in generale, non sopravvivono, il loro insegnamento verbale ha avuto un impatto significativo sui loro contemporanei e le loro voci echeggiano attraverso i secoli.

Più di due millenni dopo, le donne intelligenti ed eloquentemente comunicative lottano ancora per far sentire la propria voce. Quindi ecco sei donne antiche, tutte filosofe, che dovremmo conoscere e ricordare.

1. Aspasia di Mileto

Aspasia di Mileto (più attiva intorno al 400 a.C.) era la donna più famosa nell’Atene classica — o dovremmo dire famigerata? Sebbene fosse straniera, divenne l’amante di Pericle, il capo di Atene all’inizio della guerra del Peloponneso.

Non solo è ricordata per la sua bellezza avvenente, ma anche per la sua mente accattivante. Lo stesso Socrate chiamava Aspasia la sua insegnante e racconta di aver imparato da lei come costruire discorsi persuasivi. Dopotutto, ci dice, era lei a scriverli per Pericle.

Aspasia ha un ruolo importante in almeno tre dialoghi filosofici scritti da studenti di Socrate: il Menesseno di Platone e i dialoghi frammentari dell’Aspasia di Eschine e Antistene.

2. Clea

Clea (più attiva intorno al 100 d.C.) era sacerdotessa (Pizia) a Delfi, un ruolo politico e intellettuale molto stimato nel mondo antico. I praticanti religiosi del santuario da cui il dio Apollo svelava il futuro ricevevano frequenti richieste da re e capi del mondo antico per consigli divini su questioni politiche. Clea non solo era parte fondamentale di questo sistema politico-religioso, ma credeva nell’importanza primaria della filosofia.

Ebbe molte opportunità per conversazioni filosofiche approfondite con Plutarco, l’intellettuale più famoso del suo tempo. Plutarco ci dice nelle prefazioni a Sul coraggio delle donne e Su Iside e Osiride come queste conversazioni rinvigorenti sulla morte, la virtù e la storia religiosa abbiano ispirato il suo lavoro.

3. Thecla

Quando appare per la prima volta sulla scena negli Atti di Paolo e Tecla, Tecla (attiva intorno al I secolo d.C.) conduceva una normale vita borghese, sequestrata in casa e in procinto di fare un matrimonio vantaggioso (per la famiglia). Ma sporgendosi dal suo balcone, sentì la predicazione di Paolo e decise subito di intraprendere una strada radicalmente diversa.

Segue Paolo nei suoi viaggi, resiste a una serie di pesanti avance amorose (tentativi di stupro, diremmo oggi) e sopravvive quando viene lanciata nell’arena ai leoni e alle foche carnivore. Infine, venne confermata come insegnante a pieno titolo e iniziò un’illustre carriera. Sebbene sia stato ipotizzato che Thecla, ora santa per cattolici e ortodossi, non sia mai esistita veramente, la sua leggenda ha ispirato molte donne a perseguire una vita di filosofia.

Circa duecentocinquanta anni dopo, Metodio di Olimpo (santo, profeta e martire) scrisse un dialogo filosofico pieno di donne (Symposium), con Tecla come protagonista, e Macrina (vedi sotto) ricevette come soprannome affettivo il nome di Tecla, ispirato dalla sua missione filosofica e religiosa.

4. Sosipatra

Sosipatra (attiva intorno al IV secolo d.C.) ha vissuto il sogno di molte donne prima, e dopo, di lei: ha avuto una carriera di insegnante di successo e allo stesso tempo una vita familiare ricca e piena. Dopo un’educazione al misticismo da parte di saggi Caldei nella fattoria paterna, Sosipatra divenne un’insegnante rispettata della tradizione neoplatonica, interpretando testi difficili e mediando la conoscenza divina.

Era circondata da esperti maschi, uno dei quali era suo marito Eustazio di Cappadocia. Ma secondo la biografia di Eunapio nelle sue Vite dei filosofi, la sua fama era più grande di qualsiasi altro, e gli studenti preferivano di gran lunga il suo insegnamento ispiratore.

5. Macrina la Giovane

Macrina (circa 330-379 d.C.) era la primogenita di dieci figli in una vasta e influente famiglia cristiana ben istruita in Cappadocia.

Tenne unita e governò la famiglia con la sua intelligenza acuta, l’anima devota e la forte volontà, trasformando infine la sua tenuta ancestrale in una comunità di successo di asceti maschi e femmine.

Suo fratello, Gregorio di Nissa, ha commemorato la sua saggezza sia in una biografia Vita di Macrina sia in un dialogo filosofico sull’anima e la risurrezione.

Quest’ultimo ha raffigurato una conversazione sulla morte tra i fratelli mentre Macrina giace morente, in cui ella mostra un’ampia conoscenza in filosofia, scritture e scienze fisiche.

6. Ipazia di Alessandria

Famosa soprattutto per la sua drammatica morte per mano di una folla cristiana, Ipazia (circa 355–415 d.C.) era un’insegnante neoplatonica ammirata per le sue opere matematiche e astronomiche.

Uno dei suoi studenti di successo, il vescovo cristiano Sinesio, le scrisse lettere entusiastiche, scambiando informazioni non solo sulla filosofia, ma anche su oscuri strumenti matematici.

Curò e pubblicò il commentario astronomico di suo padre Theon, il filosofo d’Alessandria, che la cita all’inizio dell’opera: «controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia».

Dal passato al presente

Ricordare la saggezza delle donne antiche espande la nostra visione della storia, e ci ricorda quanto ancora conti il genere sessuale nel pensiero complesso moderno.

Ciò è particolarmente vero nel campo della filosofia, che costantemente è considerato uno dei più squilibrati nelle discipline umanistiche nelle università moderne.

Il mondo antico trovò spazio per includere le voci delle donne nella filosofia: anche noi dobbiamo farlo.

L’autore: Dawn LaValle Norman — Research Fellow, Institute for Religion and Critical Inquiry, Australian Catholic University

 

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